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Gas e inflazione, l’Italia in costante pericolo. Le richieste della Regione Piemonte al governo

By 20/09/2022Settembre 22nd, 2022No Comments

Gli effetti del blocco dei flussi di gas dalla Russia all’Europa stanno già manifestandosi producendo ingenti danni all’economia dell’eurozona e, in modo particolare, all’economia italiana. L’Italia è, infatti, il paese che più dipende dall’importazione di gas, ben il 90% del gas necessario al nostro fabbisogno viene importato da altri paesi produttori e, fino a pochi mesi fa, la Russia, con il suo 40% di export verso il nostro territorio, era il fornitore più importante per l’Italia. Solo successivamente all’inizio della guerra contro l’Ucraina, che tale export è sceso al 23%, avendo il nostro Paese stipulato accordi con altri Stati produttori.
Da un’analisi de “Il Sole 24 Ore” lo scenario che si prospetta per le aziende italiane non è certo dei più favorevoli. Una delle più significative conseguenze indirette della cessione del gas russo è proprio l’aumento dei costi energetici. In un solo giorno, e più precisamente il 5 settembre, alla borsa di Amsterdam, luogo dove si decide il prezzo del gas per l’Europa, questo ha subito un rialzo del 35%. Ciò avviene perché il gas è una materia prima energetica utilizzata direttamente per molte attività industriali e dei servizi; ed in Italia, in particolar modo, è usata per produrre circa il 50% dell’energia elettrica necessaria al fabbisogno nazionale.
L’aumento del prezzo del gas e il conseguente aumento dei beni energetici ad esse collegati stanno aggravando l’inflazione nel nostro Paese e impoverendo i risparmi delle famiglie, producendo una brusca frenata nei consumi. Per le aziende nazionali la situazione si presenta ancora più grave, in special modo per i settori come quelli metallurgici, carta ed alimentari, che hanno più necessità di energia.
Molte aziende, proprio per arginare il problema, stanno decidendo di sospendere temporaneamente la propria attività, in quanto i costi per l’energia non sono più sostenibili; e ciò comporta conseguenze negative non solo sulla produzione, ma anche sull’occupazione. Altra conseguenza negativa è il fatto che le aziende non spendono per ulteriori investimenti e questo ha ripercussioni sulla crescita del PIL e della produttività.
Secondo un recente studio di Confindustria l’Italia è il paese più esposto e fragile alla crisi del gas rispetto ad altri paesi come, ad esempio, Francia e Germania. Tale situazione comporterà una minore competitività di costo dell’Italia rispetto ad altri paesi europei e riguarderà i principali settori della nostra economia: da quello primario, all’industria e, persino, fino ai servizi.
Rispetto al 2021 il rischio di default delle imprese italiane, secondo il Cerved (agenzia di informazioni commerciali) è passato dal 14,4% al 16,1%, coinvolgendo quasi 100 mila aziende, ben 11 mila in più rispetto al periodo prima del conflitto russo-ucraino.
In questo scenario risultano fondamentali le scelte che l’Europa e il Governo italiano adotteranno per frenare il rialzo del prezzo del gas. Uno dei primi interventi a breve- medio termine sarà quello di diversificare l’import di energia e il cambio di mix energetico, riducendo la dipendenza dalla Russia e aumentando l’estrazione nazionale di gas. Nel lungo periodo si dovrà puntare sull’indipendenza energetica, soprattutto, attraverso fonti rinnovabili e sulla bio-energia.
La stessa Regione Piemonte ha trasmesso al Consiglio dei ministri le proprie richieste e proposte per arginare il caro energia, confrontandosi prima con gli imprenditori e gli esponenti del mondo economico e produttivo del territorio. La Regione chiede un doppio intervento: uno con carattere d’urgenza per arginare l’attuale momento di difficoltà; l’altro a medio e lungo termine per dare stabilità alle imprese.
Le richieste più impellenti che il Piemonte ha posto all’attenzione del Governo sono:
definire degli stock di energia a prezzo calmierato, che dovranno essere messi a disposizione del sistema produttivo in base alla dimensione, ai settori, consumi e fatturato; uno sconto in bolletta con i fondi extra profitti; facilitare gli impianti per l’autoconsumo; finanziare gli investimenti in corso sull’efficienza energetica e le fonti rinnovabili; ridefinire i parametri per incentivare le imprese in cui il consumo energetico ha alta incidenza rispetto al fatturato; ridurre l’Iva sul teleriscaldamento del 5%. L’Europa ha davanti a sé una sfida difficile e deve prendere, nel più breve tempo possibile, decisioni fondamentali per la tenuta della propria economia, rimanendo tutti gli Stati membri compatti per poter affrontare questa crisi. A giorni la Commissione europea approverà un piano per arginare l’aumento del costo dell’energia, piano che ogni Paese poi dovrà organizzare a livello nazionale.

Antonella Formisano