
Le contraddizioni interne all’Ex Unione Sovietica e alcune ingenuità gli furono fatali – Il “democratico” Eltsin il suo vero antagonista – Cambiò il mondo con la Perestroika – Il crollo del Muro di Berlino e le sue illusioni di pace – Abolì la “guerra fredda”
La recente scomparsa di Michail Gorbaciov ci porta nuovamente a riflettere sul ruolo che l’individuo ha nella Storia: gli eventi, i grandi mutamenti derivano da fattori strutturali o sono causati da decisioni di persone che hanno influenza su tali fattori? Il ruolo assunto da Gorbaciov a fine del secolo scorso è stato rilevante su due eventi mondiali, il termine della Guerra Fredda a la dissoluzione di quella che era l’Unione Sovietica.
Non è certo in queste poche righe che possiamo raffigurare il crollo di quella che era l’URSS, causato certamente in primis da una incapacità strutturale dell’economia di stato sovietica di essere al passo con la crescita del mondo occidentale e dei conseguenti riflessi che comunque anche i consumatori sovietici avrebbero voluto nei loro mercati, così come le tensioni tra le varie etnie e, alla base di tutto, la mancanza di legittimità popolare del governo.
Nel contempo però, quando Gorbaciov, piuttosto inaspettatamente, venne nominato segretario generale del Partito, vi era ancora un sistema di potere che riusciva a contenere il dissenso e comunque sosteneva la potenza militare sovietica, e nulla, agli osservatori occidentali, faceva ritenere possibile il crollo repentino in un solo lustro. Gorbaciov voleva sicuramente riformare il sistema sovietico e non certo abbatterlo. Diede il via a riforme economiche investendo nell’industria e cercando almeno parzialmente di liberalizzare il piccolo commercio, ma queste misure alla fine si rivelarono controproducenti perché il mantenimento del divieto di proprietà privata e il controllo dei prezzi da parte dello Stato fecero funzionare peggio di prima il sistema statale di origine staliniana.
Di fronte a queste gravi difficoltà economiche (aggravate tra l’altro dal crollo dei prezzi del petrolio) Gorbaciov tentò di riformare il sistema politico, attraverso diversi passaggi di democratizzazione. Gorbaciov probabilmente riteneva che i suoi nemici fossero i conservatori all’interno del partito e dell’apparato sovietico, ma, ironia della sorte, furono invece i “democratici” guidati da Eltsin a minarlo e sconfiggerlo.
Le riforme di Gorbaciov erano eccessive per i conservatori e troppo modeste per i democratici. Con l’autorità e la legittimità del Partito sempre più minata dalle lacerazioni interne, dalle rivelazioni sul passato, dagli scandali sulle ruberie dei vertici e dai movimenti nazionalistici nelle varie repubbliche, Gorbaciov non ebbe la forza di chiedere una legittimazione popolare mediante un voto, che probabilmente, almeno agli inizi della sua presa del potere, gli sarebbe stata concessa.
Visto ora, probabilmente Gorbaciov credeva che fosse possibile salvare il sistema una volta eliminata la pianificazione economica e il timore diffuso dello stato di polizia; invece quegli elementi erano così essenziali alla sua sopravvivenza che, una volta eliminati, hanno portato alla disintegrazione del sistema. E’ però nella politica estera seguita da Gorbaciov che si riscontra l’enorme divario tra la percezione occidentale e quella russa sulla sua opera. Per noi occidentali Gorbaciov meritoriamente cambiò radicalmente lo scenario in cui all’inizio degli anni ’80 ci si muoveva, caratterizzato da forti tensioni, senza grande spazio per i compromessi, e con continui sviluppi degli armamenti nucleari.
Egli propose una nuova sicurezza, basata su interessi condivisi e valori comuni, e non più governata dalla possibilità di distruggersi reciprocamente. I vari trattati siglati con gli Stati Uniti per la riduzione degli armamenti (che ridussero drasticamente gli arsenali nucleari) e la riduzione unilaterale delle truppe sovietiche in Europa, favorirono nei paesi satelliti il percorso verso riforme dei loro sistemi politici ed economici.
Anche qui, con il senno di poi, i politici occidentali non aiutarono molto gli sforzi di Gorbaciov, certamente forse ingenui e idealistici, soprattutto dopo il crollo del Muro di Berlino. Assistere alla riunificazione tedesca e all’espansione della Nato nei paesi una volta satelliti, in un contesto di deterioramento delle condizioni di vita di quella che ora era solamente la Russia, fa certamente capire perché molta parte dei suoi compatrioti gli voltarono le spalle.
E’ comunque indiscutibile che anche per i cittadini sovietici l’eredità di Gorbaciov, almeno nella prima parte di questo secolo, sia stata significativa. I russi godono ancora di ampie libertà economiche e personali che erano inimmaginabili sotto l’Urss, ma ora sono governati da un regime che utilizza gli effetti negativi delle riforme gorbacioviane per giustificare il suo ferreo controllo.
E’ verosimile ritenere come Putin possa pensare che riforme e liberalizzazione possano portare al collasso dello Stato e che quindi sia indispensabile un ferreo controllo degli apparati. Vista con i nostri occhi, Gorbaciov ha avuto certamente il merito di far terminare la Guerra fredda e di far crollare il vecchio sistema dell’Urss; le conseguenze attuali non possono essergli attribuite.
Pier Giorgio Bedogni