
Zuppi: l’incontro di due ore con il presidente Joe Biden e la “piattaforma di pace” predisposta da Papa Francesco in un quadro di colloqui internazionali per bloccare le minacce di Putin – Si tratta per i bambini ucraini rapiti – Il prossimo viaggio in Cina – “Il vecchio amico Kissinger ha incontrato Xi Jinping a Pechino – L’imminente viaggio del Premier Giorgia Meloni, su esplicito invito del presidente degli States
“La tre giorni sulla via della pace” del cardinale Matteo Zuppi voluta da Papa Francesco a Washington, si è conclusa il 19 lugli. E’ stato un percorso intenso, che ha segnato precedenti incontri preparatori con i rappresentanti più importanti della diplomazia europea, ucraina, russa (con Kirill, capo della chiesa ortodossa, non con Putin, come si sperava) e statunitense. Con coloro, cioè, che hanno a cuore le sorti della “guerra in Ucraina”.
L’ultima tappa, di questo percorso che, si spera, abbia ulteriori positivi riflessi, sicuramente la più importante predisposta dalla Santa Sede, ha segnato l’incontro storico di due ore con il presidente Joe Biden, al quale Zuppi ha espresso la forte preoccupazione del Papa, per migliaia di “bimbi ucraini deportati in Russia”. “Deportati”: una parola che si sperava di non sentire più, che evoca gli orrori nazisti della seconda guerra mondiale.
Il plenipotenziario cardinale Zuppi, il prelato di maggior fiducia del pontefice, l’inviato affabile “speciale” ha vissuto a washington, forse, una delle pagine più importanti della sua vita.
La missione di Matteo Zuppi in giro per il mondo, è stata estremamente difficile, non è conclusa (ora affronta il viaggio in Cina) e non sarà facile: la tenacia di Papa Francesco, è ormai proverbiale, e Putin che ha sempre rigettato l’accusa di deportazione dei bimbi sarà costretto a cedere e ad ammettere le sue colpe, i suoi madornali errori.
Nella lettera sottoscritta a fine incontro, si legge che il Presidente degli Stati Uniti ha espresso a Mons. Zuppi il suo compiacimento per la nomina a nuovo cardinale del prelato di origine americana Robert F. Prevost, Prefetto del Dicastero per i Vescovi. Questa nomina, non dovuta, è indice della sensibilità diplomatica del Papa. Biden e Zuppi hanno anche discusso degli sforzi compiuti dalla Santa Sede per fornire aiuti umanitari all’Ucraina.
La silente strada della diplomazia voluta dalla Santa Sede, è l’unica in grado di raggiungere, sia pur in tempi non brevi, effetti positivi; una “diplomazia umanitaria” com’è nello spirito di Papa Francesco, favorita da uno scacchiere geopolitico che da Est a Ovest, sembra voler mantenere, posizioni di euilibrio condivise dall’Europa e dall’arco occidentale, pur tra le accuse e le catastrofiche minacce putiniane per evitare disastrose conseguenze.
In sostanza, nessuno vuole scatenare la terza guerra mondiale e ciò, non soltanto per una questione di umanità, ma per ragioni prosaicamente più concrete. La Russia di Putin, pur mostrando muscoli nucleari, deve fare i conti con la “saggezza” della Cina, che non ha certo intenzione di schierarsi apertamente con il suo principale fornitore di petrolio, Putin. Questi, da par suo, malefico qual è, riprende a minacciare la “guerra del grano”, che provocherebbe in Africa ed anche in Medio Oriente fame devastante e, nel contempo,annuncia: “Qalunque nave nel Mar Nero, sarà considerata nave da guerra”. Cresce così l’impopolarità ancora più cocente per lo stesso Putin, che potrebbe temere la destabilizzazione ad opera dei suoi denigratori interni, dai mercenari della Brigata Wagner agli oligarghi. I quali non nascondono di temere la “follia” del leader russo.
La situazione politica non è più quella d’inizio 2023, perché – ribadiamo – ha raggiunto accordi, sia pur fragili, tra gli Stati occidentali e asiatici che non prevedono l’annientamento della Russia e, forse, neppure il defenestramento dello stesso Putin.
Entra in scena Henry Kissinger. L’improvvisa visita del grande vecchio della politica statunitense, Henry Kissinger (cento anni compiuti), a Pechimo, ricevuto con tutti gli onori dal presidente Xi Jinping, è la lampante dimostrazione che il dialogo Stati Uniti-Cina, continua con maggior insistenza, forte anche della personalità di Kissinger, che, ricordiamolo, è stato l’architetto dello storico riavvicinamento tra Cina e Stati Uniti negli Anni Settanta.
Il congegno economico mondiale è oggi così delicato e dominante, che fa presupporre che tutti siano d’accordo: la strada della Pace è quella giusta. L’unico a non averlo capito – e forse se n’è già pentito – è Vladimir Putin. “La tre giorni” di Zuppi a Washington fa parte di questo contesto.
Nel suo discorso il cardinale Zuppi ha anche sottolineato che la sua visita a Washington fa parte di una missione di pace che deve continuare anche nei prossimi anni e su altri fronti di guerra.
Uno dei membri del Congresso, Steven Cohen, rappresentante del Tennessee e membro di spicco della commissione statunitense, ha detto che il cardinale Zuppi “è stato franco nel valutare l’accoglienza che la Chiesa ortodossa russa ha manifestato nei confronti degli sforzi del Papa e della Santa Sede; ha illustrato le difficoltà che la Russia dimostra nel tentativo di dare un senso concreto all’adempimento della missione di pace della Santa Sede. Ed ha espresso all’inviato del Papa i migliori auguri e i migliori auspici per il suo successo finale”.
In questo quadro diplomatico internazionale predisposto e attuato dal Papa, si può ben comprendere l’imminente viaggio della premier Giorgia Meloni a Washington su esplicito invito del presidente Biden. Il che sottolinea ancora una volta la sintonia tra il Governo Italiano, lo Stato Vaticano e gli Stati Uniti e rafforza quell’atlantismo, tutto italiano, costantemente professato da Giorgia Meloni, che si lega al convinto europeismo di Ursula von der Leyen, e che in qualche modo, ad un anno dalla conclusione del precedente governo anche al “ritorno” (in che veste?) di Mario Draghi e dell’influenza che l’ex presidente del Consiglio, manifesta, sia pur discretamente, su Giorgia Meloni.
I conti tornano? Ci può sempre essere un deficit approssimativo, ma il quadro internazionale Italia-Europa-Santa Sede-Stati Uniti-(Cina?), sembra avere una ragion d’essere.
Ecco perché l’economia mondiale è più forte della diplomazia, ma insieme costituiscono il “blocco Putin”, nella speranza che la Russia, grande nazione, possa salvarsi soprattutto dal suo leader e che i suoi eventuali sostituti, abbiano a cuore, almeno, l’economia del proprio Paese.
ar.ca.