POLITICA

ALFIERI: “SBLOCCATA LA TERZA RATA. ORA L’ITALIA RISPETTI GLI IMPEGNI”

By 24/07/2023Luglio 26th, 2023No Comments

Abbiamo chiesto al senatore Alessandro Alfieri del PD e membro della segreteria con delega alle riforme e al PNRR quale sarà il futuro dell’Europa dopo il vertice di Vilnius – L’importanza del Consiglio Ucraina-Nato – La leadership della Cina in Africa – Medio Oriente e Sud America – Fondi europei, economia e credibilità europea – La “questione morale” e i due casì politici Santanché e Delmastro hanno un forte impatto sulla politica

Vilnius, al centro del mondo, ha affrontato i grandi temi che sconvolgono il Pianeta: la guerra in Ucraina, i rapporti Stati Uniti-Cina, l’ormai vicino ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato, la ribadita volontà di Erdogan di aderire all’Unione Europea. Il nuovo assetto porterà realmente un maggior equilibrio in Europa o solleverà nuove reazioni della Russia e dei suoi amici nord coreani?
Il vertice di Vilnius e l’allargamento Nato alla Svezia dopo la Finlandia, fino ad un anno e mezzo fa impensabili, ha segnato un ulteriore colpo per Putin che ha visto avverarsi la sua peggiore paura ovvero l’accerchiamento Nato ai suoi confini e tutto questo a seguito della scellerata invasione ucraina. Nonostante non ci siano le condizioni per un’adesione dell’Ucraina nel bel mezzo di un conflitto armato, non si può certo non considerare l’importanza della creazione del Consiglio Ucraina-Nato, un forum che consentirà un continuo e ancor più stretto coordinamento politico e militare tra Kiev e l’Alleanza.
Per l’Europa le conclusioni del vertice di Vilnius sono invece l’occasione per valutare il suo specifico contributo all’Alleanza: non tanto nel senso di una conferma degli impegni militari, quanto nel senso di occuparsi in prima linea della sicurezza e del benessere delle proprie aree.
Stati Uniti e Cina sembra vogliano tornare al dialogo sui temi discussi l’11 e il 12 luglio nella capitale lituana. In che termini la Russia sarà costretta a valutare le nuove prospettive internazionali?
La Cina arriva al dialogo forte dell’accordo tra Arabia Saudita e Iran e da un “Sud del mondo” che si apre lentamente alla sua leadership. Lo possiamo vedere in Medio Oriente così come in Africa e Sud America.
Tuttavia L’avanzata di Prigozhin ha reso per la Cina urgente porre fine alla guerra. Un collasso della Federazione, scuoterebbe l’Eurasia e innescherebbe una contesa tra attori di ogni tipo. Alla Cina serve che Mosca sia stabile. Da qui anche la necessità di riaprire un dialogo con gli Stati Uniti che potrebbe rappresentare davvero la chiave per fermare il conflitto in Ucraina.
Sarà un dialogo complesso fra le maggiori potenze europee tese a creare nuovi equilibri. Quale sarà il ruolo di intermediazione dei partiti progressisti, e in particolare dell’Italia, visto che le divisioni sia nelle destre che nelle sinistre sono evidenti?
L’Europa esiste se investe sul progresso dell’integrazione europea, se coltiva la mutua solidarietà davanti a sfide enormi che non siamo più in grado di affrontare con i soli strumenti a disposizione degli Stati nazionali. Che era poi la più grande intuizione dei Padri fondatori, a partire da una maggior integrazione per evitare i conflitti che avevano sconvolto il nostro continente nel secolo scorso. Oggi le sfide si chiamano lotta ai cambiamenti climatici e transizione ecologica, gestione dei flussi migratori e costruzione di una politica estera e di difesa comune. I partiti riformisti e progressisti in Europa si devono battere per portare avanti l’eredità dei padri fondatori.
Veniamo all’Italia. L’instabilità politica non dà garanzia neppure al governo di centro destra, dilaniato da continue divisioni. Quali serie alleanze prefigura la politica del centro sinistra?
La destra ha riaperto il conflitto con la magistratura, sta accumulando ritardi imbarazzanti sull’attuazione del PNRR e ha ricominciato a strizzare l’occhio agli evasori. Con il rischio concreto di isolarci in Europa, nel momento in cui si giocano partite decisive per il futuro del nostro Paese e dell’Unione Europea, a partire dalla riforma del patto di stabilità e dall’attuazione del green deal. Ma allo stesso tempo ha un’assicurazione nella difficoltà delle opposizioni ad unirsi. Ecco perché sul salario minimo stiamo provando a mettere insieme tutto i soggetti politici che vogliono costruire un’alternativa alla Meloni e alla destra. Come Partito Democratico dobbiamo insistere con pazienza e tenacia sulle condizioni di una nuova alleanza, non fatta a tavolino ma da costruire sperimentando battaglie comuni in parlamento.
Alleanze assai incerte anche nell’Unione Europea in vista delle elezioni del 6 giugno 2024. Quale linea adotterà il PD per avere maggior peso contrattuale?
Con le alleanze attuali in Europa, abbiamo dato vita alla commissione Von der Leyen che ha come principali sostenitori i partiti pro Europa del PPE e del PSE. Ora una parte del PPE vuole spostare l’asse a destra alleandosi con i Conservatori europei guidati dalla Meloni. Il PD dovrà contrastare questo progetto se vuole mantenere una centralità nelle grandi scelte che segneranno il futuro europeo nei prossimi anni.
In Italia esiste da tempo una “questione morale”. I casi Santanché, La Russa, Delmastro e, non sono i soli, impone che il PD di Elly Schlein e Stefano Bonaccini, risvegli la coscienza degli italiani. Questa inerzia non la preoccupa?
Il caso la Russa è diverso e riguarda il figlio in una vicenda delicata che non c’entra con la politica. Di certo la seconda carica dello Stato si sarebbe dovuta comportare diversamente limitandosi ad esprimere fiducia nella magistratura. Quelli Delmastro e Santanchè invece sono casi che impattano pesantemente con la politica e con il ruolo di esponenti istituzionali. Noi stiamo facendo di tutto per rendere evidenti incoerenze e conflitti di interesse sul piano politico. Degli altri profili, come è giusto che sia, se ne occuperà la magistratura.
Nei giorni scorsi si è sbloccata la terza rata del PNRR. Adesso il Governo Meloni dovrà dire come spendere i fondi europei, considerando i ritardi su tutti i progetti presentati: la Giustizia e la “questione fiscale”, l’inflazione e il caro vita. Gli italiani subiranno nuovi traumi?
E’ una notizia positiva quella della terza rata, ma i ritardi di questo governo nel raggiungere gli obiettivi del PNRR ci espongono a più rischi: di perdere risorse importanti penalizzando realtà territoriali, a partire da quelle più svantaggiate e dalle comunità più piccole; di non fare le riforme necessarie al nostro Paese e di acquisire credibilità in Europa. Per quanto riguarda l’inflazione e la perdita del potere d’acquisto è fondamentale affrontare il tema del sostegno agli stipendi e alle pensioni intervenendo sul salario minimo (legato ai contratti nazionali) e aumentando il taglio del cuneo fiscale. Da questo punto di vista, per recuperare fondi aggiuntivi, è fondamentale andare avanti sulla lotta all’evasione fiscale, cosa che purtroppo questo governo non solo non vuole fare, ma ha fatto capire di voler addirittura allentare.

Gianni Maria Stornello