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BERLUSCONI, L’UOMO: UNA “VITA DIFFICILE”, ETICA PERSONALIZZATA, POLITICA LIBERISTA

By 26/06/2023Giugno 28th, 2023No Comments

Nella celebrazione funebre in Duomo a Milano l’arcivescovo Delpini ha salvato l’Uomo, ma ne ha anche definito i limiti – Le tante anime del Cavaliere: dagli esempi diseducativi che hanno condizionato i giovani al desiderio arduo di pacificare il mondo – Il discusso Premier di quattro governi – Gli atti di beneficenza, le conquiste con il Milan nel calcio – I processi reiterati all’industriale, solo accanimento? – Quale eredità politica?

La parabola umana, politica, interna e internazionale di Silvio Berlusconi si è conclusa con quell’espressione cristiana sommessa, equilibrata, che l’arcivescovo di Milano, Monsignor Mario Delpini ha declamato davanti al sarcofago dell’ex presidente di Forza Italia: ”Ecco l’uomo: animato dal desiderio di vita, di amore, di felicità”.
Basterebbero queste semplici, significative parole per fermarsi qui, per sottrarsi ad ogni elogio e ad ogni critica che si volessero attribuire all’uomo d’affari, all’imprenditore, al politico, protagonista per trent’anni di un’Italia in lenta morale decadenza; all’artefice di tante imprese, vittima di una svolta politica fortemente voluta e non sempre correttamente contrastata, come dovrebbe avvenire sempre in un Paese civile.
La sua è stata, è, la conclusione che neppure lui avrebbe immaginato, teso com’era all’affermazione di sé, delle sue idee, d’una concezione di vita sopraffatta da mille sentimenti, sovente contrastanti. Una vita dai mille volti, nella convinzione di essere nel giusto, di poter creare una società libera, che di autenticamente liberale, però, aveva ben poco, perché egli stesso l’ha condizionata, negandola ai propri sogni. Silvio Berlusconi è stato, in una parola, Berlusconi. Amato e odiato, discusso oltre ogni limite. Se avversari ed estimatori avessero avuto certezza che l’Uomo avrebbe potuto risolvere i problemi economici e sociali dell’Italia e pacificato con una semplice stretta di mano gli Stati Uniti e la Russia di Putin, oggi considerato un criminale di guerra e pochi anni fa leader di una grande nazione con il quale brindare nella dacia della steppa russa, la gloria sarebbe stata infinita. Ancora una volta, non è stato così. Resta nella mente di tutti noi l’immagine di due uomini: l’uno il fautore del liberismo sfrenato, l’altro, un dittatore. Un connubio, il loro, che sembrava indissolubile. Come è stato possibile, infatti, che l’amicizia tra due uonini, protagonisti della storia contemporanea fosse logorata da interessi nascosti, pubblici e privati, da una distorta visione internazionale, dall’illusione di una grandezza durata anni, ed ora inevitabilmente infranta?
La domanda è soltanto apparentemente retorica. Sì è possibile. L’ha sottolineato monsignor Mario Delpini: questo è l’Uomo. Anzi potremmo dire, non senza sarcasmo, un Uomo dalle tante anime.
Questo pianeta, ormai aggredito dalla schizzofrenica volontà di uccidere, di violare la natura; da un’ignoranza dilagante che colpisce giovani e adulti: dalla deflagrazione di guerre in tutto il Medio Oriente, in Ucraina, in Africa (a cui soltanto adesso si rivolge l’attenzione) ci ha fatto dimenticare ogni bellezza del sogno, perché i sogni si sono trasformati in incubi.
Di Berlusconi si è detto e scritto tutto: immagini, titoli cubitali di giornali di centrodestra e centrosinistra, televisioni pubbliche e private (le sue), uno sfrenato sventolio di bandiere nelle piazze stracolme di militanti e curisosi, di forze di polizia,
reportage delle lunghe trattative per dimostrare che l’Italia sarebbe stata l’unica artefice di pace tra due emisferi sempre in contrasto, dove ricchezza, armamenti
prolificano a danno della fame più nera, della povertà atavica, di gran parte del globo vista sempre con occhio benevolo di chi elargisce pochi euro per mettersi l’anima in pace, mentre milioni di bimbi muoiono di sete e di fame, di malattie che nel nostro occidente stramiliardario, sono state da anni debellate. Ancora una volta questa tragedia planetaria è stata ignorata, al pari dell’operato di tanti altri leader mondiali.
E’ questa una delle tante facce del medagliere belusconiano che lascia stupiti. Pensiamo: chi sarebbe stato veramente Berlusconi se nella politica italiana durante le sue quattro presidenze del Consiglio dei ministri, avesse messo lo stesso fervore, le stesse intenzioni, uguale lungimiranza mostrata dall’imprenditore? Berlusconi ha creato tantissimo: le televisioni private da opporre allo strapotere della Rai Tv di Stato; l’editoria con la Mondadori, ha rianimato il Calcio: vittorie europee a ripetizione del Milan con 29 trofei vinti, ha trasformato una passione economica rovinosa nel motore del suo mito. E’ stata passo dopo passo, un’ascesa internazionale iniziata sessant’anni fa; la passione sbocciata per riportare a galla il Monza; l’aver dato alla Sardegna una mondanità che come Isola non poteva permettersi; l’edilizia in cui ha mosso i primi passi, la costruzione di migliaia di case, della “Milano 2”, ( “per ritrovare sé stessi”, scriveva Natalia Aspesi, diversa dalla “Milano1”.
Se Berlusconi avesse dato all’aggetivo “liberale”, il giusto significato – che in parte ha applicato al modo di essere imprenditore e industriale e politico – oggi l’Italia, dalla sua trentennale “discesa in campo”, sarebbe stata più educata alla convivenza civile, al rispetto reciproco degli avversari (maggioranza e opposizione); la vita parlamentare, le Regioni, i mille Comuni, le leggi, la giustizia, il fisco, il libero mercato, la cultura, la scuola, la sanità, sarebbero andate dritto dritto verso quella comprensione auropea del Federalismo per far rinascere un’Italia nuova e più autorevole.
Ma così non è stato. Il piacere di sé, il liberismo sfrenato, la mancaza di esempi personali morali proprio nel periodo delle sue funzioni istituzionali, la convinzione che tutto fosse lecito, come se un’etica personale e sociale non esistessero, hanno creato un baratro in cui è sprofondato, senza più riprendersi. Dando così agli italiani un esempio di diseducazione squalificante che negli anni si è cementata negli strati più fragili della popolazione. Quella stessa popolazione a cui voleva dare speranza e che personalmente aiutava.
Che complessa personalità, quella di Silvio Berlusconi! I suoi rapporti con la magistratura, dovuti agli eccessi della sua personalità, volta “a fare affari a tutti i costi”, hanno creato una perenne discrasia con la Giustizia (dagli Anni 80 al giugno 2023 si contano 32 processi conclusi, molti con assoluzione, per decadenza dei termini, e altri pe estinzione a causa della sua morte), non assolvono del tutto l’accusato né, per ragioni diverse, i suoi giudici.
Eppure, nonostante “Mani pulite” e tutto ciò che giudiziaramente ne è conseguito, con la messa sotto accusa dell’imprenditoria italiana collusa con la politica che segnò la fine della Prima Repubblica, Berlusconi iniziò la sua ascesa alla Presidenza del Consiglio: e lo è stato per quattro governi: Berlusconi I in carica dal 10 maggio 1994 al 17 gennaio 1995. Berlusconi II dal 10 giugno 2001 al 23 aprile 2005. Berlusconi III dal 23 aprile 2005 al 17 maggio 2006. Il più longevo premier italiano.
L’amico “fraterno” di George W. Busch e Vladimir Putin compì un salto di qualità in politica estera nel G8 che sugellò il “miracolo di Pratica di Mare” (28 maggio 2002), ma che decretò definitivamente l’antipatia di Joe Biden nei confronti del Cavaliere. Era il periodo “pre-Cina”.
Una storia infinita quella del Cav. che ha diviso l’Italia, per portarla all’attuale situazione politica che vede dominare il Governo di Giorgia Meloni tra alti e bassi, dichiarazioni di assoluta efficienza amministrativa ed errori madornali; di pochi passi avanti e molti passi indietro, mentre una grave forma di leucemia, tenuta nascosta, logorava la sua salute all’Ospedale Gemelli di Milano, a pochi mesi di distanza dalla sua rielezione al Senato dopo nove anni di assenza.
I funerali di Stato. Molte le polemiche sui funerali di Stato a Silvio Berlusconi. Sergio Mattarella, come sempre fa in questi mesi di incertezze politiche, ha rotto gli indugi e in Duomo a Milano era in prima fila per rendere omaggio alla salma dell’Uomo Berlusconi. Dimostrazione sempre più limpida di quanto la saggezza del Capo dello Stato sia assolutamente necessaria per tenere sotto occhi vigili gli equilibri precari che stanno attraversando il nostro Paese.
Una nota stonata nella spettacolare celebrazione funebre in Duomo: la distanza dai tre figli in cui è stata relegata la moglie separata di Berlusconi, Veronica Lario.
La ex signora Berlusconi è stata tenuta in disparte lontana dalla “famiglia” e neppure i suoi tre figli le hanno rivolto uno sguardo. Che brutta dimostrazione di freddezza, in un momento così drammatico.
L’eredità politica di Berlusconi. Che fine farà “Forza Italia”? Quanti parlamentari si daranno alla fuga per riparare sotto altre bandiere più o meno vicine al centrodestra? Si assottiglieranno i numeri? E la Lega? Che farà Salvini senza una vera mente politica? Giorgia Meloni, che in ogni caso volge lo sguardo intorno a sé, finirà con dominare la situazione, oppure cercherà – nonostante per ora abbia i numeri – altre alleanze per dare maggior stabilità alla sua maggioranza?
E’ scomparso un personaggio con tutte le sue contraddizioni. Ben difficilmente, a breve, se ne troverà un altro.

Gianni Maria Stornello