
Il Viaggio in Barhein segna la storia della Chiesa di Roma – Fraternità e diplomazia affinché Putin ordini “cessate il fuoco”- Il Papa torna alle sue origini. Pranzo con i cugini di Portacomaro, battute in Piemontese: “Sono venuto a sentire il sapore delle mie radici”- La Messa in Cattedrale ad Asti
Jorge Mario Bergoglio, nonni astigiani sposi nella Chiesa di Santa Teresa a Torino, dove il papà è stato battezzato, nato a Buenos Aires il 17 dicembre 1936, figlio di emigranti piemontesi, perito chimico, studi classici in Cile, laurea in filosofia, professore di letteratura e psicologia al Collegio dell’Immacolata a Santa Fe. Per noi, per tutto il mondo che lo ammira, soltanto Francesco. Il Papa, che seduto sul trono di Pietro, si spoglia dell’abito talare, si inginocchia e parla agli ultimi di ogni religione, senza distinzione alcuna, denuncia le nefandezze di prelati e religiose ai danni di bambini e adolescenti, chiede scusa alla cristianità e condanna coloro che hanno trasgredito, condanna ogni violenza, ogni guerra, dichiarata nel nome della religione.
Come lo fa? Con parole semplici, a volte incerte, nel suo italiano imperfetto, con quella pacatezza e convinzione che soltanto le grandi personalità dello spirito possiedono e sanno dominare anche nei momenti più drammatici della loro e della vita del prossimo. Un Uomo fuori dagli schemi, persino quelli che Papa Woytjla aveva imposto al mondo nel suo lunghissimo e sofferto magistero.
Parole disarmanti, frutto di lunghe riflessioni, quelle di Francesco, rivolte con rispetto, umiltà, affettuosa fermezza ai cosiddetti (grandi?) della Terra, alle persone, ai bimbi, ad adolescenti, alle madri migranti, agli uomini che lasciano le loro sofferenze nell’Africa Subsahariana, nell’Africa del Nord, in Afghanistan, in Messico, in Iran e da un anno in Ucraina, per affrontarne altre in Europa, negli States, nella speranza sovente vana, di essere accolti con affetto e rispetto da popoli “evoluti”, la cui cultura impedisce sovente di manifestare appieno ciò che ogni cristiano dovrebbe fare con…parole ed opere.
Francesco, un Uomo. Nella più alta delle accezioni spirituali.
Un uomo che non ha esitato ad entrare in punta di piedi in Vaticano e, step by step, contro ogni avversione clericale, è riuscito a imporre la legge di una Umanità che il leggendario umile frate aveva imposto a sé stesso, spogliandosi d’ogni bene per dimostrare, con l’ottimismo de “Il cantico delle creature”, che il Medio Evo, non era così oscuro, che la storia, nel bene e nel male si sarebbe potuto riscrivere, nell’intento di ridare valori autentici all’umanità di quell’epoca e, secolo dopo secolo, all’umanità di oggi.
Si pensi, come sia stato profetico, attuale, il Cantico francescano, in un periodo esasperante per la storia del mondo, in cui ci si dimentica di salvare il Pianeta che si ribella alla nostra cruenta evoluzione economica; si combatte in ogni angolo delle Terra; si minacciano guerre nucleari; si affamano centinaia di milioni di persone; si negano cure vitali ai neonati e agli anziani bisognosi di cure terminali, mentre tutte le potenze militari spendono miliardi di sofisticatissime armi per “Salvare la Pace”.
Francesco, il Magistero della Pace l’ha costruito dal 13 marzo 2013, anno in cui è stato eletto Sommo Pontefice: giorno dopo giorno, quando ancora l’aggressione di Putin all’Ucraina non si era affacciata nemmeno nella mente di Kirill, il patriarca di tutte le Russie. L’ha fatto parlando al mondo degli aggressori e degli aggrediti, alle nazioni che manifestano forti apprensioni per la fame nel mondo, che la guerra accresce. Ha invocato incontri pacificatori, non è stato ascoltato. Si è persino pensato, sbagliando che la sua politica di “Seminatore di Pace” fosse inefficace: Poi, l’ultimo colpo magistrale: il viaggio in Bahrein.
Francesco, con il seguito diplomatico ferratissimo in politica estera,
il 4 novembre alle 14,36 (ora italiana) è atterrato all’aeroporto di Awali, nello Stato del Golfo Persico, primo Pontefice della storia ad “abbracciare” la religione musulmana. E’ stato accolto da Re Hamad bin Isa Al Khalifa, nella residenza di Sakhir Royal Palace ed ha partecipato al Bahrain Forum for Dialogue “East and West for Human Coexistence”, patrocinato dal re del Barhein. Ed è qui, nel confronto aperto con la religione musulmana, che ha forgiato quella meravigliosa locuzione “Seminatore di pace” che è risuonata nel mondo, collante di reciprocità e di fraternità dei popoli, su cui soltanto Putin, non la Russia,
non ha voluto ascoltare o volutamente ignorato. C’è da chiedersi
cosa avrà pensato ancora una volta “ Kilill, il chierichetto di Putin”.
Francesco, un Uomo. Un santo? Lo diventerà, ne siamo certi. Anche la Chiesa cattolica ha bisogno di santi che parlino, senza inibizioni, dicendo pane al pane a chi non vuole ascoltare. Le parole sono pietre e su queste pietre Francesco ha inciso i pensieri di una umanità che è stanca di violenze, di idiote manifestazioni muscolari.
La vita dei popoli non si governa con la violenza, ma con leggi certe, giuste, con una giustizia sana che sappia parlare anche al cuore dei violenti, di coloro che credono di essere sempre vittime di ingiustizie, con una distribuzione equa dell’economia.
Nel secondo giorno di incontro con la regalità del Barhein, formalmente ineccepibile, ma ansiosa di godere della propria prosperità, anziché affliggerla ogni giorno, Francesco ha sciorinato una frase che vale tantissimo per coloro che vogliono e sanno ascoltare il cammino della Pace: “Siamo qui insieme perché intendiamo navigare nello stesso mare, scegliendo la rotta dell’incontro anziché quella dello scontro”.
Nell’”abbracciare” la religione musulmana Francesco, con quell’intelligenza che è pura espressione dei buoni d’animo, intuitivi e, a volte maliziosi, ha lanciato un segnale alla Chiesa ortodossa russa affinché non si…isoli.
Chi ha orecchie per sentire non si sottragga: negli Usa, in Russia, in Cina, in Corea del Nord, in Iran, in alcuni Paesi africani, in Afghanistan, in Europa e quindi in Italia, in qualunque mare si pensi di tenere in ostaggio ogni essere umano. Il mare a cui allude Francesco non è soltanto il Mare Nostrum, ma il mare infinito dell’esistenza, della fraternità in cui si possa navigare nel rispetto degli uni verso gli altri. Con umiltà e reciproco amore.
In questo quadro del terzo millennio in cui il Papa abbraccia i musulmani, ci viene in mente il famoso proverbio: “Se la montagna non va da Maometto, Maometto va alla montagna”, che apparentemente, non ha nulla a che vedere con la politica di Francesco, ma sicuramente rivela il suo essere prima di tutto Uomo. Penso a Francesco il 19 e il 20 novembre è stato a Portacomaro, per far visita ai cugini anziani, “per rivivere un po’ in famiglia” e con i quali parla ogni sabato, alle 10, telefonicamente, per sapere come stanno. Altro che miracolo di Maometto (con tutto rispetto che gli si deve!). Papa Francesco dopo il viaggio in Bahrein, i duri moniti più volte espressi di far cessare il fuoco tra Russia e Ucraina, tra i mille pensieri di cui si fa carico, il “miracolo” lo compie ogni sabato per telefono, facendo anche un salto a casa, nella sua casa di origine a Portacomaro, tra le colline dell’Astigiano, “dove si parla il dialetto della nostra terra”, ha confidato uno dei suoi cugini. “Sono venuto per sentire il sapore delle mie radici”.
Armando Caruso