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78°ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE TORINO HA ONORATO LA RESISTENZA

By 24/04/2023Aprile 26th, 2023No Comments

Il 25 aprile il Capo dello Stato Sergio Mattarella a Roma e poi a Cuneo, Borgo San Dalmazzo e Boves, ha reso omaggio al sacrificio degli italiani e alla Resistenza ucraina – A Torino chiara condanna del sindaco Stefano Lo Russo: “Il fascismo e l’autoritarismo si combattono con l’impegno. Servono esempi: le parole non sono più sufficienti, bisogna inaugurare la stagione dei diritti” – Un mese di festa: il cantautore Vinicio Capossela in concerto“ Voi che passate il testimone”

25 aprile 2023.  Festa della Liberazione dal nazifascismo che ha oscurato per anni la grandezza della storia d’Italia. Festa della Resistenza, pagata a caro prezzo, con il sangue di quegli italiani, dei partigiani di ogni fronte, che a partire dal 1943 contribuirono alla liberazione del nostro Paese, perché non avevano accettato la violenza del fascismo, dei nazisti, e che a questa violenza si erano ribellati per difendere in ogni regione, la propria libertà. Aprile 1945-2023, 78° Anniversario della Liberazione. Una festa pur nel dolore di quei ricordi, che aveva, allora, un solo ed unico significato: celebrare la Libertà dalla morsa straziante di coloro che non avevano mai voluto la pace e avevano, al contrario, costruito giorno dopo giorno, mesi, anni, il governo del nazionalismo sprezzante, dell’oppressione pazzoide alla conquista dell’Italia di allora. In Italia le formazioni partigiane si erano costituite durante la seconda Guerra Mondiale, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943,per iniziativa di civili antifascisti e di militari del dissolto esercito dei Savoia. I partigiani erano poche migliaia di uomini, la Resistenza assunse consistenza grazie alla vasta partecipazione di ogni organizzazione sociale: operai, contadini, giovani renitenti alla leva della Repubblica di Salò che crearono un esercito partigiano di circa 300.000 persone.
Sono nate così le bande partigiane che diedero vita alla lotta contro il nazismo e il fascismo. Una reazione inevitabilmente bifronte: guerra di liberazione contro lo straniero e una guerra fratricida.
Né più né meno, come avviene ancor oggi con la vile aggressione della Russia all’Ucraina, che non si è fermata neppure nei giorni della Pasqua ortodossa, per una pur breve tregua e come potrebbe avvenire fra pochi mesi nella stessa Russia, se non si risveglieranno le coscienze, oggi offuscate dall’odio, prima di tutto contro sé stessi, riversato sugli innocenti, giovani madri, ragazzi e ragazzi, padri, bimbi appena nati. Una strage continua, scientificamente premeditata e militarmente eseguita, orrenda, avvilente. Vigliaccate che non avvengono soltanto da Putin in Ucraina, ma in Israele, Afghanistan, Siria, Irak, Nigeria, Sudan, là dove le guerre e la miseria degli esseri umani sono sovente dimenticate o addirittura abbandonate.
Per la Festa della Liberazione dell’Italia, la voce del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, massimo baluardo della nostra democrazia, si è fatta sentire a Roma, prima di volare in Piemonte e raggiungere Cuneo, Borgo San Dalmazzo e Boves. Mattarella ha ricordato anche i fratelli ucraini: “La pace allora fu conquistata con le armi. Oggi c’è chi manifesta disinteresse per la sorte dell’Ucraina”. E ancora, ricorrendo al tragico parallelo Italia di allora, Ucraina di oggi, ha detto: “L’attacco violento della Federazione Russa non ha giustificazione. La pretesa di dominare un altro popolo, di invadere, ci riporta alle pagine più buie dell’imperialismo e del colonialismo”. A queste parole i ricordi di chi ha memoria storica, si affollano tristemente.
Parole durissime, ancora una volta sottolineate ed espresse con la consueta fermezza e pacatezza, alla rappresentanza delle associazioni Combattentistiche e d’Arma: “Dal nostro 25 aprile, nella ricorrenza della data che mise fine alle ostilità sul territorio italiano, viene un appello alla pace. Non ad arrendersi di fronte alla prepotenza. Fu, quella, una crudele violenza contro l’umanità, con crimini incancellabili dal registro della storia, culminati nella Shoah. Un’esperienza terribile che sembra dimenticata, in queste settimane, da chi manifesta disinteresse per le sorti e la libertà delle persone, accantonando valori comuni su cui si era faticosamente costruita, negli ultimi decenni, la convivenza pacifica tra i popoli”.
Parole puntuali quelle del Capo dello Stato, scagliate nei giorni in cui in Parlamento e fuori dall’Anpi si discute ancora sull’invio delle armi a Kiev e sull’invito alla resa del popolo di Zelensky, consigliandolo di cedere il Donbass alla Russia.
La festa della Liberazione si è celebrata in tutt’Italia, ed è da sempre un giorno in cui non si lavora, nel segno della libertà, un bene assoluto e quindi simbolico di quella calma reale e interiore che ogni italiano dovrebbe sentire. A Roma, con il capo dello Stato e le altre forze politiche nel nostro Paese, in ogni regione in cui la Resistenza si manifestò in tutta la sua forza liberatoria.
A Torino e in Piemonte, in cui il sacrificio per la liberazione creò gran parte della storia del Partito d’Azione, il sindaco Stefano Lo Russo ha dichiarato: “Dobbiamo riconoscere il massimo tributo alle tante donne ed a tanti uomini che diedero la vita per la libertà e la democrazia. Conquiste ottenute con fatica, spesso attraverso lo stesso sacrificio di quelle donne e quegli uomini impegnati per gli ideali di libertà e democrazia. Conquiste grazie alle quali oggi godiamo dei diritti civili e politici. Ancora oggi celebriamo ideali e principi del 25 aprile, riaffermandone il valore irrinunciabile, ricordando che sono il fondamento stesso della nostra Costituzione. Oggi è poi impossibile non rivolgere il nostro pensiero commosso all’attualità, verso quella popolazione che sta subendo una tremenda guerra di invasione in Europa. In Ucraina stiamo assistendo a uno scenario che mai avremmo voluto vedere nuovamente, che ci costringe a vivere una nuova fase di incertezza e tormenti”.
“Oggi – ha osservato Stefano Lo Russo – Il fascismo e l’autoritarismo si combattono con l’impegno, con la partecipazione, con la forza della democrazia. Servono esempi: le parole non sono più sufficienti. Abbiamo bisogno di una partecipazione vera, di inaugurare una stagione dei diritti”.
Numerosi gli eventi che hanno celebrato la festa della Liberazione a Torino e in Piemonte, fin dall’inizio di aprile. Un calendario fitto di manifestazioni che hanno trovato nella musica un momento esaltante. Un mese di eventi rivoluzionari: a cominciare dall’omaggio alle Staffette partigiane, alle donne,  a Elsa, una ragazza di 15 anni, con il  concerto “Voi che passate il testimone”  di Vinicio Capossela, la sera del 25 aprile, organizzato dalla Città di Torino con il sostegno del Comitato Resistenza e Costituzione.
Il ricordo: “Era il 27 aprile del 1945, erano i giorni dell’Insurrezione di Torino. Elsa non fece in tempo a vedere la città finalmente libera. Aprendo un’imposta venne colpita alla fronte da un proiettile sparato da un gruppo di nazifascisti di pattuglia in piazza Solferino. Elsa Falerno era una staffetta partigiana. Una targa la ricorda dove abitava, in via Alfieri 19, a pochi passi da Palazzo Lascaris, oggi sede del Consiglio regionale del Piemonte”.
Un omaggio alle “donne resistenti” e all’importante contributo fornito alla lotta di liberazione, a lungo considerato marginale.
In Italia furono 35 mila le partigiane combattenti: donne come Ada Gobetti, Elsa Oliva, Lucia Boetto o Costanza Arbeja.
Duemilacinquecento le donne cadute o fucilate, 2750 quelle deportate. Torino rinata nel ricordo della lotta partigiana.
Una città nuova, diversa da allora, vivificata da mostre, dall’apertura gratuita dei musei, dalle celebrazioni nelle scuole, in ogni angolo della città, dove tutti hanno avuto voglia di manifestare, di promuovere la rinascita. Torino, con il 25 Aprile, torna a respirare l’aria sana della Libertà.

Gianni Maria Stornello