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“LA COSTITUZIONE E’ UN’OPERA D’ARTE. CANTA, HA FORZA RIVOLUZIONARIA”

By 22/02/2023Febbraio 27th, 2023No Comments

Nel 75° anno della promulgazione della Carta, il toccante, commosso monologo di Roberto Benigni – Un benefico, salutare colpo di sano teatro – L’accenno al padre del Presidente e l’emozione di Mattarella – “Prima bisogna sognare e poi pensare”

Nessuno avrebbe potuto mai immaginare che la nostra Costituzione italiana potesse essere glorificata così come lo è stata al Festival di Sanremo, luogo “sacro” della Canzone Popolare Italiana. Eppure, in questa Italia dalle mille sfaccettature, che cambia dal giorno alla notte, è avvenuto anche questo. E meno male che a innalzarla sull’altare della storia, sia stato scelto proprio il nostro più spontaneo affabulatore. Roberto Benigni, l’uomo con tutti mi suoi “fanciulleschi capricci”, l’attore, lo sceneggiatore, il regista, l’artista Premio Oscar, che meglio d’ogni altro, con parole semplici ma di grande spessore, sa parlare al cuore degli italiani. All’Ariston di Sanremo, dove da non pochi anni tutto sembra essere effimero, l’amore per il teatro, per la politica, per l’Uomo, ha dato una grande prova di sé. Ci sia consentito a distanza di quasi un mese, ripercorrere ciò che Benigni ha narrato al cospetto del Capo dello Stato, con quella profonda leggerezza che gli è propria, perché siamo stati colpiti dall’insolito e storico intervento dall’autore, protagonista de “La vita è bella”. Abbiamo voluto che su questo mensile on line, che si interessa di cultura e in cui scrivono personalità intellettualmente libere, restasse stampato il bellissimo monologo e il dialogo con Mattarella. Un esempio di ciò che significa “Sogno”, “Pensiero”, “Sensibilità, “Cultura”.
“Qui è tutto nuovo, anche l’Ariston, sembra uscito dalla fabbrica ora, ho sentito che in gara ci sono tanti cantanti giovani, poi c’è il presidente della Repubblica, per la prima volta, anche questa è una novità”.
Inizia così Benigni nella inaugurale serata del Festival di Sanremo 2023. “Lei, presidente è al secondo mandato, Amadeus è al quarto e ha già prenotato il quinto, il sesto, il settimo. E’ costituzionale? Presidente bisogna fermarlo. E’ un colpo di stato, si è montato la testa, vuole pieni poteri, sta organizzando la marcia su Sanremo si vuole prendere tutto, è una dittatura”. Ilarità e applausi all’Ariston.
Benigni prorompe in tutta la sua magistrale loquela. E’ inarrestabile.
“Quest’edizione del Festival è particolare perché cade nel 75° anniversario della la Costituzione. La Costituzione è legatissima all’arte, la Costituzione è un’opera d’arte e ogni parola sprigiona una forza evocativa e rivoluzionaria, perché butta all’aria l’oppressione e la violenza che c’era prima, ci fa sentire che viviamo in un Paese che può essere giusto e bello, che si può vivere in un mondo migliore. È un sogno fabbricato da uomini svegli, ed è una cosa che può accadere una volta nella storia di un popolo”. E citando Domenico Modugno: “Penso che un sogno così non ritorni mai più”. “Prima bisogna sognare e poi pensare”, aggiunge. E’ dunque la Costituzione Italiana, senza mezzi termini, senza nessun giro di parole, il vero obiettivo politico di Benigni.
“È la Costituzione più bella che si potesse immaginare, famosa e ammirata in tutto il mondo nei suoi principi fondamentali. Pensate all’articolo 11 è una poesia: l’Italia ripudia la guerra, pensate alla forza e alla bellezza e la perentorietà di chi ha pensato questa frase meravigliosa. Se questo articolo lo avessero adottato le altre costituzioni nel mondo non esisterebbe più la guerra sulla faccia della terra. Ma, il mio articolo preferito – non potete sapere quanto gli voglia bene – è l’Articolo 21, scritto con un linguaggio così semplice e bello che sembra scritto da un bambino. Prima della Costituzione, durante il ventennio fascista, non si poteva pensare liberamente, non si sarebbe potuto fare neanche il Festival di Sanremo, perché c’era una canzone sola, sempre la stessa, la propaganda, il duce, la guerra, l’esercito, il partito, il potere”.
Articolo 21: tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. Se l’hanno scritto vuol dire che ce n’era bisogno. E’ l’articolo per me più importante, l’architrave di tutte le libertà dell’uomo, è più semplice e il più forte, lo dobbiamo ricordare perché tutto ciò che abbiamo ci può venire tolto da un momento all’altro”. Una consapevolezza che i nostri padri e madri costituenti avevano. Con la redazione della Costituzione hanno infatti inteso non ripetere mai più gli errori del passato”. L’articolo 21 “ci ha liberati dall’obbligo di avere paura”.
Benigni, nella sua prorompente loquela ha inneggiato all’unicità dell’Italia: “Ci sono Paesi molto vicini a noi nei quali gli oppositori che pensano liberamente vengono incarcerati, avvelenati o spariscono fisicamente solo perché mostrano il volto e i capelli o perché ballano o cantano o parlano”. E’ qui che il monologo, improvvisamente si trasforma in colloquio familiare con il Presidente della Repubblica: “I padri e le madri costituenti hanno lasciato l’ultima pagina bianca, perché dovevamo scriverla noi, con la nostra vita. La Costituzione non è solo da leggere, ma è da amare, bisogna farla entrare in vigore ogni giorno. Loro hanno tracciato la via e ci hanno lasciato una sola cosa da fare: far diventare questo sogno realtà. Tra i nostri padri costituenti c’era Bernardo Mattarella che è il padre del Presidente. Lei e la Costituzione avete avuto lo stesso padre, possiamo dire che la Costituzione è sua sorella”.
Ecco chi è Roberto Benign. L’artista che con parole semplici, affettuose e nel massimo rispetto, può dimostrare che in un Paese libero, si può parlare al Capo dello Stato, come ad un padre, per esprimergli il pensiero degli italiani. Tutto questo non commuove soltanto Mattarella, ma tutti noi. Scatta a questo punto una standing ovation che tocca anche, giornalisti, critici politici e non, i telespettatori.
La forza prorompente, l’energia vitale che scaturisce da Roberto Benigni, nei momenti più esaltanti della sua vita, rigenerano lo spirito, il desiderio di avere un Paese migliore, che guardi alla Pace, alla fratellanza con i popoli più poveri, che valorizzi nella Diplomazia internazionale la presenza dell’Italia, la renda interprete
di quei sentimenti che non possono ignorare le tragedie ultradecennali di un continente immenso come l’Africa, del Medio Oriente, dell’Iran, della Siria dell’Afghanistan e della tragedia Ucraina. E trovi l’orgoglio di guardare negli occhi
Vladimir Putin, capo assoluto di un grande Paese come la Russia, che ha anch’essa bisogno di benessere economico, di ritorno alla Pace, non di ricorrere all’aggressione per far valere le proprie ragioni, o meglio, quelle che si ritengono tali. Una diplomazia, che abbia il coraggio di invitare a Roma l’Unione Europea, gli Stati Uniti, la Russia e la Cina per dare un senso al futuro dell’Umanità.
Sembra paradossale, che un primo appello sia venuto a Sanremo, una delle patrie della canzone italiana, dal un artista del cinema, del teatro. Non lo è. La cultura, anche nelle canzoni quando sono poesia, armonia musicale non banali ripetitività verbali, sanno essere trascinanti, perché anima di un popolo. Se ne prenda atto.
Cosi come si prenda atto – il tema è lo stesso – degli appelli che da più parti del globo arrivano sui devastanti cambiamenti climatici, soprattutto per colpa dell’uomo: il Pianeta Terra è fragile e d’ora in poi, se ci sarà ancora tempo, deve essere trattato con i guanti bianchi.

Armando Caruso