CULTURA D'ITALIA, LETTERA APERTA AL MINISTRO SANGIULIANO

Un ministero importante come quello della Cultura deve abbracciare, d'accordo con l'”Istruzione” di Valditara, tutte le discipline formative e artistiche - Musica classica e Lirica in piena sofferenza – Urge Controriforma dei conservatori: ore di studio e diploma – Istituire nelle università le facoltà di Musica con regolare laurea e dottorati – Gli attuali effetti deleteri: nella Tv di Stato e nelle private, dilagano artisti del bel tempo che fu

di Armando Caruso

Signor Ministro, a Lei è toccato il ministero più delicato e importante che il Governo Meloni potesse offrirLe. Per due ragioni fondamentali. La prima: Lei è un uomo colto, amante della storia che accompagna il nostro Paese per un lungo periodo, fino agli oltre trent’anni, dai ’90 ai nostri giorni. La cultura in questo nefasto periodo è stata messa…a terra (parafrasando un modo di dire ormai insopportabile), che Lei dovrà adesso risollevare; la seconda ragione: il Governo si è convinto che la Cultura sia soltanto espressione di antichità, archeologica, musei di grandissimo interesse storico, importantissimi dal punto di vista culturale, ma che finora, dal punto di vista economico per la nostra endemica incapacità burocratico amministrativa non hanno fruttato, né prodotto neppure la centesima parte degli incassi dei musei vaticani, dei musei francesi, inglesi, e via dicendo.
OsservandoLa sovente in televisione, ci sorge il dubbio, Signor Ministro, che il suo viscerale amore per le nobilissime pietre dell’antica Grecia e dell’antica Roma, le impediscano di accostarsi con altrettanto amore al teatro, alla musica colta, al canto lirico, alla recitazione, alla danza, alla drammaturgia al grande jazz, al blues, che ispirano altrettanto amore, poesia: sentimenti che, di giorno in giorno, ci sfuggono, diventano incontrollabili, lasciando praterie televisive di musica pop priva di ogni armonia, di uno straccio di melodie, vale a dire: niente a che vedere con la bellezza dell’arte.

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ZELENSKY: “RESISTENZA DELLA DIGNITA”. L'UCRAINA RIVENDICA LA PACE

Non era mai avvenuto dalla Seconda Guerra Mondiale che tanti interessi diplomatici ed economici si intrecciassero per mettere fine all'aggressione della Russia – Il ruolo mediatico dell'Italia - “Porta a Porta”, una finestra su Roma a beneficio del leader di Kiev – In “guerra” anche le due religioni ortodosse, russa e ucraina – Papa Francesco, grande pacificatore, metterà fine all'aggressione?

di Gianni Maria Stornello

Zelensky, “leone d’Ucraina”, scuote le catene della diplomazia occidentale. In un battibaleno (ma la segretezza era palpabile) intreccia una serie di relazioni internazionali senza precedenti. Non era capitato dagli ultimi storici incontri della seconda guerra mondiale. Chiede di parlare con Papa Francesco a tu per tu all’insaputa della Premier Giorgia Meloni; trova lo spirito di scherzare sull’interruzione della traduzione ucraina con Francesco (“Sono i russi”); dice sostanzialmente al Papa che la Pace si conquista soltanto con la vittoria delle armi (momenti di disagio, di fronte alla saggezza del Pontefice); salta da un elicottero all’altro con la velocità di Bathman, arriva a Ciampino con l’aereo della Repubblica Italiana (meglio essere prudenti, non si sa mai!), è ricevuto dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che gli assicura “l’Italia è con l’Ucraina”; partecipa ad una mega conferenza stampa, in cui erano presenti illustri giornalisti di centrodestra e di centrosinistra, patrocinata da Bruno Vespa, che conduce con autorevolezza (sono momenti di gloria giornalistica); porge domande in diretta (entusiasmante), ipotizza risposte. Vespa spalanca una meravigliosa finestra sulla Roma di “Porta a Porta”, affinché Zelensky possa goderne.
Anche la scenografia della Rai non ha precedenti. Zelensky è visibilmente soddisfatto, fors’anche commosso per tanta accoglienza, ma non ha tempo da perdere: incassa il sostegno incondizionato della Meloni; vola da Olaf Scholz a Berlin. Qui, il consenso è più sobrio ma altrettanto sostanzioso (“Insieme vinceremo”); vede Macron che ribadisce l’amicizia tra Francia e l’Ucraina; incontra Ursula von Der Leyen che gli assicura tempi più brevi per l’ingresso nell’Unione Europea e con esso la sicurezza che Putin non potrà più attaccare. Infine, non si lascia sfuggire il premier indiano della Gran Bretagna, Rishi Sunak, nella sua residenza privata, fuori dagli occhi indiscreti dei londinesi. La segretezza in questo caso è ancora maggiore. Londra e Washington sono un asse di ferro; “che non sfugga una parola”, gli avranno raccomandato.
“Giro dell’Europa in 48 ore”. E’ il nuovo record di Zelensky, l’uomo, l’attore che si batte contro le “s-ragioni” dell’Imperialismo russo.
Ma cosa accade nella realtà raccontata dai media di tutto il mondo? “L’arte della diplomazia” pur se sostenuta dalle armi dell’Occidente e dell’Europa, sembra – lo diciamo sommessamente – deprimere gli ardori guerrafondai di Putin. Ma è tutto verosimile? Parrebbe di sì.

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CULTURAeditoriale
24/05/2023

CULTURA D’ITALIA, LETTERA APERTA AL MINISTRO SANGIULIANO

Un ministero importante come quello della Cultura deve abbracciare, d'accordo con l'”Istruzione” di Valditara, tutte le discipline formative e artistiche - Musica classica e Lirica in piena sofferenza – Urge Controriforma dei conservatori: ore di studio e diploma – Istituire nelle università le facoltà di Musica con regolare laurea e dottorati – Gli attuali effetti deleteri: nella Tv di Stato…

ZELENSKY AL G7 DI HIROSHIMA: "LA PACE E' PIU' VICINA"

Dal consesso internazionale giapponese molte le speranze per il “cessate il fuoco”, ma non poche le perplessità – Il ricordo del tragico bombardamento atomico anche su Nagasaki

Maggio 2023, Hiroshima (Giappone). Una data, un nome, una data, una lapide, che resterà scolpita nella Storia, nella mente di coloro che hanno sufficiente memoria per ricordare le tragedie della Seconda guerra mondiale, e mai avrebbero pensato che una grande nazione come la Russia, la cui cultura affonda nei secoli, si sarebbe scagliata contro i fratelli Ucraini. Le tragedie non si dimenticano. Non le dimenticano soprattutto coloro che le hanno subite. L’ultima dopo 70 anni, è avvenuta in Europa, nel silenzio tombale del mondo politico internazionale con l’annessione della Crimea e del Donbass alla Russia e si è ancor più scatenata con l’invasione del 24 febbraio 2022, come un serpente velenoso avesse voluto ricordarci che da un momento all’altra si sarebbe potuto scatenare un’altra orribile miseria umana, come era avvenuto il 6 e 9 agosto del 1945 a Hiroshima e Nagasaki.
Lo spettro delle armi nucleari, cariche di uranio-235 e plutonio-239 che esplosero in quei terribili giorni della tragica ritorsione atomica agli attacchi nipponici della base navale americana di Pearl Harbor, sembrava volesse improvvisamente riapparire per funestare i giorni dei fratelli russi e ucraini. E la paura s’era impadronita di tutti noi.

TNW

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NATALITA', LO STATO NON E' ELEMOSINIERE. SUGLI SGRAVI FISCALI UN PESANTE SILENZIO

La proposta Giorgetti incompatibile con la Costituzione e con ogni principio economico – Sarebbe più opportuna una riforma fiscale – Le cause sociali che determinano la denatalità crescente - Del “baby bust”, scelta deliberata dell'Occidente, ora se ne piangono le conseguenze

di Ciro Santoriello

Sulla proposta del Ministro dell’economia, on. Giorgetti, di riconoscere un significativo sgravio fiscale alle famiglie con figli, dopo un acceso dibattito, è sceso un silenzio pressoché completo. Questa circostanza non sorprende: le genericità della proposta – quanto detassare, come detassare, come evitare che la detassazione vada a premiare famiglie che non versano in difficoltà economica, dove trovare le coperture economiche necessarie, ecc. – da un lato rendeva difficile intraprendere riflessioni di carattere concreto e che portassero all’individuazione di soluzioni realmente implementabili, dall’altro tale genericità era sintomo della natura meramente propagandista della proposta, che pure intende intervenire e rimediare a quello che è senz’altro un profilo problematico presente nel nostro paese (la cd. devastazione demografica) che richiede interventi significativi.
Proprio in ragione di quest’ultima considerazione – la crisi di natalità (specialmente) del nostro paese è innegabile e quali sono le criticità ed i problemi che possono derivarne è fin troppo evidente per soffermarsi sugli stessi –, pare opportuno ritornare sull’argomento, cercando di condurre la riflessione sulla base di riflessioni di carattere economico, ma non solo.

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LA “RIFORMA CIVILE” SECONDO LA CARTABIA. MOLTE INCERTEZZE SULLA TUTELA DEI DIRITTI

“La legge 26 del 2021 delega al Governo la soluzione delle controversie personali, amministrative e delle famiglie” - Le conseguenze sul lavoro - “I principi generali del processo” - Un provvedimento che accresce le criticità del sistema giudiziario

di Massimo Demaria

La “Riforma Cartabia” del processo comprende due distinti decreti legislativi, uno in materia penale (decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150: “Attuazione della legge 27 settembre 2021, n. 134, recante delega al Governo per l’efficienza del processo penale, nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari”) ed uno in materia civile (decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 149: “Attuazione della legge 26 novembre 2021, n. 206, recante delega al Governo per l’efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie e misure urgenti di razionalizzazione dei procedimenti in materia di diritti delle persone e delle famiglie nonché in materia di esecuzione forzata”).
Il codice di procedura penale (risalente, nella sua prima formulazione, al 1988) ed il codice di procedura civile (risalente addirittura al 1940) hanno subito negli anni numerosi interventi di modifica, nel tentativo, più o meno riuscito, di rimediare alla cronica lentezza – e conseguente inadeguatezza – del processo. La Riforma Cartabia è solo l’ultimo di questi, anche se costituisce una revisione organica e piuttosto radicale della giurisdizione.

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EUROPEAN LAW MOOT COURT COMPETITION: IL DIRITTO UNI.TO TRIONFA A LUSSEMBURGO

Il confronto giudiziario 2023 davanti alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea - Significativo riconoscimento ai docenti e agli studenti di giurisprudenza dell'Università di Torino – Oltre 70 gli atenei partecipanti per i 25 anni del consesso di studi internazionali

di Alberto Oddenino

La notizia è di quelle che nel giornale universitario occuperebbero a pieno titolo la prima pagina. L’Università di Torino ha vinto la European Law Moot Court Competition 2023, la massima competizione mondiale in tema di diritto della Unione europea. Una simulazione accurata di un procedimento giudiziario (in inglese, “moot court”) in cui le università partecipanti, oltre settanta quest’anno, formano una squadra che è chiamata a prendere le difese, a turno, di entrambe le parti in causa, cimentandosi con temi di attualità per il diritto della UE.
La competizione dura diversi mesi di dura preparazione, articolata in fase scritta e orale. Se, come è successo alla squadra di Torino, si prevale nella finale regionale, si giunge alla fase conclusiva, che si svolge a Lussemburgo davanti alla vera Corte di giustizia dell’Unione europea. Un collegamento fra simulato e reale che conferisce alla competizione un sapore unico e una emozione difficile da dimenticare. Per questo il valore di questo traguardo non può essere sottostimato, specie considerando che tutta la manifestazione è stata condotta in inglese e francese, che non sono le lingue madri dei nostri studenti.

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SI AGGRAVA IL DISAGIO NELLA SCUOLA. GLI STUDENTI GRIDANO LA LORO SFIDUCIA

Al “Berchet”, dall'inizio dell'anno 56 studenti hanno lasciato l'istituto e la fuga è destinata ad aumentare - “Non vogliamo studiare meno, ma studiare bene” - La ribellione da Nord a Sud – L'unica forma di ribellione è l'occupazione – L'indagine europea: gli studenti italiani i piu' stressati

di Antonella Formisano

Mancano poche settimane alla fine di questo anno scolastico e l’immagine della scuola italiana che viene fuori dai ragazzi delle Superiori è purtroppo sconsolante e pessimista.
Gli ultimi a gridare il proprio disagio, anche a nome di chi non ha espresso il proprio malessere, sono gli studenti del Liceo Berchet di Milano, che hanno inviato al Corriere della Sera una lettera aperta “per solidarietà verso tutti quei ragazzi di altre scuole che sentono di essere in difficoltà”.
Dall’inizio dell’anno nel solo Liceo Berchet sono cinquantasei gli alunni che hanno deciso di lasciare l’istituto, perché sottoposti ad uno stress eccessivo, emotivamente e psicologicamente difficile da gestire. Come hanno sottolineato i rappresentanti nel loro manifesto, la fuga dal Liceo non è conseguenza di mancanza di impegno e studio, ma sintomo di un profondo disagio e, contemporaneamente, ricerca di attenzione per dar voce alla fragilità che “può caratterizzare un percorso di studio o un tratto di esso, come un ordinario passaggio di vita”.
Gli studenti ribadiscono: “non vogliamo studiare meno, ma vogliamo studiare meglio, in un ambiente sereno e fertile, in cui lo studente non si senta alienato, ma riconosciuto nelle proprie specificità. Abbiamo ragione di credere che il nostro disagio non sia una condizione isolata. Questa lettera vuole essere un messaggio di solidarietà verso tutti quei ragazzi di altre scuole che si sentono in difficoltà”.

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SULL'ALTARE DELLA STORIA DELL'UE C'E IL PADRE NOBILE ALTIERO SPINELLI

Molti giovani si chiederanno: chi era Spinelli, chi erano Ernesto Rossi, Eugenio Colorni? - Erano gli autori del Manifesto di Ventotene (1941) che promuoveva l'Unione Europea – Come costruire l'identità federalista – L'Orgoglio di Torino

di Francesca Germano

La giovane Europa: l’importanza di pensarsi cittadini dell’Unione, nell’eredità di Altiero Spinelli. Molte scuole portano il nome di una persona che ha lasciato il proprio segno nella storia. Figure di spicco, menti rivoluzionarie che hanno marcato punti di svolta. E, proprio per la loro importanza, si presuppone che le nuove generazioni conoscano questi nomi; che al sentir citare un istituto consacrato ad Altiero Spinelli nella città di Torino, persone nate e cresciute nell’Europa unita richiamino alla mente il passato della sua fondazione.
Se non le sue madri – perché la storia talvolta è ingrata e si dimentica del contributo delle donne -, che almeno siano conosciuti i suoi padri e il Manifesto di Ventotene. Ma poi, in un giorno al di fuori delle cinta scolastiche, Spinelli, Colorni, Rossi e gli altri verranno orgogliosamente citati in infervorate conversazioni sul futuro dell’Unione tra giovani cittadini, e fra i tanti assensi vi saranno anche sguardi confusi, voci che domanderanno: “Chi erano?”. E, per la prima volta, si verrà colpiti da una realtà forse ignota e difficile da accettare: quella che probabilmente, in altri contesti d’istruzione, Spinelli non sia né un nome né un volto, e l’idea di cittadinanza europea non passi tanto dall’ambiente scolastico, quanto dall’interesse del singolo studente al di fuori dell’apprendimento.
Come costruire, allora, un’identità europea? Inizia tutto da un passo semplice: le lingue. Il potere del dialogo, del confronto tra culture che non siano quella nella quale siamo nati. Vi sono ricerche che dimostrano come lo studio delle lingue straniere stimoli la mente e la apra a pensieri innovativi.

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DIMINUISCONO I REATI PIU' EFFERATI. L'ITALIA E' UNO DEI PAESI PIU' SICURI

“Criminalità tra realtà e percezione: tranquillizzante il report di Eurispes e Direzione Centrale Polizia Criminale - preoccupano i furti telematici, le truffe, scippi e borseggi e le minacce tra le mura domestiche

di Stefano Delfini

Il 5 maggio è stato presentato a Roma il rapporto “La criminalità tra realtà e percezione” realizzato dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza, Direzione Centrale della Polizia Criminale – Servizio Analisi Criminale e da Eurispes.
Si tratta di uno studio che pone a confronto i dati della delittuosità riferiti agli ultimi tre anni e la percezione della sicurezza rilevata in un campione rappresentativo. Con riguardo agli indici di criminalità, nel 2022 (dati ancora operativi) non sono stati superati i livelli registrati per l’anno 2019, ovvero l’ultimo anno non interessato dalla pandemia.
La percezione della sicurezza è spesso influenzata dal modo in cui, il più delle volte, viene evidenziato con particolare enfasi, il tema della criminalità. Tuttavia, negli ultimi anni i cittadini italiani percepiscono le città in cui vivono come più sicure rispetto al passato. L’indagine demoscopica, infatti, ha evidenziato un decremento dei cittadini che valutano poco sicura la città/località in cui vivono (-11,9%), in favore di quanti la giudicano abbastanza sicura (+12,6%) e aumentano seppur di poco anche gli intervistati che rispondono di vivere in un luogo molto sicuro (+1,4%).

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IMPERFEZIONI FISICHE? NON SIATE VITTIME DEL “SELFIE SYNDROME”

Le ricerche di tre studentesse dell'Università di Torino, mettono sotto accusa l'esasperazione di chi ricorre alla chirurgia estetica nel tentativo di migliorare gli effetti dei filtri degli smartphone – La recente controtendenza delle influenzer, grandi star per tornare alla normalità

di Giorgia Trevisan, Maria Laura Turolla, Anna Beatrice Turolla

Fin dai primi anni dalla nascita della televisione, le pubblicità erano caratterizzate dalla stereotipizzazione delle figure maschili e femminili. Nel corso del tempo la figura della donna nonostante abbia avuto una certa evoluzione nella sua rappresentazione nelle pubblicità televisive, ha sempre avuto un ruolo di sottomissione nei confronti dell’uomo.
Inizialmente rivestiva ruoli della mamma o della casalinga borghese venendo associata a prodotti per la casa e a pubblicità di cibo. Ma essendo una società ancora fortemente maschilista non mancavano certo pubblicità sessiste, dove le protagoniste degli spot erano infatti donne particolarmente sensuali e tentatrici, con sguardi ammiccanti e posizioni sensuali.
Sarà solo negli anni ’80 che la donna comincerà a godere di una prima indipendenza nel ruolo che deve rivestire all’interno delle pubblicità.

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