CULTURAPOLITICA

IL CARO LIBRI (NUOVI E USATI) GRAVA SUL BILANCIO DEBOLE DELLE FAMIGLIE

By 22/09/2023Settembre 25th, 2023No Comments

La scuola, secondo pilastro educativo dopo la famiglia, mostra segnali fallimentari – Docenti in stato di disagio totale – L’insegnamento è vocazione, non una scelta professionale di ripiego – La mancanza di regole sociali danneggia la formazione degli studenti

La scuola, attività quotidiana basata sulla comunicazione e sul riconoscimento reciproco, riparte in tutta Italia. L’avvio di un nuovo cammino, dove ritroviamo i docenti che con coraggio e passione non hanno mai smesso di spendersi per i loro piccoli e grandi alunni. Con la riapertura delle scuole torna il problema del caro libri, una spesa che grava sul bilancio di moltissime famiglie. Durante i miei anni di insegnamento ho notato che le case editrici propongono nuove edizioni dentro le quali però ci sono sempre gli stessi volumi con qualche minima aggiunta e modifica. Consiglierei alle famiglie e agli studenti di non comprare zaini e materiale scolastico griffato, bensì di acquistare tutto il materiale utile allo studio in supermercati, seguendo anche l’offerta da volantino.
La scuola, come si sa, è un organismo complesso! La seconda agenzia educativa dopo la famiglia, uno dei pilastri della società sta mostrando segnali di fallimento nel suo compito primario. Finché molti sceglieranno il lavoro dell’insegnante per avere un pubblico impiego, perché non sanno cosa altro fare, e finché non ci sarà un sistema di reclutamento e di formazione corretto, di certo non andrà meglio. Fare l’insegnante è una vocazione, è un lavoro di relazione, ogni insegnante può davvero cambiare la vita ad una persona con quello che dice o fa. E’ altresì fondamentale sostenere il sistema scolastico con un’équipe multidisciplinare (psicologi, sociologi, pediatri, medici, educatori, assistenti sociali), una rete che dia sostegno agli insegnanti nel loro compito sempre più complesso e che rilevi il disagio e lo curi in tempo.
Una società che non pensa alla scuola e non destina risorse ad essa è una società che ha deciso di tarparsi le ali e di vivere nell’ignoranza e nella devianza. Tra le problematiche più importanti nel lavoro dell’insegnante ci sono i comportamenti problematici degli alunni: classi troppo affollate che non permettono di applicare le metodologie didattiche adeguate, per non parlare poi della condizione di precariato con lo scarso riconoscimento sociale delle professioni.
Gli studenti oggi sono difficili, anche spesso male educati, manifestano una maggiore fragilità nell’adempiere agli impegni scolastici, nel sostenere i ritmi cognitivi e nel rispettare le norme che sono alla base della convivenza sociale. Tali difficoltà si traducono in ritardi, abbandoni, interruzioni di percorso, oppure nelle differenti espressioni di disagio, più o meno conclamato ed agito, dalle forme di prevaricazione, aggressione, bullismo ad un generale e più sommerso malessere giovanile.
Secondo quando riferito dai docenti, il principale fattore alla base delle difficoltà di gestione dei propri allievi è la mancata osservanza delle norme che regolano la vita sociale; accanto a questo c’è la percezione che i ragazzi siano sempre più deboli, insicuri e fragili sul piano emotivo e, pertanto, anche meno capaci di far fronte alle sfide della realtà scolastica. siano necessari uno o due mesi per riuscire a creare un adeguato clima di classe.
Lo studente con difficoltà scolastiche assume nei confronti della scuola comportamenti ostili, aggressivi, di chiusura e di rifiuto dello studio, mostra atteggiamenti di noia, distrazione, svogliatezza ed appare indifferente agli insuccessi. Allo stesso tempo ogni giorno nelle nostre classi assistiamo alle richieste di molti studenti che manifestano sempre di più la necessità di far valere la propria individualità, la propria affettività ed il bisogno di realizzare i propri interessi, motivazioni e attitudini.
L’invito del sociologo Bauman alle nuove generazioni è stato sempre questo: studiate, studiate, studiate, ma assumete anche un punto di vista critico, senza lasciarvi intimidire da coloro che vi vogliono trasformare in soldatini ubbidienti alle regole del consumo; precisando che la felicità non equivale a non avere alcun tipo di problema, ma al poter dire: “Ce l’ho fatta!”

Salvatore Esposito