
Competenze umanistiche e pensiero scientifico senza dimenticare la vita quotidiana – Una nuova alfabetizzazione. Giovani talenti e presenza femminile
La crisi pandemica ha trasformato in opportunità la consapevolezza digitale,
sia nella vita quotidiana che nell’orientamento tecnologico del mondo del lavoro: questo scenario si riflette sempre di più anche nel mondo della formazione, che richiede nuovi modelli e una nuova visione. Affrontare il percorso di trasformazione digitale significa trovare un equilibrio tra competenze.
L’investimento delle imprese su formazione ICT e sviluppo del personale crescerà di pari passo con la rapidità delle innovazioni (si stima che nel 2022 i budget dedicati alla formazione e allo sviluppo del personale aumenteranno del 92%, secondo la ricerca internazionale Global HR condotta in 21 paesi, compresa l’Italia, da CoachHUB).
Parliamo di formazione specialistica, mirata a ridisegnare skill e profili professionali, ma soprattutto a sostenere lo sviluppo economico e le esigenze di un mercato fondato sugli investimenti tecnologici che guideranno i prossimi anni: servizi Cloud, soluzioni di Big Data, tecnologie indossabili, Cybersecurity, Blockchain e Artificial Intelligence.
Digital Enabler che per essere messi in campo richiedono competenze trasversali, un approccio misto tra cultura umanistica e pensiero scientifico. Ragionare sulle competenze significa anche non dimenticare il territorio, la comunità, il quotidiano: quando parliamo di “digitalizzazione” non ci riferiamo esclusivamente ai tecnici e al comparto ICT. Competenze digitali sono anche quelle di base, utili a tutti non solo per accedere a infrastrutture e servizi essenziali, dialogare con la PA e con le imprese, ma anche per migliorare la propria esperienza nella smart city: un ambiente sensibile e interconnesso al servizio del cittadino, un ecosistema urbano innovativo. Per attraversarlo con successo, è necessaria una nuova alfabetizzazione digitale, come previsto anche dalle iniziative di Italia Digitale 2026 all’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza: tra gli obiettivi, quello di colmare il gap di competenze digitali, con almeno il 70% della popolazione che sia digitalmente abile.
Per affrontare le sfide del mercato e dell’innovazione, come Gruppo SCAI crediamo sia indispensabile intercettare i professionisti di domani all’interno di una rete che lavori in sinergia con gli stakeholder di mercato (acceleratori, incubatori, università).
Oltre al continuous learning (oltre 20.000 ore di formazione annuali con conseguimento di importanti certificazioni in ambito Project Management e Cyber Security) elaboriamo percorsi formativi specifici per i giovani talenti, ad esempio il progetto Scai Academy, che vede coinvolti, su tutto il territorio nazionale, neodiplomati e neolaureati in corsi gratuiti condotti da docenti esterni e da specialisti SCAI. Circa il 90% dei partecipanti resta in azienda.
In questo “fare rete” e in ottica di partnership pubblico-privato, le imprese dialogano anche con il sistema scolastico: la collaborazione con gli ITS (Istituti Tecnico-Scientifici) è esemplare come incubatore di idee e competenze tecnologiche, ma non solo. Diventare un bravo sviluppatore non vuol dire avere solo competenze matematiche e forti attitudini di logica, ma anche imparare ad essere creativi.
Il PNRR ha previsto inoltre borse di studio per 500 milioni complessivi destinate agli studenti di discipline STEM, con un ulteriore 20% in più per avvantaggiare la scelta da parte delle ragazze. Tuttavia, più che con le quote, incentivare la presenza femminile nel settore ICT è una sfida che va affrontata coralmente da aziende, scuola, enti formativi.
Un modello di business basato sulle competenze rappresenta il punto di incontro tra la visione di sostenibilità futura dell’azienda e le soluzioni tecnologiche dell’ecosistema. Un modello compatibile con lo sviluppo di progetti in ambiti tecnologici candidati a diventare tendenze di mercato nei prossimi 5-10 anni (Blockchain, IoT, AI). Una significativa possibilità per creare immediate opportunità di impiego per i giovani, rafforzando l’inclusione di generazioni, esperienze e generi.
Massimiliano Cipolletta, CEO Gruppo SCAI