
Anna Guermani, responsabile del Coordinamento Donazione e Prelievi delle Regioni Piemonte e Valle d’Aosta: “Torino, per il fegato, è il più grande polo trapiantologico italiano, un’eccellenza europea. In Piemonte è altissimo il numero di donatori”
La storia dei trapianti ha affascinato gli studiosi di medicina fin dal Medio Evo. E la mitologia, in qualche modo, ha contribuito ad aprire la strada alla ricerca scientifica. Tuttavia, oggi, nell’era della tecnologia più avanzata, ci si stupisce ancora quando si ha notizia di trapianti. Perché?
Nel 2021 in Italia sono stati eseguiti 3.795 trapianti, in media più di 10 al giorno. La medicina dei trapianti è ormai consolidata ed è una importante opportunità di cura per numerosi pazienti che hanno uno o più organi affetti da insufficienza terminale. Nonostante sia ormai pratica consueta, anche se complessa, penso che i trapianti stupiscano, tocchino la sensibilità delle persone, perché vengono percepiti come un vero e proprio “rito magico”. Col trapianto infatti una parte di una persona deceduta viene “trasferita” nel corpo di una persona malata e la guarisce, permettendole di tornare alla vita di tutti i giorni: la morte si trasforma in vita. Se pensiamo a questo, sono certa che lo stupore nei confronti dei trapianti esisterà sempre.
Nei secoli scorsi si è affrontato il trapianto di tessuti e ossa. Soltanto nel Novecento équipes di chirurghi, anestesisti, immunologi hanno fatto i primi interventi su cornee, reni, fegato, pancreas fino a espiantare il cuore, simbolo dei sentimenti umani, per trapiantarlo in un altro petto. Come si riesce ad organizzare un team di scienziati, chirurghi, anestesisti, dinnanzi a eventi così delicati e carichi di responsabilità?
Le donazioni di organi o di tessuti sono possibili perché il cittadino ha espresso la volontà di essere donatore e perché una rete di professionisti ha saputo raccogliere quella volontà e concretizzarla. Parimenti i trapianti vedono coinvolti numerosi professionisti che trasformano quel gesto donativo in una opportunità di cura per i pazienti in lista d’attesa. Tutti gli step sono delicati e complessi, ma i risultati sono così significativi grazie alla formazione degli operatori coinvolti e al modello operativo a rete. Le diverse competenze infatti sono tutte interconnesse ed affiancate da un coordinamento nazionale. Ogni operatore ha il supporto degli altri elementi della rete, condividendo la responsabilità e le difficoltà.
Le operazioni di trapianto in tutto il mondo implicano un delicato rapporto con la magistratura sia dal punto di vista giuridico che giudiziario. C’è sempre armonia tra la Medicina e l’ordinamento giuridico o si manifestano casi controversi?
La Rete dei Trapianti ha fondamenti scientifici, etici e normativi. Le due leggi più importanti per questo aspetto della sanità sono la legge n.578 del 29 dicembre 1993, che specifica le norme per l’accertamento e la certificazione della morte, e la legge n91 del 1 aprile 1999, che definisce la rete organizzativa e tratta della dichiarazione di volontà in ordine al prelievo di organi e tessuti.
Sono leggi chiare e fondamentali per dire ai cittadini come si muove la Nazione. Sostanzialmente quindi la norma e i trapianti sono in armonia. Nel caso di incidenti stradali, per poter prelevare gli organi a scopo di trapianto, è necessario avere il nulla osta della magistratura. Sono ormai pochissime le volte in cui il prelievo degli organi non è autorizzato. La conoscenza reciproca dei due mondi, volti rispettivamente a dare una opportunità di cura e a garantire il rispetto delle norme, è stata fondamentale per agevolare l’operato.
Lei, dottoressa Guermani, è medico anestesista, responsabile del Coordinamento Regionale Donazione e Prelievi delle regioni Piemonte e Valle d’Aosta”, è nata a Torino, si è laureata a Torino e a Torino svolge un ruolo determinante nel coordinamento del processo di donazione, nella formazione del personale sanitario e nella stessa promozione della cultura della donazione. Con quali sentimenti affronta impegni così gravosi?
Mi ritengo molto fortunata. Il mio lavoro mi permette di relazionarmi con moltissime persone, cittadini e sanitari, di trattare non solo argomenti tecnici, ma soprattutto di arrivare ai sentimenti e alle emozioni delle persone. Fra le varie incombenze prediligo andare a parlare nelle scuole, negli eventi, raccontare questo mondo che unisce il dolore alla speranza, che cerca di dare un senso alla morte e una opportunità alla vita. E’ prezioso raccogliere i pensieri, le paure della gente, per poi saper agire.
Recentemente a Torino è stato fatto un trapianto miracoloso di su cuore e polmoni. Dodici ore di intervento per salvare una ragazza pugliese. Torino può essere considerata città di eccellenza europea per ciò che riguarda i trapianti, nonostante le difficoltà in cui da anni si trova la Sanità nazionale?
L’Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza di Torino è il più grande polo trapiantologico italiano. Il Centro Trapianto di Fegato di Torino è un’eccellenza europea. Presso i nostri centri trapianto vengono seguiti pazienti molto complessi, numerosi da fuori regione, con risultati perfettamente in linea ai dati internazionali. Ci tengo a sottolineare, però, che i nostri centri sono così importanti anche perché si collocano in una Regione con alti indici di donazione: senza donatori infatti non sarebbe possibile eseguire trapianti.
Dottoressa, lei è mamma di quattro figli. Dove trova la forza per affrontare i problemi della sua professione così delicata e non priva di rischi?
E’ vero, affronto spesso situazioni lavorative complesse e molto dolorose. Sul lavoro, ho la fortuna di poter condividere le difficoltà e le emozioni con il mio collega, il dottor Potenza. Il supporto reciproco è fondamentale per cercare di non portare in famiglia le tensioni e i malumori. In famiglia ho il pieno appoggio di mio marito e dei miei figli, che mi permettono assenze e orari “straordinari” e mi sostengono nei momenti difficili.
Gianni Maria Stornello