POLITICA

DOPO 50 ANNI E’ RIFORMA FISCALE. MODIFICHE PER IRPEF, IRES, IRAP E IVA

By 24/03/2023No Comments

Procedura d’urgenza, ma l’iter si concluderà tra due anni – Toccherà non soltanto i cittadini, ma anche le imprese – “Equità orizzontale”: verso un’unica fascia di esenzione – Iva, adeguamento alle norme europee

Il 16 marzo scorso il Consiglio dei ministri ha approvato, con procedura di urgenza, un disegno di legge di delega al Governo per la riforma fiscale del nostro Paese. La riforma si concretizzerà nei ventiquattro mesi successivi dall’entrata in vigore della legge, tempi che serviranno per l’emissione dei diversi decreti legislativi e per una revisione complessiva del sistema fiscale, che dovrà naturalmente essere rispettosa dei principi costituzionali nonché del diritto dell’Unione Europea e internazionale.
La riforma non andrà soltanto a interessare le imposte a carico dei privati cittadini (vale a dire l’IRPEF) ma toccherà anche la tassazione delle imprese, mediante modifiche all’IRES, all’IRAP e all’IVA.
Si tratta quindi di una riforma fiscale generale di cui tuttavia al momento non sono ancora chiari tutti i dettagli.
Per quanto riguarda l’IRPEF, ossia l’imposta sui redditi delle persone fisiche, è prevista una revisione e una graduale riduzione, nel rispetto della progressività e nella prospettiva della transizione verso un’aliquota contributiva unica, attraverso il riordino delle deduzioni, degli scaglioni di reddito, delle aliquote, delle detrazioni e dei crediti d’imposta.
Per poter raggiungere anche la cosiddetta ”equità orizzontale” verrà individuata un’unica fascia di esenzione fiscale e uno stesso onere impositivo a prescindere dalla categoria di reddito prodotto, una deducibilità (anche forfettizzata) delle spese sostenute per lavoratori dipendenti e assimilati, nonché la possibilità per tutti i contribuenti di dedurre i contributi previdenziali obbligatori e, in caso di incapienza, di dedurre l’eccedenza dal reddito complessivo. Sarà inoltre introdotta un’imposta sostitutiva con aliquota agevolata calcolata su una base imponibile formata dall’incremento del reddito rispetto a quello più elevato degli ultimi tre periodi d’imposta precedenti, oltre ad una revisione delle tax expenditures, che rappresentano circa 600 voci e hanno un valore di circa 125 miliardi di euro di spesa.
La riforma interesserà anche i soggetti passivi IRES (quali, ad esempio, S.r.l., S.p.A., S.a.p.A., ecc.), con una riduzione dell’aliquota qualora una parte dei redditi venga impiegata in investimenti (con particolare riferimento a quelli qualificati) e in nuove assunzioni; inoltre gli utili non dovranno essere distribuiti o destinati a finalità estranee all’esercizio dell’attività di impresa.
Quanto all’IRAP (Imposta Regionale sulle Attività Produttive) si ipotizza una revisione finalizzata alla sua abrogazione e alla contestuale istituzione di un’addizionale IRES tale da assicurare un analogo gettito fiscale, con l’obiettivo di garantire adeguati finanziamenti ai sistemi sanitari regionali. Naturalmente, visto che attualmente i soggetti passivi IRES e IRAP presentano caratteristiche differenti, la riforma nella sua versione finale dovrà considerare tale aspetto.
Anche con riferimento all’IVA si prevede una revisione dei presupposti per l’applicazione dell’imposta in modo da allinearli alle norme europee, nonché una contestuale armonizzazione delle aliquote.
Infine, verrà rivisto lo Statuto del Contribuente, prevedendo un rafforzamento delle motivazioni a carico dell’ente impositore, con la specificazione delle prove su cui si fonda la pretesa unito al diritto di accesso agli atti del procedimento tributario per un corretto esercizio del diritto al contraddittorio.
Si tratta quindi di una riforma di grande portata che interesserà, di fatto, tutte le principali imposte presenti nel nostro Paese, con una rivisitazione complessiva che mira, secondo il Governo, a dare impulso alla crescita economica e alla natalità, mediante la riduzione del carico fiscale, l’aumento dell’efficienza della struttura dei tributi e l’individuazione di meccanismi fiscali di sostegno a famiglie, lavoratori e imprese. Naturalmente la riforma, una volta definita nei suoi tratti operativi, per diventare efficace avrà bisogno di diversi passaggi tecnici e procedurali e sarà soggetta, una volta completato l’iter legislativo, al vaglio del Presidente della Repubblica.
La riforma, a regime, dovrà naturalmente essere compatibile con le disposizioni dell’art. 53 della Costituzione, che prevede che “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”, aggiungendo al secondo comma che “il sistema italiano è informato a criteri di progressività”.
Un altro elemento fondamentale riguarda le coperture finanziare della manovra, in quanto il passaggio a sistemi fiscali più vantaggiosi comporta inevitabilmente un minor gettito fiscale per lo Stato, con la necessità di sopperire a tali minori introiti con potenziali riduzioni della spesa pubblica.
Le imposte dirette e indirette rivestono infatti un peso assai rilevante nel bilancio dello Stato: a questo proposito i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze per il periodo gennaio-novembre 2022 evidenziano che le entrate tributarie erariali ammontavano a 486 miliardi di euro, registrando un aumento di 44,5 miliardi rispetto allo stesso periodo del 2021 (+10,1%). Questo significa che nella definizione del nuovo impianto tributario occorrerà considerarne gli effetti complessivi, i quali dovranno essere compatibili con la stabilità economica nazionale e con le regole europee in materia.
Naturalmente l’iter parlamentare per completare la riforma è ancora lungo e per comprenderne i reali effetti occorrerà attendere la versione definitiva. Auspicando pertanto che la riforma possa creare effetti positivi per tutti gli italiani, anche quelli con redditi più bassi, senza ridurre il “Welfare State”, non ci resta che attendere i prossimi passaggi parlamentari.

Flavio Servato