CULTURATURISMO

In questa meraviglia architettonica Torino ritorni a pensare all’eleganza

By 22/06/2022Giugno 23rd, 2022No Comments

Il recente passato è da dimenticare – Progettare manifestazioni di rigore culturale per accogliere il turismo vero – Ai negozianti offrire spazi nel verde con strutture funzionali e stilizzate

Piazza San Carlo è uno dei gioielli architettonici più preziosi che Carlo di Castellamonte all’inizio del XVII secolo e nel ‘700 Benedetto Alfieri, hanno donato alla città. Uno scrigno dalle forme perfette, che abbraccia palazzi meravigliosi, che accolgono caffè storici, le due chiese, la statua equestre dedicata a Emanuele Filiberto di Savoia, più nota agli stessi torinesi, come Caval ëd Bronz, a due passi da Piazza Castello, da Palazzo Reale, Palazzo Madama. Una meraviglia dell’intelligenza, delle capacità professionali, della cultura umanistica di artisti/architetti che hanno onorato il mondo e sono lì, da cinque secoli, a raccontarci una delle tante storie che Torino ha narrato all’Italia, all’Europa. Piazza San Carlo, è il simbolo della creatività, dell’eleganza, della bellezza sublime, di una città storica che ancora ci incanta e che ci piace scoprire all’imbrunire, nel silenzio della sera, quando facciamo quattro passi e ci guardiamo attorno.
Ma, a volte, con sempre maggior frequenza, il risveglio è brusco, disorienta, perché questa piazza d’una finezza unica, è vilipesa,
stravolta da “operazioni di mercato” che gli amministratori di Torino degli anni precedenti, per amore di pochi incassi, hanno concesso al cattivo gusto, alla volgarità, a manifestazioni di sconsiderato consumo, avvilenti per chi ha ancora a cuore la bellezza di Torino.
E non è sufficiente che oggi si lanci il grido di allarme: “Piazza San Carlo bistrattata, basta con i mercatini nel salotto di Torino”. L’appello non poteva non essere più esplicito. Ma, ci sia permesso di fare osservare, che i cittadini che amano l’arte, e noi siamo tra questi, da cinquant’anni assistono a queste indicibili brutture di cui ogni manifestazione si appropria: mercati di ogni tipo, tende espositive di te-la-cerata bianca, tirate su con corde di nylon, merci d’ogni tipo proposte come fossero oggetti artistici. Il mercato è vasto e i pretesti sono tanti.
E’ inutile meravigliarsi, se da decenni la musica non cambia. C’è stato un primo periodo del Duemila, in cui in Piazza San Carlo, risuonava la musica colta, lirica sinfonica, da camera, seduceva e le persone ne restavano ammirate; poi il caos anche nella musica ha preso il sopravvento, Piazza San Carlo è stata travolta da tutto e da tutti. Musica senza senso, senza un filo di coerenza armonica; ossessiva, sempre, snervante come la nostra vita, sconvolta, nevrotica. Fino all’esasperazione d’una tifoseria calcistica della quale ancora si pagano le tragiche conseguenze. La colpa è di tutti. Anche nostra.
Ci domandiamo: è questa la cultura odierna, la cultura della stravaganza a tutti i costi, del vilipendio costante alla nostra storia che ancora ci affascina? Dov’è finita l’eleganza, la dignità nel vestirsi? A che serve un turismo fatto di persone che arrivano da altrettante città, anch’esse oltraggiate dall’ignoranza, vittime di un’economia consumistica avvilente, vestiti di rimasugli di stoffa stracciata e pagata a fior di euro.
Il turismo vero, economicamente utile, si conquista diffondendo l’immagine di una città bella, elegante, accogliente, che attragga gli stranieri capaci di arricchire ciò che già è bello. E non è più giustificabile se non incomprensibile, che da ogni parte, dai media cartacei e televisivi, ai social, si faccia costante ricorso all’epidemia non ancora debellata e alla guerra per farci dimenticare che la volgarità, la mancanza di gusto, annienta ogni voglia di amore, di fratellanza, di senso civico. La realtà è che ci si è abituati al “brutto che piace”. E che sarà domani, se il recente passato è eloquente? Ma forse uno spiraglio di luce c’è: sembra che l’attuale amministrazione abbia l’intenzione di ridare l’aspetto di un tempo alla città. Non per nulla l’assessora Rosanna Purchia, nei giorni scorsi, ha dichiarato. “ Stiamo favorendo alcune interlocuzioni con istituzioni internazionali, come il MoMA di New York, il sistema museale francese e il mondo milanese. E a sua volta, Mimmo Carretta, assessore al Turismo e ai Grandi Eventi, ha sottolineato: “Non è mia intenzione attaccare i commercianti che organizzano i mercatini. Il mio assessorato, in piena sintonia con l’assessora Purchia, si sta adoperando per dare un volto nuovo alle bellissime piazze e alle strade di Torino, per restituire la città alla sua eleganza originaria”.
Per amministrare una città si deve avere il coraggio di pensare ciò che è giusto, non ciò che conviene. E Piazza San Carlo che ancora simboleggia l’amore di chi sa amare, non è la sola ad essere maltrattata, lo sono le altre piazze storiche di Torino. Si pensi alle bancarelle del mercato domenicale di frutta e verdura nella Piazza Palazzo di Città sede del Municipio di Torino. Un tempo si chiamava Piazza delle Erbe (nomen omen). Sarebbe meraviglioso se le bancarelle più o meno strutturate, venissero sostituite con pochissimi banchi di vetro e resina pronti a mostrare prelibata frutta e verdura e i contadini fossero vestiti con gli abiti d’un tempo, anziché con abiti dimessi e berretti “alla sanfasò” che denotano uno smisurato senso… di libertà. Tutto ciò avviene a due passi da Porta Palazzo il più grande mercato d’Europa, crocevia di infinite culture, chiuso la domenica. Non si potrebbe lasciare uno spazio limitato, più accogliente, e trasferire il mercato di stanza in Municipio proprio a Porta Palazzo? Oh, si badi bene: i commercianti, che hanno il sacrosanto diritto di vivere il loro commercio, ne sarebbero persino gratificati e avrebbero maggiore affluenza di acquirenti. Non si può fare?
Non si possono trasferire tende e banchetti da Piazza San Carlo a Piazza d’Armi e creare così eleganti spazi, così come oggi propone Mimmo Carretta?
E che dire delle strade di Torino, storicamente lastricate di blocchetti di porfido sconnesso, tombini che affiorano oltre il livello del manto stradale; buche e avvallamenti a non finire, ondulazioni che fanno tanto bene allo “châssis” (pardon, termine ormai desueto) delle automobili? Ci meravigliamo ogni giorno passando in macchina, che in Piazza Carlo Felice, proprio tra i due semafori di Porta Nuova, ci siano da qualche anno avvallamenti del manto stradale che denotano incuria.
Ci domandiamo ingenuamente, perché mai l’urbanistica di Via Nizza, importante arteria della città, sia ridotta ad un labirinto in cui le piste ciclabili, delineate da cordoli “sfasciacarrozze” impediscono un più scorrevole traffico stradale, creano pericolo soprattutto agli anziani. Ci domandiamo sempre ingenuamente, perché nelle strade del Centro Storico di Torino i dehors concessi per utilizzare spazi all’aperto di bar e pizzerie, sono recintati con tavole di legno, piantate alla bell’e meglio, durante e dopo la pandemia, senza alcun criterio univoco. Non sarebbe stato meglio “consigliare” e sovvenzionare, in parte, i restauratori, a creare spazi più eleganti e uniformi, senza che ognuno agisse di testa propria? E ancora: chi è stato quel geniale urbanista che ha ridotto i grandi viali di Torino in questo stato? Certo sì, i tempi, sono cambiati, ma le teste di alcuni tecnici, purtroppo no.

Gianni Maria Stornello

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