POLITICA

CARO AFFITTI A TORINO. GLI STUDENTI: “PER UNA STANZA CON MUFFA 800 € AL MESE”

By 26/06/2023No Comments

Speculazioni, truffe, illegalità di ogni tipo – Le proteste degli universitari che studiano in Zona Campus Einaudi – Palazzo Nuovo e Crocetta restano inascoltate – Costi iperbolici – Proprietari attenti soltanto al profitto – I populisti inveiscono: “andate a lavorare”

Canoni di affitto in aumento, bollette della luce e del gas ancora alte, così come le tasse universitarie e il costo della vita: questi gli elementi che da ormai due anni stanno pesando sul portafoglio degli studenti torinesi.
La stagione di protesta sul caro affitti ha avuto inizio a Milano a inizio maggio e da lì le diverse organizzazioni studentesche l’hanno rilanciata in tutta Italia, compresa Torino: una delle 10 città in cui l’affitto costa di più per gli universitari.
Per dare l’idea, qualche dato estratto dal report di Idealista (https://www.idealista.it/sala-stampa/report-prezzo-immobile/vendita/report/) relativo a maggio 2023: se Milano rappresenta un caso a sé, con un prezzo di 4.988 euro per metro quadro (+4,6% nell’ultimo anno), il capoluogo piemontese ha un affitto medio di 1.838 €/m2 (con un rincaro annuale del 3,9%).
Attenzione però: se si va a vedere il canone per quartiere, il rincaro è drammatico. Aurora-Vanchiglia, tra le zone più gettonate per i fuorisede che studiano in zona Campus Einaudi-Palazzo Nuovo, ha un affitto medio di 2.075 €/m2. I quartieri Crocetta e centro (seconda e terza zona più abitata dagli studenti) si aggirano intorno ai 3.501 €/m2, con un aumento del 26% nell’ultimo anno e del 17% solo negli ultimi 3 mesi.
La testimonianza di una studentessa
“Il mio affitto è aumentato di 100 euro quest’anno. – testimonia Agnese Greco, studentessa di ingegneria – Sono una fuorisede pugliese, sono a Torino da due anni. Al momento pago 500 euro spese incluse, ma prima avevo accettato il contratto a 400 euro. In più l’amministrazione del mio condominio, sapendo che la luce sarebbe aumentata, ha deciso di cambiare gli accordi sulle bollette. Fortunatamente sono riuscita ad avere borsa di studio di 7 mila euro annui, in cui rientra solo l’affitto. La vita quotidiana, anch’essa lievitata, è a carico mio.
”Restano comunque dei problemi nell’assegnazione delle borse: “Tutto è vincolato alla tua situazione economica (Isee e Ispe ndr) e al merito. Al Politecnico per esempio devi mantenere una soglia di 24 cfu a sessione; sembrano pochi, ma specie al primo anno alcune persone fanno fatica. Io ad esempio non ero rientrata e ho perso il contributo, dovendo chiedere tutto ai miei genitori.”
La questione del merito si aggiunge a tutte le altre imperfezioni dei contributi sociali, come il paradosso vissuto da quegli studenti che, pur avendo un reddito reale basso, pagano l’interezza delle tasse universitarie e non possono entrare in residenza a causa di un Isee gonfiato alle proprietà (spesso sfitte).
Sulla situazione dei fuorisede che provengono da tutta Italia la studentessa del Politecnico riflette: “Noi di ingegneria sceglievamo Torino perché gli affitti erano più abbordabili rispetto a Milano, ma ora non è più così. Oggi qui ci sono i prezzi della Milano di due anni fa. Se la situazione va avanti così, non potrò più permettermi di studiare.”
Le insidie nella ricerca di un appartamento
Truffe, agenzie immobiliari al limite della legalità, proprietari attenti solo al profitto: se un/a ragazza/o riesce a trovare un appartamento a un buon prezzo (350-270 euro) non significa che i disagi sono finiti. Il mercato immobiliare torinese è una giungla, a partire dai gruppi Facebook; ne esistono decine, tutte con caratteristiche e regole diverse, nessuna immune ai raggiri. Alcuni utenti mettono in chat un link con un’offerta molto allettante, salvo poi rivelarsi o un’estorsione vecchio stile (“anticipami 500 euro così blocco l’immobile”) o un vero e proprio virus informatico. I proprietari scattano foto volutamente imperfette per nascondere i difetti (anche gravi) delle loro abitazioni: muffa, muri pericolanti, scale instabili, utensili rotti o difettosi vengono così scoperti solo dopo, una volta visitata o acquistata la stanza.
Tuttavia sembrano essere le agenzie immobiliari la “trappola” in cui si cade più spesso. Alcune di queste infatti postano in rete annunci come “Monolocale in centro, 350 euro”, salvo non specificare che quei soldi sono ciò che l’utente deve versare per mettersi in contatto con il vero venditore privato (accedendo alla banca dati dell’agenzia). Attenzione: non c’è nulla di illegale in questo, ma è un espediente moralmente discutibile che fa perdere tempo (e soldi) a molti studenti.
Le azioni di protesta
A fronte di questa situazione i collettivi studenteschi, a metà maggio, avevano installato le tende nel cortile del rettorato per protestare contro il vertiginoso rincaro. Il tema è stato inflazionato per alcune settimane, ragazzi e ragazze sono stati ascoltati da Ansa, La Stampa e altre testate, ma ad oggi sembra tutto dimenticato.
Le organizzazioni hanno interrotto la protesta senza essere davvero ascoltate dalle autorità su cui si esercitava pressione (Regione Piemonte ed Edisu). Tre le ragioni di questa interruzione: la prima riguarda la disponibilità scarsa o di facciata degli enti, la seconda è la sanzione negativa da parte dell’opinione pubblica (“andate a lavorare”) e la terza ha a che fare con le conseguenze di una possibile intensificazione delle manifestazioni.
Da tempo infatti le azioni di dissenso dei collettivi torinesi si scontrato con il pugno duro della Polizia. Gli esempi più recenti: a gennaio un corteo contro le morti dovute all’alternanza scuola-lavoro è stato caricato e manganellato dalla Digos, a febbraio sono state emesse 11 misure cautelari per gli studenti che hanno protestato davanti all’Unione Industriale, a marzo la celere ha caricato i manifestanti anche dentro il Campus Einaudi, in occasione della protesta antifascista contro i volantini del Fuan.
Far sentire la propria voce è percepito ancora come un diritto? “Sì, anche se notiamo che Torino sembra essere diventata una palestra di repressione. – spiega un portavoce del Collettivo Universitario autonomo – Le misure cautelari sono usate tantissimo sui partecipanti dei cortei, molto più che nel resto d’Italia; questo ha un grande impatto sulla nostra azione politica, perché non appena fai sentire la tua voce in modo pacifico devi mettere in conto una denuncia. Una mia amica che è stata messa ai domiciliari per il semplice fatto di aver parlato al microfono durante la manifestazione sotto Confindustria. Secondo la magistratura è colpevole di incitamento alla protesta.”
Nell’epoca della disaffezione giovanile alla vita civica e politica, è da tenere in considerazione l’impatto che queste misure hanno sulla partecipazione: “Certo non è incoraggiante per uno studente che vuole dire la sua in una piazza trovarsi davanti venti camionette della Digos. – continuano dal Cua Torino – Va aggiunto che, se da un lato le nostre battaglie sul rincaro degli affitti, delle mense e delle tasse sono condivise da buona parte della popolazione universitaria, dall’altra parte le autorità non ci ascoltano. Sciretti di Edisu ci ha risposto con un secco ‘no’ quando abbiamo chiesto di fare chiarezza sul rincaro delle mense; la Chiorino (assessora della Regione Piemonte ndr) ci aveva inviato una lettera in cui diceva ‘andate a lavorare’. C’è sempre più chiusura da parte di chi sta in alto.”
Le questioni ancora sul tavolo
Matteo Bulgini, studente del Politecnico e membro del collettivo “Alter.polis” spiega: “Abbiamo messo le tende da campeggio dentro l’università, siamo andati sotto il Consiglio Regionale per sollecitare l’approvazione di un tavolo di lavoro sul tema delle residenze, che comprenda rappresentanti degli studenti, Regioni e associazioni. Stiamo cercando di avviare un progetto che prevede l’impegno delle università a controllare il prezzo degli appartamenti; su questo però ci sono ancora problemi legali: non si sa se l’università pubblica possa entrare dentro il mercato privato.”
Sul tavolo della protesta anche la speculazione privata, questione emersa di recente con l’affaire della residenza Ex-Moi: una struttura che doveva essere pubblica, ma che a causa di un errore burocratico di Edisu è stata affidata (con 12 milioni di fondi pubblici) a un privato. L’ente che la gestisce ora è Camplus che, secondo alcune testimonianze, chiede 800 euro per posti letto con muffa e lavori ancora in corso.
Come per la sanità, anche l’istruzione piemontese sta virando verso il monopolio del privato, attuando un’ovvia selezione naturale tra coloro che possono comprarsi il diritto allo studio e chi invece, non avendo una famiglia ricca, dovrà cercarsi un lavoro.

Sandro Marotta