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Cambiamento del clima, fiumi in secca, campi riarsi, a rischio la produzione di riso

By 20/06/2022Giugno 23rd, 2022No Comments

L’Italia il maggior produttore europeo – La Regione Piemonte chiede lo stato di calamità – Dati sempre più allarmanti su siccità e agricoltura

Le elevate temperature di recente registrate, unite a scarse nevicate invernali e modeste precipitazioni primaverili, hanno sensibilmente ridotto le capacità idriche del nostro territorio, causando la più rilevante siccità degli ultimi 70 anni.
Come si evince dal Bollettino di giugno dell’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici nel distretto idrografico del fiume Po, “le previsioni meteorologiche a breve termine non evidenziano particolari precipitazioni, salvo locali ed occasionali rovesci e/o temporali sui rilievi. Le temperature, in calo in queste ore, subiranno una progressiva ripresa.
È attesa una riduzione dei deflussi nelle principali sezioni del fiume Po”.
Inoltre, tale Bollettino rileva per la seconda parte del mese di maggio una riduzione delle portate in tutte le sezioni principali del Po, mentre nei prossimi giorni è atteso un esaurimento dei deflussi fino al Delta.
Le disponibilità idriche presenti nei bacini montani risultano generalmente inferiori alle medie del periodo e il volume di accumulo al 31 maggio era pari al 41% sul totale della riserva idrica invasabile. Anche un recente monitoraggio svolto da Coldiretti evidenza lo stato di sofferenza del lago Maggiore, che presenta un tasso di riempimento esiguo e pari al 22,7%, così come il Lago di Como che risulta al 30,6%. Sempre per Coldiretti, l’assenza di acqua nel bacino padano rischia di minacciare oltre il 30% della produzione agricola nazionale e la siccità, ad oggi, ha già provocato danni per due miliardi di euro.
Nell’ambito del comparto agricolo, settore peraltro già pesantemente condizionato dai rincari energetici e dal drastico aumento dei costi delle materie, la produzione del riso risulta tra le più penalizzate, in quanto l’assenza di acqua rischia di compromettere seriamente i raccolti di un prodotto che costituisce un’autentica eccellenza italiana.
Secondo i dati dell’Ente Nazionale Risi, in Italia sono coltivati circa 216.019 ettari, vale a dire una superficie pari al 51% di tutte le risaie presenti nell’Unione Europea.
Inoltre, con 1.417.291 tonnellate, l’Italia è il maggior produttore europeo di riso, costituendo il 49% della produzione europea e seguito (seppur con percentuali sensibilmente inferiori) da Spagna (29%), Grecia (8%) e Portogallo (7%). Il nostro Paese, inoltre, dispone di una gamma varietale assolutamente unica, con alcune tipologie, quali Arborio, Carnaroli e Vialone nano, di cui è l’unico produttore al mondo.
Il 30-35% della produzione è oggetto di consumo interno, mentre il resto è destinato ad essere ceduto sui mercati dell’Unione europea e dei paesi terzi (quali ad esempio Stati Uniti, Turchia, Libano, Svizzera, Siria, Giordania, ecc.).
La produzione di riso è fortemente concentrata nel nord Italia, con in testa il Piemonte (dove sono coltivati il 52,7% delle superfici totali), seguito dalla Lombardia (con il 40,5%). Le aziende agricole produttrici di riso sono attualmente 4.100 circa e dispongono in media di una superficie coltivata di circa 52,6 ettari, dimensione che in condizioni ottimali consente di creare economie di scala e ottimizzare la regimazione delle acque. Tra le aziende cerealicole, dunque, quelle specializzate nella coltivazione del riso sono quelle di maggiori dimensioni e sono cresciute molto nel tempo.
La gravità di tale crisi idrica, che potrebbe seriamente compromettere la produzione del riso e creare danni assai rilevanti per le imprese del settore, ha comportato la recente richiesta da parte della Regione Piemonte dello stato di emergenza per l’intero territorio e dello stato di calamità per l’agricoltura. A riguardo Coldiretti ha disegnato la prima “mappa della sete” dell’Italia, da cui emerge che nel Piemonte orientale undici comuni si trovano in allarme rosso con autobotti, limitazioni notturne della distribuzione dell’acqua e ordinanze di non potabilità.
A causa della crisi idrica, la stessa Coldiretti rileva un calo della produzione dei cereali del 30%, mentre per quanto riguarda il riso “sono stati seminati circa 10 mila ettari in meno quindi 210 mila rispetto ai 220 mila dello scorso anno e molte aziende hanno optato per la semina in asciutta”.
In conclusione, la siccità potrebbe mettere seriamente a rischio la produzione del riso e si spera che gli interventi che verranno adottati, quali ad esempio il rilascio di acqua dai bacini normalmente dedicati alla produzione di energia idroelettrica per l’irrigazione delle colture, possa contribuire a salvare questo prodotto, fondamentale per molte aziende agricole piemontesi.

Flavio Servato

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