
Insorge l’associazione dei pazienti – Il ministro Schillaci: “No a sanzioni penali nell’esercizio professionale” – La legge Balduzzi nel 2012 aveva limitato le “responsabilità per colpa lieve” – Il responsabile attuale del dicastero tende anche all’abolizione dei reati più gravi
Il Ministro Orazio Squillaci il 4 aprile ha annunciato che lavorerà per arrivare alla depenalizzazione della responsabilità medica colposa; lavorerà quindi per garantire ai medici l’esenzione da responsabilità penale nell’esercizio dell’attività professionale (è evidente infatti che, in caso di dolo, cioè di volontà di cagionare lesioni o morte, si è, anche logicamente, al di fuori di una responsabilità professionale).
Ovviamente si sono subito levate da parte delle categoria medica voci di plauso, ma nel contempo vi è stata anche una levata di scudi di protesta da parte delle associazioni dei malati. La responsabilità medica nel suo complesso è stata oggetto in pochi anni di due legislazioni speciali; dapprima il decreto “Balduzzi” (d.l.n. 158/2012, conv. in l. n. 189/2012) aveva molto limitato la responsabilità per colpa lieve; successivamente la legge 8 marzo 2017, n. 24, c.d. “Gelli-Bianco” aveva ri-ampliato l’ambito della responsabilità per colpa lieve.
Ora il proposito dell’attuale titolare del dicastero della Sanità si propone di abolirla del tutto non solo per la colpa lieve ma per qualsiasi grado di colpa anche grave. Quel che si vuole superare è la responsabilità colposa (ad esempio, errore diagnostico, errata manovra, errore chirurgico) che determini una lesione psicofisica o il decesso del paziente. Così di primo acchito viene subito da gridare allo scandalo, al favoritismo nei confronti di una casta; in termini giuridici “semplicistici” all’incostituzionalità per violazione del principio di uguaglianza.
Il problema è invece assai complesso e merita una riflessione senza pregiudizi partendo da una oggettiva considerazione dei benefici che, negli auspici della categoria, ne potrebbero derivare. Si sostiene che l’eccessivo ricorso a denunce per presunta malasanità, ha esasperato la medicina difensiva; che i medici affrontano con sempre maggiore ansia le problematiche di salute dei pazienti e così sono diventati eccessivamente e, troppo spesso, immotivatamente prudenti.
Questo atteggiamento difensivo produrrebbe anche la prescrizione di tantissimi esami inutili, e di qui discenderebbe anche l’allungamento delle liste d’attesa. Credo che tali considerazioni abbiano certamente un fondamento di verità e devono essere tenute in seria considerazione. Quello su cui non si riflette abbastanza è che rispetto a chi non è un criminale la giustizia penale evoca un atavico e profondo senso di paura, di agitazione che può impedire un sereno ed equilibrato svolgimento della propria attività professionale.
E questo è certamente un danno per il paziente perché lo pone nelle mani di un soggetto preoccupato che la cura di quel paziente possa essere la causa della rovina della propria vita. E questo non è quello che ci aspettiamo quando affidiamo a qualcuno la nostra salute. In realtà il dibattito su questo tema è influenzato dal panpenalismo proprio dell’ordinamento italiano sotto la spinta di un fattore oramai storico: l’idea che la previsione di una nuova norma penale o l’aggravamento della pena già esistente sia la risposta alle problematiche; in realtà con l’iperfetazione penalistica i Governi vogliono dare risposte immediate alle emergenze del momento più che altro per motivi propagandistici. E’ evidente che rispetto a tale inveterata abitudine, alla quale anche questo Governo non si è sottratto, la proposta del Ministro della Sanità può quasi essere sconvolgente per l’opinione pubblica in quanto è esattamente contraria a quello cui la gente è stata abituata.
Dovremmo invece comprendere che il tema della responsabilità è assai più ampio e che una società moderna e funzionante deve essere declinata nelle forme più utili al raggiungimento dello scopo. E lo scopo di ogni attività rivolta a terzi è di fornire il miglior servizio; in quella sanitaria di fornire la migliore cura ed assistenza possibile.
Se pertanto potrà essere dimostrato e potranno convincersi le persone, che sollevare la classe degli esercenti la professione sanitaria dalla responsabilità penale possa significativamente contribuire a migliorare il servizio, credo che tutti dovrebbero essere disposti ad ascoltare e a confrontarsi sul punto .
In tal senso anche il Ministro di Giustizia che, in occasione del suo saluto all’insediamento della istituita commissione ministeriale per lo studio e l’approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica ha dichiarato: “Il malato è la prima vittima della medicina difensiva, diventata una zavorra per l’operatore sanitario, che ha il diritto di lavorare in tranquillità, e per il malato, che ha il diritto di non essere sottoposto ad esami inutili e costosi, solo perché il medico pensa così di difendersi da possibili aggressioni giudiziarie.”
Massimo Terzi