
Il monito da presidente del Parlamento Europeo: “L’UE non è un incidente della Storia, ma un progetto nato sul dolore dei popoli” – Sgomento in Italia e in Europa per la sua fulminea scomparsa
Il toccante, commosso discorso d’insediamento alla presidenza del Parlamento Europeo, ci ricorda il David Sassoli, l’integrità morale, fisica, il temperamento, la schiettezza con cui aveva affermato solennemente: “L’Unione Europea non è un incidente della Storia, ma una storia scritta sul dolore di coloro che ci hanno donato un progetto capace di coniugare pace, democrazia, sviluppo, uguaglianza…”. Poi, con voce rotta dall’emozione: “Io sono figlio di un uomo che a vent’anni ha combattuto contro gli altri europei e di una mamma che a vent’anni ha dovuto lasciare la propria casa per trovare rifugio presso altre famiglie. Noi non siamo figli di un incidente della Storia, ma della storia di tante famiglie. Se ci raccontassimo davanti ad un bicchiere di birra le nostre storie, non diremmo mai che siamo figli o nipoti di un incidente della Storia, ma che questa storia è stata scritta sul dolore”: il passato riaffiorava nel dolore che si acuiva.
Né non si può non citare un altro appello alle nazioni europee. Quello pronunciato con veemenza, forza d’animo unica, convincente, linguaggio autenticamente e nobilmente popolare con cui aveva parlato al cuore dei cittadini italiani ed europei. Parole nobili e pesanti come macigni che resteranno scolpite nella mente degli europeisti più sinceri e degli antieuropeisti, che dovranno riflettere a lungo sull’insulsagine delle loro idee. “Cosa succederà – disse – quando saremo arrivati al termine della costruzione dell’Europa. Oggi siamo ancora un cantiere. Dobbiamo mandarlo avanti, dobbiamo scrivere su un grande cartello, lavori in corso. Ma quando alla fine il cantiere sarà terminato, tanti muri saranno crollati e tanto spirito di nazionalità svanirà per fare emergere quanto è bello essere italiani, ma senza quello spirito nazionalista che ti fa sentire diverso, separato, diviso dagli altri. Cosa ci sarà alla fine? Che l’Europa saranno le nostre città, avvantaggiate perché hanno avuto esperienza, sapienza e sapranno da che punto prendere il mondo per farlo crescere”.
David Sassoli, se n’è andato in silenzio, l’11 gennaio, senza sbandierare ai quattro venti la malattia che lo stava divorando. Chi lo aveva conosciuto e apprezzato come conduttore del TG1, prima ancora che fine politico, avrà colto sul suo viso l’accattivante sorriso, lo stesso sorriso con cui affrontava gli aspetti più complessi e spinosi della politica. Sassoli sembrava la serenità fatta persona, un uomo di cristallini principi: Un uomo prima di tutto buono, di cristallina onestà. Un giornalista e un politico che si faceva voler bene, che metteva al centro dei rapporti, l’altro, l’interlocutore. Era gentile, elegante e sobrio, desideroso di mettere a proprio agio le persone con cui amava confrontarsi. Un uomo giusto, un grande socialista, generoso con tutti, che si era ispirato alla ferma bonarietà di La Pira, mitico sindaco di Firenze, alla bontà di Don Milani e ai concetti filosofici e cristiani di Padre Turoldo.
David Sassoli era al tempo stesso, un uomo coraggioso, che aveva scelto di lasciare il piccolo schermo del servizio pubblico televisivo italiano, per addentrarsi nel grande schermo del Parlamento Europeo per portarvi una parola nuova di speranza, dopo il sostegno datogli da Dario Franceschini. Che ne divenisse presidente, al posto di Antonio Tajani ormai al termine del suo mandato, era ineluttabile. Un italiano, orgoglio di una intera nazione, al vertice del Parlamento Europeo.
Da quel momento, si può ben dire, la simpatia, la capacità di comunicare, l’onesta intellettuale che sempre ne ha caratterizzato il tratto, la convinzione europeista dettata da una sua personalissima visione del mondo politico internazionale, tesa alla fratellanza cristiana tra i popoli, hanno fatto di David Sassoli, un gigante di quest’epoca ancora sospesa fra il tramonto del Novecento e il traballante inizio del Duemila, che tanto ha promesso al mondo e che invece sta degradando l’Umanità e i valori che ancora tenta disperatamente di conservare.
Sassoli, questi valori li aveva racchiusi in uno scrigno, li ha proposti in ogni momento della sua vita, da giornalista preparato, desideroso di allegria, e da presidente del Parlamento Europeo, allorché, severamente, ha sempre ammonito, in questi due anni e mezzo di presidenza, che bisognava salvare i valori dell’Europa più vera. Non era mai accaduto che l’intero Continente applaudisse in piedi quest’uomo, italiano, toscano, che ha innalzato la bandiera d’Italia ai vertici europei, ha fatto della sua vita uno dei simboli più festosi e umana, finché la malattia atroce e fulminea ne ha spento il sorriso.
Non avrei però mai potuto pensare che ci potesse abbandonare così repentinamente. Allora, ciao David. Tutti gli uomini di questo continente, amici e avversari politici, riconoscono in te i valori che avrebbero voluto, ma non hanno saputo esprimere. A Tua moglie e ai tuoi figli, l’abbraccio e il cordoglio di Torino News World.
ar.ca.