
Nell’ultimo libro di Piero Bianucci “Pellegrini dell’Universo”, un presagio agghiacciante: “La Stazione spaziale internazionale è ormai l’unico luogo in cui Russia e Stati Uniti convivono in pace”
L’estate 2021 ha segnato tappe storiche, e anche sconcertanti, per i viaggi nello spazio. Sulla scena sono entrati con prepotenza i razzi di potenti aziende private capaci di sfidare agenzie pubbliche come la Nasa e gli enti spaziali dell’Europa (Esa) e della Russia (Roscosmos). La nuova epoca del volo in orbita inizia l’11 luglio, quando Richard Branson, imprenditore estroso, sorprende il mondo imbarcandosi sul primo volo turistico della sua compagnia spaziale, la Virgin Galactic. Insieme con cinque compagni di avventura, sulla navetta “Unity” è rimasto per quattro minuti in assenza di peso a 80 chilometri di quota.
Passano pochi giorni e il 20 luglio Jeff Bezos, il miliardario di Amazon, lo supera salendo a più di 100 chilometri. Anche lui, come Branson, mette a rischio la propria vita per dimostrare che la sua astronave è sicura. Accanto aveva il fratello Mark, la 82enne Wally Funk e il 18enne Oliver Daemen, cioè l’astronauta più anziana e il più giovane che siano stati in orbita. “Se loro lo fanno, tutti possono farlo” era lo slogan del volo. Non proprio tutti, per la verità, dato che il “biglietto” costa mezzo milione di dollari e un ipotetico giro intorno alla Luna 45 milioni. Ma purtroppo viviamo in un mondo nel quale l’uno per cento della popolazione globale possiede metà della ricchezza di tutti gli altri 8 miliardi di terrestri. Migliaia di Paperon de’ Paperoni hanno già prenotato weekend in orbita e un imprenditore giapponese, Yusaku Maezawa, è in lista di attesa per la circumnavigazione lunare.
Non era finita. Il 15 settembre l’astronave di Elon Musk (il miliardario della Tesla) ha portato quattro turisti per tre giorni su un’orbita a 575 chilometri dalla superficie terrestre, più in alto della Stazione Spaziale Internazionale e del famoso telescopio “Hubble”. Di primato in primato, l’autunno è andato avanti sulla scia estiva: il 13 ottobre, con l’astronave di Bezos, l’attore William Shatner, 90 anni, il celebre Capitano Kirk della serie televisiva “Star Trek”, è diventato il più vecchio astronauta della storia. Addio fantascienza.
Ma alla fine di febbraio su queste imprese trionfali è calata come una doccia fredda la guerra di Putin in Ucraina: in dubbio l’imminente ritorno sulla Stazione spaziale dell’astronauta italiana Samantha Cristoforetti, annullata la missione euro-russa su Marte prevista per settembre, rinviato il test inaugurale della missione Artemis in collaborazione tra la Nasa e l’Esa che dovrebbe portare la prima donna sulla Luna nel 2025 e, almeno per adesso, molto improbabile lo sviluppo di un turismo in orbita sulle astronavi di Branson, Bezos e Musk.
In sostanza, si pone per il futuro una domanda cruciale: di chi è e che cosa è lo spazio circumterrestre? E’ un laboratorio scientifico? E’ un bene comune dell’umanità da governare con saggezza, una meta turistica o un teatro di guerra?
Se vi interessa essere informati in modo facile e divertente su questi temi che riguardano il futuro di tutti noi, potete leggere il libro di Piero Bianucci “Pellegrini dell’Universo” (Solferino Editore, 380 pagine, 19 euro), arricchito da contributi dell’astronauta Umberto Guidoni, di Ettore Perozzi (astrofisico dell’Agenzia Spaziale Italiana) e del neuroscienziato Vittorino Andreoli.
Il sottotitolo – “L’uomo nello spazio tra esplorazione e turismo” – non restituisce integralmente il contenuto del libro. Presentando Piero Bianucci alla Biblioteca Centrale di Torino, il matematico e notissimo divulgatore scientifico Piergiorgio Odifreddi ha detto che in realtà questo libro ne contiene quattro al prezzo di uno:
il primo racconta come siamo passati da carte geografiche primitive alla perfetta conoscenza della Terra metro per metro (si pensi a Google Map). Il secondo tratta le reazioni del nostro organismo (non sempre piacevoli) all’assenza di peso. Il terzo è un vero e proprio “catalogo turistico” dei viaggi spaziali oggi possibili: da una toccata e fuga in orbita, a una vacanza sulla Stazione Spaziale Internazionale, fino ad avventure più impegnative sulla Luna e su Marte che diventeranno forse possibili nei prossimi vent’anni. Senza tralasciare gli asteroidi, uno dei quali, il numero 4821, è stato chiamato “Bianucci” dalla International Astronomical Union, il solo ente autorizzato a battezzare i corpi celesti.
L’ultimo capitolo cambia le carte in tavola: il “pellegrinaggio” più sconvolgente non è andare sulla Luna, su Marte o su altri pianeti, ma viaggiare con la mente, esercitare quella intelligenza che ha permesso a fisici, astronomi e biologi di comprendere l’origine dell’universo nel Big Bang, l’evoluzione delle stelle e delle galassie, la comparsa della vita sulla Terra e probabilmente anche in molti altri luoghi remoti che un giorno forse scopriremo. Sconvolgente non è viaggiare nell’universo dietro l’angolo – la Luna, Marte – ma portare l’universo intero nella nostra mente: abbracciarlo, abitarlo con il dono dell’intelligenza. “Come disse una volta Charlie Brown – conclude sorridendo Bianucci nelle ultime righe – le cose importanti me le porto dentro. Il resto è nel frigo”.
Le pagine alternano dati scientifici, aneddoti, curiosità e passaggi umoristici: la modella Naomi Campbell, 58 chilogrammi di bellezza sulla Terra, peserebbe pochi grammi sulla Stazione Spaziale, ma non per questo ci sembrerebbe anoressica: nello spazio il peso si azzera ma la massa rimane uguale… anche a toccarla. Quanto all’idea che unisce i quattro capitoli considerati da Odifreddi altrettanti libri, è una sola, ed è semplice: è l’idea che per natura l’uomo è esploratore. Il bisogno prima pratico, poi psicologico, culturale e filosofico di conoscere il mondo muove tutta la storia umana, nel bene e nel male.
“Pellegrini dell’Universo è arrivato in libreria il 4 febbraio. Bianucci lo ha consegnato all’editore nel dicembre dell’anno scorso e fino a quel punto è aggiornato come un instant book. Tre mesi fa, alla guerra in Ucraina non si poteva neppure pensare, ma a pagina 234 ce n’è un presentimento che, con il senno di poi, diventa agghiacciante: “Lo spazio va incontro a un’epoca molto diversa dal trentennio 1990-2020. La Stazione spaziale internazionale è ormai l’unico luogo in cui Russia e Stati Uniti convivono in pace nonostante le crisi geopolitiche che si susseguono in un mondo reso tripolare dalla Cina. Dopo la Stazione spaziale internazionale la diplomazia dello spazio dovrà trovare nuovi equilibri perché nel giugno 2021 Cina e Russia (Xi Jinping e Putin) hanno annunciato il progetto di una loro grande stazione spaziale che si svilupperà intorno a quella che Pechino sta costruendo. La stazione lunare Gateway senza partecipazione russa sancirebbe il ritorno a uno scenario nel quale i grandi della Terra si sfidano invece di collaborare”.
Purtroppo è ciò che stiamo vedendo.
Elena Bena