CULTURATECNOLOGIA

(Dis)informazione. Il virus oscuro che contamina la vita dei cittadini

By 24/02/2022No Comments

Notizie false, un’invadenza pericolosa – Confusione e sregolatezza – Il sottosegretario Moles: “Necessario un ripensamento dell’intero sistema” – Al via un progetto di comunicazione istituzionale

(Dis)informazione. Un male che sta contaminando la coscienza dei cittadini, rendendoli incerti, fortemente sospettosi verso gli organi televisivi e di stampa e contamina, anche con le fake news, lo stesso internet (“miracolo” del secolo). Un male, che verosimilmente, provocherà l’autodistruzione dei social e l’uso assurdo dei cellulari che ossessionano giovani e adulti.
Ma, quel che è peggio, crea problemi finora inimmaginabili alle istituzioni, non ancora in grado di proteggere i principi democratici e i valori individuali dei cittadini.
Questo male, per molti ancora oscuro, ha origini lontane: e se proprio si vuole andare a fondo, cosa assolutamente indispensabile per capirne le cause principali, bisogna risalire all’affermarsi della supremazia televisiva fin dagli Anni ’70-’80, quando nelle redazioni dei giornali, anche i più importanti, si attendeva il TG1 delle ore 20 per decidere cosa mettere in prima pagina. Allora sembrava quasi naturale che ciò avvenisse, la TV rassicurava, ma, via via, si andava perdendo, anche per ragioni meramente economiche, quella voglia di cronaca politica, soprattutto, che ha portato con gli anni ad eliminare quasi del tutto la funzione dell’ “Inviato speciale” sul campo.
In questi ultimi anni anche le Tv si sono assoggettate ai social, spacciano notizie fasulle e, anche se si accenna ad una timida condanna, le fake news sono all’ordine del giorno, si gioca con la fantasia sovente pericolosa. Si vive nella confusione dell’informazione; anzi nella (dis)informazione, provocata anche dall’eccesso d’informazione data in pasto a lettori e ascoltatori con incredibile leggerezza. Una sorta di “super informazione” che sarebbe sacrosanta, se fosse regolata dalla deontologia, da una sana coscienza professionale, da uno spiccato senso del Bene sociale. Purtroppo i colossi mondiali della telecomunicazione che hanno inventato Internet – utilissimo strumento per la comunicazione e sinonimo della globalizzazione – nulla o pochissimo hanno fatto per arginarne gli abusi.
E’ quindi vero soltanto in parte che la disinformazione “è il nuovo, vero e pericoloso nemico da combattere”. Nuovo non è certamente e comunque bisogna correre ai ripari, sia pur come sempre accade, quando si è in ritardo. “E’ verissimo – come ha recentemente sostenuto il sottosegretario di Stato all’informazione e all’Editoria, Rocco Giuseppe Moles – che la disinformazione e tutto ciò che ad essa è ricollegabile, come le fake news, appunto, la tutela dell’onore e della reputazione, la correttezza dei linguaggi contro l’istigazione in ogni sua forma”.
Moles ha sottolineato questi concetti fondamentali per la sopravvivenza dell’informazione, intervenendo nei giorni scorsi al convegno promosso dalla Farnesina (Dis)Informazione. Sfide Internazionali e resilienza interna. Moles ha riconosciuto: “E’ vero che le notizie fasulle sono sempre esistite, ma il fenomeno è cresciuto in maniera esponenziale con l’avvento di internet dove risulta molto più complicato distinguere tra notizia attendibile e non.
La disinformazione e la marea di fake news che circolano sui social possono influire anche sul funzionamento della democrazia, rappresentando evidentemente un rischio serissimo”. E’ questo, scuramente, uno degli aspetti più inquietanti a cui raramente i fruitori della disinformazione pensano. E’, in proiezione verissimo, che essa oltre a mettere in pericolo la libertà individuale di ogni cittadino, i cui dati personali possono essere sottratti, rivenduti, manipolati, la democrazia rischia grosso se non si impongono precise regole.
Le molte opportunità fornite dal web, oggi – secondo Moles – si scontrano con i rischi connessi alla sempre più diffusa “circolazione dei dati e delle informazioni spesso non certificate. Da qui la necessità di ricorrere a misure per arginare questi fenomeni infausti anche se, l’ha sottolineato – le nuove minacce corrono più veloci degli interventi normativi”.
Tra gli esempi che una scorretta o addirittura bugiarda informazione possa portare allarme sociale e pericolo, c’è la “questione vaccini” ma anche il “bodyshaming, l’anonimato in rete. Un fenomeno dilagante, che condiziona pesantemente la vita dei più giovani, di genitori mal educati, che lasciano ai propri figli il cellulare acceso dalla mattina alla sera, provocando strane suggestioni, condizionamenti psicologici, atteggiamenti di “bullismo, depressione indotta, istigazione al suicidio, ghettizzazione delle persone”. “Tutti noi – ha detto con forza Moles – vogliamo una rete più trasparente, inclusiva, pluralista e democratica in cui siano chiari i responsabili delle informazioni, in cui ci sia tutela dell’identità digitale delle persone, in cui sia certa la paternità dei dati e ci sia la possibilità di rettificare con immediatezza le notizie. La sfida che abbiamo di fronte e che riguarda tutte le democrazie è quella di arginare le fake news perché solo sulla base di notizie vere e certificate i cittadini potranno farsi opinioni giuste e corrette, avere strumenti per orientarsi nella realtà, decidere chi votare o come tutelare la propria salute”.
Non si possono non condividere questi principi. “È necessario un ripensamento del ruolo dell’intero sistema”, ma dobbiamo agire in fretta. E non soltanto in Italia, anche nel nostro Paese, l’uso di internet strettamente connesso al “telefonino” è dilagante. Ragazzini di dodici, tredici anni, sono soggiogati da questo strumento utilissimo e al tempo stesso infernale. Ne sono soggiogati anche gli anziani, che circolano per le strade con lo sguardo sul cellulare, senza neppure sapere dove mettere i piedi.
Proprio su questi temi – ha concluso Moles – “con il mio dipartimento da tempo ho avviato una riflessione prevedendo comitati di lavoro e tavoli tecnici e coinvolgendo anche operatori di settore ed esperti di materia con l’obbiettivo di curare uno studio utile a qualsiasi tipo di proposta, anche normativa. Sono infatti convinto il coinvolgimento delle istituzioni e di tutti gli attori sul campo sia la base utile e necessaria per accorciare la distanza tra norma pensata ed esigenza e problemi reali. Lo abbiamo fatto già con il recepimento la ricezione della nuova direttiva sul copyright. Ora stiamo avviando un progetto di nuova comunicazione istituzionale proprio sulla disformazione e a sostegno di pratiche positive dell’uso dei media digitali”.

Gianni Maria Stornello

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