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DOPPIO MASSACRO A ISRAELE E GAZA L’UMANITA’ DIVISA E IN APPRENSIONE

By 23/10/2023No Comments

Le riflessioni dell’on.Mauro Laus (PD) sulle conseguenze della guerra in Medio Oriente – Considerazioni sull’incontro di Biden e Netanyhau, sui consigli del Presidente Usa e sulla fermezza del premier israeliano – Il re di Giordania: “No a rifugiati in Giordania. Bisogna trovare una soluzione interna alla Palestina – Due Stati indipendenti, la proposta giusta – Il ruolo ambiguo della Russia – Crosetto: “Pronti a ritirare i nostri uomini”.

I miliziani di Hamas, a sorpresa, all’alba del 7 ottobre, hanno attaccato Israele dal cielo con parapendii e uomini armati e seminato morte e distruzione. Una violenza inaudita: da terra carri armati e ruspe abbattono il muro di frontiera che divide Gaza da Israele. Cosa nasconde questa sorpresa? Israele non ha i servizi segreti più potenti al mondo. Perché si sono fatti beffare così atrocemente?

Un attacco come quello compiuto da Hamas lascia pensare che sia stato preparato diversi mesi prima: bisogna rifornirsi di armi, addestrare i soldati, elaborare piani, provare l’operazione. In tanti si sono chiesti come le due componenti dell’intelligence israeliana non abbiano avuto sentore di questo attacco, sto parlando dello Shin Bedel, il servizio di intelligence interno di Israele, che è responsabile sia del controspionaggio che dell’antiterrorismo, e della direzione dell’intelligence militare, l’Aman. Pare che nei giorni precedenti all’attacco ci siano state delle consultazioni tra queste due componenti su movimenti nella striscia fi Gaza, ma che il primo ministro non ne sia stato informato. Secondo fonti egiziane, Abbas Kamel, il direttore della Direzione Generale dell’Intelligence egiziana, aveva contattato Benyamin Netanyahu la settimana prima dell’attacco per avvertirlo che sarebbe successo qualcosa a Gaza. Il Primo Ministro israeliano avrebbe ignorato i suoi avvertimenti, sostenendo che l’esercito israeliano era troppo impegnato con le tensioni in Cisgiordania, affermazione poi smentita dal governo israeliano. In pratica o gli indizi chiari, ma non sono stati interpretati correttamente oppure la situazione è stata sottovalutata e le autorità israeliane si sono sentite troppo sicure delle loro capacità”.

Israele è in guerra. L’ aggressione contro inermi ebrei al lavoro nei kibbutz a ridosso della Striscia di Gaza, ha provocato una reazione militare contro coloro che hanno sgozzato decine e decine di bimbi. La reazione israeliana ha destato un inquietante interrogativo: si potevano evitare i bombardamenti su due milioni di palestinesi, anch’essi vittime di Hamas?

La narrazione di ciò che sta avvenendo non riesce a essere plurale. Passa dai profili
Instagram personali dei giornalisti a quelli di quei cittadini che riescono ancora a caricare i cellulari. Di fatto, i kibbutz vicini alla frontiera con Gaza sono stati i primi a finire sotto il fuoco dei miliziani di Hamas. Più di 100 corpi sono stati trovati nel kibbutz israeliano 39, la piccola comunità agricola autosufficiente di 1.000 residenti vicino a Gaza. Stessa cosa per il kibbutz di Kfar Aza, a due chilometri dalla striscia di Gaza dove i militari hanno trovato uno scenario devastante: intere famiglie massacrate, corpi bruciati e sgozzati tra cui tanti bambini. La reazione d’Israele, come previsto, è stata durissima, senza precedenti: dopo aver ripreso il controllo dei confini con la Striscia e aver iniziato pesanti bombardamenti, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) non solo ha organizzato l’offensiva di terra, al momento sono oltre mille i morti palestinesi, ma ha imposto un assedio totale a Gaza, tagliando l’accesso a elettricità, gas, acqua e cibo. Ma il popolo palestinese non è Hamas e Hamas non è il popolo palestinese. Dobbiamo quindi stare attenti a non posizionarci
“a favore” di questa “operazione militare” di Hamas, in nome di un sostegno al popolo palestinese. Cosi come bisogna parlare di civili palestinesi ingiustamente coinvolti. Gli israeliani hanno detto alla popolazione palestinese di fuggire, lasciare le proprie case e gli ospedali, ma non c’è nessun posto dove possono andare. A meno che l’Egitto non decida più avanti di aprire il confine”.


In Medio Oriente, continuano da decenni le improvvise aggressioni terroristiche arabe. La stessa ferocia è avvenuta in Francia, Italia, Spagna, Germania, Stati Uniti, Nord Africa. Ora si provoca la guerra in Israele. Perché periodicamente nel mondo si scatenano assurde violenze contro gli ebrei? Quale colpa ha Israele, quella di esistere, come l’Ucraina?


Dalle sue origini la Palestina è una terra sacra per gli ebrei, i cristiani e i musulmani. Il conflitto israelo-palestinese è uno dei problemi centrali del nostro tempo oltre alle ragioni territoriali che lo definiscono, evoca ripetutamente lo spettro dell’antisemitismo. La gravità degli eventi obbliga a guardare però oltre i confini e a fare una panoramica delle cause storiche ed economica del conflitto. L’allargamento della prospettiva al nuovo ordine mondiale, la relazione tra Russia, Iran e guerra in Ucraina, l’evoluzione delle relazioni fra Israele e i Paesi arabi. Sia il popolo arabo sia quello ebraico hanno diritto di vivere in Palestina. Per entrambi, questo diritto è fondato su ragioni storiche, culturali e religiose. Il rischio della doppia crisi parallela, in Ucraina e Israele, potrebbe essere un contraccolpo geopolitico non da poco per l’Occidente e da qualsiasi parte lo si guardi, l’attacco di Hamas è destinato ad alimentare una nuova fase di conflittualità in Medio Oriente”.

Dopo il tour di Blinken in Medio Oriente ,il presidente Joe Biden ha incontrato Netanyhau e subito dopo avrebbe dovuto incontrare il re di Giordania Abdullah II Ibn Al Hussein, come aveva fatto giorni prima Giorgia Meloni a Roma, ma il sovrano ha preferito rinunciare per ovvi motivi di opportunità politica. Qual è la relazione di questi incontri nell’agone internazionale e interno dell’ Italia

Certamente il viaggio mediorientale del Segretario di Stato americano Antony Blinken e poi dello stesso presidente Biden ha voluto sottolineare la posizione degli Stati Uniti sulla questione mediorientale, il cui obiettivo è quello di far cessare le tensioni tra israeliani e palestinesi, pur riconoscendo che i gravi incidenti della scorsa settimana, sono un campanello d’allarme per la sicurezza. Gli Stati Uniti hanno ribadito che la soluzione due popoli, due Stati, sarebbe la meno «dannosa per la sicurezza e per la difesa dell’identità di Israele, come stato ebraico e democratico»,
e che «gli Stati Uniti continueranno ad opporsi a tutto ciò che potrà allontanare tale obiettivo”. Dunque, niente di uovo rispetto alle posizioni di questi anni. Cosi come sempre di stabilità e cooperazione ha parlato il re di Giordania che in maniera esplicita ha fatto intendere
“Niente rifugiati in Giordania, niente rifugiati in Egitto, questa è una situazione umanitaria che deve essere gestita all’interno di Gaza e della Cisgiordania”. Dunque, un appello a non allargare il conflitto e a gestirlo internamente. Appello condiviso anche dalla premier Meloni, la quale ha affermato la volontà di contribuire alla sicurezza e alla stabilità della regione in questa fase difficile”.


I sommovimenti tellurici militari provocati dall’aggressione di Putin all’Ucraina, si propagano anche a Israele? Eppure Israele è una realtà economica potente e dinamica in Europa, Russia, Stati Uniti e vanta uno strapotere che dal Sud Africa raggiunge l’Olanda. Una sorta di “via dei diamanti” a cui tutte le nazioni guardano con grande invidia e aspirazione. E’ lecito pensare che la Russia, con le sue brigate Wagner, tenda ad allargare i suoi confini, distraendo l’Occidente dall’impegno di salvare l’Ucraina?


“La crisi in Medio Oriente apre inaspettati spazi politici anche per Mosca, che ha rapporti con tutti gli attori coinvolti. “La Russia può e giocherà un ruolo nella risoluzione del conflitto. Stiamo mantenendo i contatti con le parti in conflitto”, ha detto il portavoce del Cremlino. Putin punta a” questa guerra. La crisi tra Israele e Hamas “distrae” – come ha scritto la Bbc – l’opinione pubblica, con l’attenzione mediatica oggi puntata tutta su Gaza. Ma Mosca spera soprattutto che “una parte delle forniture di armi occidentali all’Ucraina vengano reindirizzate verso Israele”. Inoltre, a livello politico contesta l’ordine mondiale garantito dagli Stati Uniti accusandoli di aver prestato poca attenzione al dramma palestinese e alla loro aspirazione ad avere uno Stato indipendente”.

La Turchia di Erdoghan si pone sempre come mediatore di pace, ma non gradisce la presenza delle portaerei statunitensi nel Mediterraneo. L’Europa è pronta ad aiutare economicamente Israele, così come fanno da sempre gli USA? Cosa può fare il Governo Italiano per evitare esplosione di un conflitto mondiale?


“Le guerre in Ucraina e a Gaza temo continueranno a condizionare il quadro di sicurezza e strategico europeo ancora a lungo. E l’Italia deve prepararsi a gestirne le conseguenze. L’ impegno può e deve tradursi nella partecipazione a missioni bilaterali e multilaterali, che facciano proprio un approccio in cui la sicurezza venga declinata in modo ampio, in stretto dialogo con gli attori presenti sul campo e mettendo al centro la tutela delle popolazioni locali”.


Preoccupa il pericolo a cui possono andare incontro i mille militari italiani dell’Onu di stanza in Libano al confine di Israele?


“I soldati inviati dovrebbero fare da cuscinetto per evitare che ci sia un peggioramento della situazione. Nelle ultime ore le sirene di allarme antimissili hanno risuonato al confine nord di Israele con il Libano, mentre al sud fonti locali citate dalla France-Presse hanno segnalato bombardamenti israeliani sul sud del Paese. Il ministro della difesa, Crosetto, ha però assicurato che nel caso di escalation dello scontro, l’Italia è pronta a ritirare i suoi uomini”.

Gianni Maria Stornello