CULTURA

GLI OSTACOLI DI CARLO NORDIO ALLA GIUSTIZIA. PRESIDENZIALISMO E SEPARAZIONE CARRIERE

By 24/10/2022Novembre 23rd, 2022No Comments

Il Nuovo Ministro, d’accordo con la premier Giorgia Meloni, dovrà valutare ogni possibilità per modificare l’assetto della magistratura e alcuni articoli della costituzione

Giorgia Meloni, la prima premier donna incaricata dal Presidente Mattarella, aveva in serbo le sue carte da giocare e le ha giocate nella certezza di vincere la disputa (Casellati, Forza Italia o Nordio, Fratelli d’Italia) in seno alla coalizione. Così alla Giustizia, uno dei ministeri chiave dell’architettura costituzionale italiana, è stato designato Carlo Nordio, ex magistrato, da cinque anni componente di spicco di “Fratelli d’Italia”. A Nordio e alla Meloni, ora, l’arduo impegno, su quali riforme attuare nel corso della legislatura nascente e, soprattutto se le riforme (che si intuiscono radicali) si potranno attuare. Perché la materia è complessa.
Sulla base dei programmi elettorali sono attesi interventi quasi epocali nel settore giustizia da parte del nuovo governo. I temi indicati ricalcano i referendum dello scorso 12 giugno che, com’è noto, hanno avuto una scarsissima partecipazione popolare fermandosi a percentuali di votanti irrisorie rispetto al richiesto quorum del 50%. Tale circostanza non sarà certo di ostacolo a riproporre i temi nella prossima legislatura. Vediamo i più importanti e proviamo ad immaginarne gli scenari.
In primo luogo andrà in scena la madre di tutte le battaglie nella quarantennale guerra politica sulla giustizia e cioè la separazione delle carriere. E’ l’unico punto su cui le forze politiche del nuovo Governo sono certamente concordi; ma è anche il punto di maggiore complessità.
Separazione vera delle carriere significa certamente due concorsi di accesso separati per Giudicanti e Pubblici Ministeri; significa anche due distinti organi di autogoverno. Non c’è alcun dubbio che si voglia una separazione vera anche perché questa è la secolare battaglia dell’Unione Camere Penali che certamente si opporrebbe a riformicchie e sbugiarderebbe il Governo ove si cercassero compromessi.
Ma la separazione vera, a mio avviso, implica una modifica della Costituzione. Taluno sostiene che non sia necessario, ma non credo che la Presidenza della Repubblica, anche al di là dei tecnicismi, possa accondiscendere a toccare un punto nevralgico degli assetti costituzionali senza che siano seguite le previste procedure di riforma.
E qui il discorso si andrà a complicare. Infatti la maggioranza non ha numericamente la maggioranza di due terzi che le consentirebbe di evitare il referendum confermativo e dubito che qualche forza di opposizione voglia comunque aggregarsi per farglielo raggiungere. A questo punto è assai probabile che, oltre alla riforma costituzionale sulla giustizia, ciascuna forza della maggioranza, ed in particolare FdI e Lega, pretendano di aggiungere altri loro temi storici di riforma costituzionale: la prima il presidenzialismo e la seconda le autonomie.
Così rapidamente siamo arrivati ad una riscrittura sostanziale degli assetti di potere quali oggi designata dalla Carta. E qui il tutto rischia, ovviamente, di impantanarsi. Ovvero, ove anche si pervenisse alla approvazione della legge, di non superare lo scoglio del referendum confermativo.
Un secondo punto sul quale certamente il nuovo Ministro Nordio si cimenterà è quello concernente la disciplina delle misure cautelari. È  nota la storica critica in ordine ad un preteso abuso in ordine allo utilizzo di tali misure.
Qui il primario ostacolo da superare sarà la disomogenietà culturali all’interno della maggioranza. Anche su questo tema ” vigilera’ ” l’Unione Camere Penali per evitare annacquamenti, ma non sarà facile far assumere al Governo una posizione unitaria e far approvare una riforma coerente.
Da una parte è indubbio che la sola Forza Italia ha una cultura giuridica sinceramente liberista, mentre le basi elettorali di FdI e Lega hanno diffusi umori giustizialisti di cui i vertici non potranno non tener conto, dall’altra parte è assai probabile che il tema trovi sponda favorevole nei centristi dell’opposizione con conseguente rischio di lacerare gli equilibri della maggioranza.
Sarà pertanto un delicato compito di mediazione complessiva quello che dovrà essere portato avanti, ma è assai dubitabile che possa pervenirsi a un risultato soddisfacente per esso intendendo la concreta e reale eccezionalità dell’applicazione di misure cautelari in special modo di quella detentiva.
Anche gli altri cavalli di battaglia quali ad esempio il divieto di impugnazione delle sentenze di assoluzione da parte del Pubblico Ministero e le limitazione dei rapporti con la stampa , non saranno facilmente affrontabili dalla maggioranza.
Il problema di fondo è che tutti questi temi sono figli di una cultura liberista e di Stato di diritto che , al di là delle pulsioni e convenienze del momento, non è oggettivamente parte della storia delle principali forze di Governo ovvero, a ben vedere, forse non sono ancora proprie del DNA del popolo italiano per il quale la presunzione di innocenza rimane un principio sacro da invocare solo quando concerne soggetti del proprio gruppo di appartenenza e da calpestare come un inutile orpello se da applicare a soggetti di altri gruppi.
Sarebbe quindi necessario in questa materia che la politica “voli alto” e si assuma il rischio di educare gli elettori compresi i propri. Se questo Governo riuscirà a farlo avrà certamente dimostrato un grado di maturità, in questa materia sul quale, allo stato, è lecito dubitare.

Massimo Terzi