di Armando Caruso
Signor Ministro, a Lei è toccato il ministero più delicato e importante che il Governo Meloni potesse offrirLe. Per due ragioni fondamentali. La prima: Lei è un uomo colto, amante della storia che accompagna il nostro Paese per un lungo periodo, fino agli oltre trent’anni, dai ’90 ai nostri giorni. La cultura in questo nefasto periodo è stata messa…a terra (parafrasando un modo di dire ormai insopportabile), che Lei dovrà adesso risollevare; la seconda ragione: il Governo si è convinto che la Cultura sia soltanto espressione di antichità, archeologica, musei di grandissimo interesse storico, importantissimi dal punto di vista culturale, ma che finora, dal punto di vista economico per la nostra endemica incapacità burocratico amministrativa non hanno fruttato, né prodotto neppure la centesima parte degli incassi dei musei vaticani, dei musei francesi, inglesi, e via dicendo.
OsservandoLa sovente in televisione, ci sorge il dubbio, Signor Ministro, che il suo viscerale amore per le nobilissime pietre dell’antica Grecia e dell’antica Roma, le impediscano di accostarsi con altrettanto amore al teatro, alla musica colta, al canto lirico, alla recitazione, alla danza, alla drammaturgia al grande jazz, al blues, che ispirano altrettanto amore, poesia: sentimenti che, di giorno in giorno, ci sfuggono, diventano incontrollabili, lasciando praterie televisive di musica pop priva di ogni armonia, di uno straccio di melodie, vale a dire: niente a che vedere con la bellezza dell’arte.