editorialePOLITICA

IN GUERRA ALLA RICERCA DELLA PACE CHE NON C’E’ “LA QUESTIONE MORALE”

By 25/07/2023No Comments

Invocata in tutto il mondo, ma non ancora raggiunta dopo oltre 500 giorni di assurde battaglie – La Storia si ripete con tragica regolarità: calpestati nel mondo i diritti dell’Uomo – C’è ancora speranza di salvezza? – Nessun rispetto per la cultura dell’altro – Diritti, doveri e sofferenze dell’Umanità – L’Italia non dimentichi i misfatti del passato – La migrazione un fenomeno crescente e inevitabile – Gli interventi del Capo dello Stato, Sergio Mattarella e il “faccia a faccia” con la Premier Giorgia Meloni

PACE, PACE, PACE. Si invoca dai pulpiti delle Chiese, nei palazzi del potere, sui giornali, in televisione, in Europa. Gli Stati più potenti del pianeta organizzano convegni internazionali, G7, G8, G20, nei più bei luoghi del nostro emisfero, lanciano continui appelli, non se ne danno…pace. Ma la Pace non c’è. Da secoli è lontana e nessuno la vede arrivare, anche se tutti noi la reclamiamo in nome della fratellanza, della civiltà, del benessere collettivo, dell’amore che ogni essere umano deve all’altro, mentre l’industria delle armi si arricchisce di congegni di morte, di sofisticate tecnologie che seminano disastri, devastano i popoli poveri e inermi.
Lo scenario desta allarmanti preoccupazioni: recentissime le nuove minacce di esplosioni atomiche; carri armati mimetizzati blindano le strade delle metropoli e le strade delle campagne dove il verde cerca anch’esso di sopravvivere; piovono bombe a grappolo; missili a media e lunga gittata; droni “made in Iran” che non hanno anima né occhi; morti per le strade, palazzi che crollano come fantocci di cartapesta; opere d’arte defraudate del loro valore; ponti che saltano, bimbi martoriati e padri al fronte, mamme inorridite, anziani ridotti a smarriti fantasmi.
Intanto coloro che dettano le “leggi giuste”, stabiliscono confini con matasse di filo spinato, alzano i muri, vivono tra gli agi, sono “turbati” dall’andamento dell’economia, preoccupati di come spendere miliardi di dollari, di euro, di rubli, di yuan, di rupie per le loro insensate aspirazioni. E dividono le persone che soffrono in fasce sociali sottosviluppate, che non hanno diritto alla vita, che muoiono di fame e di sete in Africa, in Medio Oriente.
La civiltà delle grandi invenzioni artificiali ha ridotto il nostro pianeta ad un mero strumento di sopravvivenza e in via di estinzione; un pianeta in cui agli sconvolgimenti naturali, ai cambiamenti cimatici, si aggiungono i misfatti di coloro che hanno una “sana coscienza”, che “sanno come governare”, che pretendono di sapere ogni cosa: i tuttologi della politica, delle scienze, del diritto, dell’arte, che non si rendono conto di essere ciechi e sordi. Non vedono e non sentono l’insistente richiesta di aiuto dei diseredati, di coloro che preferiscono la morte ad una vita mortificante; guardano però oltre le nuvole, volano nello spazio alla ricerca di forme di vita, sulla Luna, su Marte, hanno inventato e prediligono l’economia globale, portatrice di indicibile squilibri sociali. Lo fanno in scienza… e incoscienza: una gara a chi è più geniale, un tempo combattuta dalle nazioni più avanzate tecnologicamente ed ora estesa anche a privati miliardari, che sulla Terra hanno già costruito la loro effimera fortuna.
E’ l’esasperazione dei governanti di questo benedetto pianeta che ha provocato il “disastro globale”, oggi non più controllabile. Volare nello spazio, alla ricerca di nuove forme di vita è legittimo, fa parte dell’evoluzione scientifica, nessuno può metterlo in dubbio, ma violare le leggi della natura terrestre, non salvaguardarle, ignorare l’etica universale è pura follia. Un crimine non più tollerabile, che colpisce l’umanità, anche coloro che si ritengono intoccabili.
La morte non distingue ricchi e poveri. Ne decreta la fine e promette un’altra vita. Non certamente in Terra.
E’ un preambolo lungo, noioso? Si, nulla che non sia mai stato detto, ma da ribadire. Perché ci sono sordi e ciechi dalla parola facile sventolata nei comizi, nei parlamenti, sui giornali, in televisione, sui social, che cercano sempre di giustificare ogni decisione, perché – dicono – in democrazia chi ha i numeri detta legge. Anche se i conti non tornano mai, i progetti soffrono di indegne speculazioni, i tassi di interesse aumentano con l’inflazione, sia in Europa che negli altri continenti, il caro vita colpisce le popolazioni economicamente più fragili, mentre ad una esigua fascia sociale che regge all’incremento ingiustificato dei prezzi, se ne contrappone un’altra ben più popolata, che subisce senza possibilità di opporsi.
Dall’universo mondo all’Italia meravigliosa e vilipesa.
Il nostro è un piccolo-grande Paese, carico di storia e di cultura, ma povero di materie prime, di grandi industrie che possano sorreggerne l’economia sempre più instabile.
E’ la conseguenza di ciò che è successo in questi ultimi tre anni? Soltanto in parte. La pandemia del 24 febbraio 2020, l’aggressione di Putin all’Ucraina, hanno avuto conseguenze drammatiche, ma – ribadiamo – la frammentazione della politica estera e interna gioca il ruolo negativo principale.
In Italia la politica nel centro sinistra e nel centro destra, è stata costruita su una incosciente instabilità con artifici maniacali, ha radici profonde nella storia dall’immediato dopoguerra ad oggi; radici mai curate, che hanno provocato ben 68 governi, cancellato, riscritto leggi precedenti, sostenuto economie sempre più mortificate, tranne che in due periodi: nell’immediato dopo guerra, in cui era chiara l’ansia di ricostruire e nell’ultimo spiraglio di speranza, all’inizio del terzo millennio.
Perché tanta incapacità? Perché negli italiani c’è l’inveterata presunzione di contrapporsi a tutti i costi a qualunque argomento giuridico, scientifico, educativo, culturale, senza mai raggiungere ragionevoli accordi che regolino la vita del cosiddetto bene comune. Una perenne contrapposizione… a carattere condominiale. Un costume intollerabile in uno Stato che dovrebbe sentire il dovere di risvegliarsi all’alba del III millennio.
Le colpe non sono da attribuire soltanto alla politica, ma anche all’immenso apparto burocratico dello Stato che ha sempre scritto penna alla mano, ed ora, peggio con i computer, regolamenti capziosi, disegni di legge, decreti, bandi incomprensibili, contraddittori, frutto di ignoranza e menefreghismo e, a volte, fraudolenti. Si pensi alle difficoltà amministrative e burocratiche in cui vivono i sindaci, alle decisioni dei Tar regionali che si oppongono al Consiglio di Stato, alle Regioni che non condividono le decisioni dei Comuni e viceversa, ai partiti ridotti a espedienti correntizi legati a risibili marchingegni ideati da discutibili personaggi.
Il motto è Divide et impera. E nel dividere, rivendica. Rivendicare è il verbo che regola l’esistenza quotidiana del nostro Paese per mantenere poteri passeggeri, di giornata. E’ questo un aspetto gravissimo a cui, ci auguriamo, si possa porre fine. Ma come fidarsi se questa pratica persecutoria nei confronti dei cittadini dura da decine di anni e si aggrava ogni giorno di più, anche in quest’ultimo Governo che vive momenti di grandi difficoltà sia interna che in politica estera?
Non ci ergiamo a giudici d’ogni argomento, non ne siamo capaci, né vogliamo apparire qualunquisti. Sarebbe altrettanto grave se qualcuno la pensasse così. Ma queste “semplici coonstatazioni” per dirla alla Vittorio De Sica, sono il pane quotidiano di ogni pratica che i cittadini sono costretti a subire; pratiche che logorano il sistema nervoso e finiscono con danneggiare le tasche semivuote della maggior parte degli italiani e di quelle di coloro che reggono o “non reggono” le sorti dello Stato.
Come ci si può fidare se un governo presenta il DEF sullo scostamento di bilancio alla Camera con qualche errore di troppo, se lo fa bocciare ed è costretto ad apporre le dovute correzioni per riproporlo l’indomani all’appprovazione? Ci si può fidare se un ministro, di centro destra o di centro sinistra, regolarmente votato in libere elezioni, è ammesso ad una carica così importante non essendo… in odore di santità? Ogni riferimento alle vicende Santanché, La Russa, Delmastro, è puramente casuale?
Ci si può fidare se anche in Europa, i tassi di interesse vengono aumentati di mese in mese, 025% oggi + 0,25 domani + mezzo punto nel trimestre successivo? Ci si rende conto che le economie dei Paesi aderenti all’Unione Europea non hanno tutti le medesime solide basi?
Ci si può’ fidare se vengono stilati contratti più o meno unilateriali in base ai quali un operaio italiano debba guadagnare 4/5 euro netti all’ora, mentre in Germania per la stessa mansione si guadagnano 9/10 euro? E’ possibile che un bimbo di genitori stranieri ma nato in Italia non debba godere, subito, dello “Ius soli”?
E’ pensabile che in Italia nel 2023 si faccia ancora distinzione tra persone di pelle nera e persone di pelle bianca, di pelle olivastra o dagli occhi azzurri e occhi neri o a mandorla?
Queste distinzioni genetiche sono quanto di peggio possa concepire una mente umana. Eppure queste menti esistono, agiscono, combinano disatri, parlano di “tolleranza”, di “integrazione”. Parole che dovrebbero essere cancellate dai nostri dizionari: tolleranza verso chi, verso un altro essere umano? Quale integrazione? Di persone che hanno subito l’aggressione degli stati occidentali (Italia compresa, quando Vittorio Emanuele III era “Re d’Italia e Imperatore di Etiopia e d’Albania?) ed ora sono soggiogate economicamente dalla Russia con le brigate Wagner, dalla Cina o rimandati nelle ex colonie dal Regno Unito, da un primo ministro di origine indiana? Quale integrazione? Di persone che parlano almeno tre lingue, che studiano nelle nostre celebrate università (le cui recenti classifiche mondiali, sembrano impietose), si laureano ma non possono prendere la cittadinanza italiana se non dopo dieci anni?
E nell’attesa che fanno? I rider, forse. Pedalano in bicicletta per 3-4 euro l’ora e senza alcuna assicurazione. Sono persone che in Italia sperano di trovare lavoro (anche in nero: raccolta di pomodori e frutta, oggi anche esotico-italiana per via dei cambiamenti climatici) e poi, se ne hanno la possibilità, si trasferiscono in Francia, Germania, Belgio dove lavorano al pari di coloro che li ospitano.
Sembrano argomenti disorganici. No, sono situazioni conseguenziali e reali. Parliamo di famiglie che vivono e lavorano in Italia, i cui figli vanno a scuola e imparano l’italiano, ci rappresentano nell’atletica, nel calcio e si fanno notare negli studi di ingegneria, linguistica, giurisprudenza, medicina. Un esempio è il Politecnico di Torino, molto frequentato da africani, cinesi, coreani, indiani, giapponesi. Sono ragazzi e ragazze che poi cercano di riparare all’estero, a Parigi: “dove si guadagna di più”.
L’intolleranza, la diffidenza di oggi, non è concepita dalla Costituzione Italiana. Fa parte delle aberrazioni di una politica malata, che non comprende le ragioni vitali di coloro che fuggono dalle guerre e dalla miseria e cercano l’approdo nelle nostre coste. Eppure la politica della diffidenza dilaga non soltanto tra le persone più “illuminate” del nostro Paese:
è una politica che porterà l’Italia ad uno scontro con le istituzioni europee, che accolgono da almeno trent’anni i profughi, con una organizzazione sociale migliore della nostra.
Ricordiamolo sempre: di migrazione gli italiani sono stati protagonisti. Milioni di siciliani, calabresi, pugliesi, napoletani, veneti, piemontesi, fin dal 1850 sono emigrati negli Stati Uniti, nell’America del Sud, in Australia, hanno fatto la fortuna di queste nazioni, ma vi hanno anche trasferito la mafia, esattamente così come è avvenuto dal Sud al Nord Italia negli Anni ’50. C’è sempre l’altra faccia della medaglia, soprattutto quando i fenomeni migratori diventano mondiali e inarrestabili.
Chi scrive lo fa a ragion veduta essendo rientrato da profugo nel 1946 in Italia dall’Eritrea e trasferito in carro bestiame da Napoli a Palermo. Era l’Italia che sperava in una immediata ricostruzione.
E allora perché non ascoltare le parole di Papa Francesco, che avendo sradicato parte di ciò che non va bene nella Chiesa di Roma, spende la sua vita, da degente, per diffondere la fratellanza, l’amore dei popoli anche di confessione diverse, mentre le bombe a grappolo e missili continuano a cadere non soltanto sull’Ucraina e, tra reciproche accuse, con la Russia, mine vaganti galleggiano nel Mar Nero. Né più né meno come era avvenuto nei mari della seconda guerra mondiale.
Bisogna meditare, riflettere sul comportamento delle nostre azioni. Anche al Summit di Vilnius si è assistito alla frenesia di apparire di chi non è in grado di decidere. E ciò, in vista delle elezioni europee 2024. Meno male che Sergio Mattarella non perde mai di vista la realtà italiana ed i riflessi internazionali: al Quirinale ha ricevuto i vertici della Corte di Cassazione; il 13 luglio vertice con il Consiglio Superiore della Difesa e il Governo. Poi, a porte chiuse ,“faccia a faccia” di un’ora con Georgia Meloni, in cui sicuramente sono stati toccati i nodi del rapporto con la magistratura e la “questione morale”.
Tutto ciò mentre la Procura di Firenze ha nuovamente indagato Dell’Utri, per la strage di Firenze del 1993. Rifletta dunque chi, avendo mire europeistiche, non pensi di spostare ancora più a destra l’assetto dell’Unione Europea. Riporterebbe indietro l’orologio della Storia.
Alla ricerca della Pace, dunque, anche se l’aggressione all’Ucraina dura da oltre 500 giorni, uomini, donne bambini, continuano a morire come in Medio Oriente, di stenti e altre guerre in Africa, mentre le missioni delle grandi nazioni, finora, non hanno ottenuto il “cessate il fuoco” in Ucraina.

Armando Caruso