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Il calice divino simbolo di fraterna alleanza

By 20/04/2022Aprile 26th, 2022No Comments

“In vino veritas”. La Chiesa Cattolica l’ha diffuso nel mondo occidentale – I record di “Vinitaly” e “Grandi Langhe 2022”

Secondo la migliore tradizione gastronomica italiana sulle nostre tavole non può mai mancare una bottiglia di buon vino, dal momento che tale prodotto è fondamentale per accompagnare i nostri piatti. Questa bevanda alcolica ha parecchi secoli di storia alle spalle e la sua diffusione è frutto anche del grande impegno profuso dalla Chiesa Cattolica.
A questo proposito basti pensare che nel Vangelo secondo Giovanni il primo miracolo di Gesù (noto come le “nozze di Cana”) consiste nel trasformare dell’acqua in ottimo vino, con grande apprezzamento da parte del maestro di tavola che farà i suoi complimenti allo sposo.
Il vino è inoltre presente nell’ultima cena, dove Gesù, alla vigilia della sua passione, dopo aver spezzato il pane prende il calice del vino e lo offre ai suoi discepoli. Il calice diventa quindi il simbolo della “nuova ed eterna alleanza” e ricorda ancora oggi, durante la funzione religiosa, il “sangue di Gesù” versato per tutti in remissione dei peccati.
L’importanza di questa bevanda, che naturalmente non era nuova ai Romani, verrà quindi rafforzata con la diffusione del cristianesimo, che manterrà nel pane e nel vino gli elementi fondamentali per le celebrazioni religiose.
Dopo la caduta dell’Impero romano, la storia italiana si caratterizzerà per una frammentazione in molti Stati (in alcuni periodi anche di dimensioni modeste) oltre a frequenti guerre, dove grazie all’opera dei religiosi si è riuscita a mantenere sempre viva l’arte della coltivazione della vite e a selezionare con il tempo le varietà migliori, preservando così la diversità dei vigneti.
Non a caso l’Italia è oggi uno tra i Paesi al mondo ad avere il maggior numero di vitigni autoctoni, vale a dire vitigni che hanno attecchito in alcuni territori di dimensioni limitate e che pertanto fruttificano al meglio solo in quelle aree.
Al contrario dei più noti vitigni internazionali (quali ad esempio Chardonnay, Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah, ecc), quindi, la zona di produzione degli autoctoni è molto contenuta e questo aumenta il fascino dei relativi vini, che non tutti – al di fuori dei confini locali o nazionali – hanno la fortuna di conoscere, anche a causa della produzione limitata.
I religiosi hanno quindi sempre saputo mantenere una grande tradizione in ambito enologico, non solo occupandosi della coltivazione della vite ma anche adoperandosi nelle tecniche di produzione del vino e nelle relative innovazioni. A questo proposito si cita tra tutti Pierre Pérignon, un monaco benedettino conosciuto come Dom Pérignon, che ha dato il via alla produzione dello Champagne, seppur non manchino esempi di abbazie che per secoli hanno tramandato la cultura del vino, vino che – oltre a celebrare la Santa Messa – costituiva anche un mezzo di sostentamento in quanto veniva venduto per coprire le spese dei conventi stessi.
Il legame tra la Chiesa Cattolica e il vino si può notare anche in tempi più recenti, basti pensare che le prime parole del neo eletto Papa Benedetto XVI furono: “I Signori Cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore”, così come Papa Francesco, che nel commento del miracolo delle nozze di Cana affermò che “senza vino non c’è festa”, proprio a ribadire il ruolo fondamentale di questa bevanda nel contesto gioviale del matrimonio descritto dal Vangelo.
Il fascino del vino è riscontrabile anche nell’ultima edizione del Vinitaly, la numero 54, che nonostante il difficile contesto geopolitico internazionale e dopo due anni di pandemia vede la presenza di 4.400 aziende provenienti da 19 nazioni e registra il record storico di buyer stranieri in rapporto al totale degli ingressi, pari al 28% degli 88.000 operatori.
A questo proposito anche sul versante piemontese non mancano buone notizie in quanto si è recentemente conclusa a Torino “Grandi Langhe 2022”, evento dedicato che ha visto due giorni di degustazioni di 11 differenti denominazioni e che ha ospitato 226 cantine, con la presenza di 2.200 partecipanti da 15 paesi nel mondo.
Se quindi oggi abbiamo la possibilità di degustare un ottimo calice di vino il merito è naturalmente anche della tradizione secolare della Chiesa Cattolica, che ha attivamente contribuito alla sua diffusione e valorizzazione.

Flavio Servato

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