CULTURATECNOLOGIA

LA VITA IMMERSI NEI SOCIAL NON E’ VITA SMARTPHONE: COSI’ FUGGI DALLA REALTA’

By 25/07/2023No Comments

Studi di specialisti dell’età evolutiva sottolineano i problemi a cui vanno incontro specialmente gli adolescenti e i giovani – La dipendenza dai network è ormai totale: disistallandoli si ha la sensazione di “non appartenere al gruppo” – Gli effetti più deleteri: cyberbullismo, adescamento di minori e ““body-shaming”

I social ormai sono parte integrante della vita di moltissime persone. Oltre il 90% dei giovani possiede uno smartphone e può accedere velocemente e in qualsiasi momento al mondo virtuale. Ma i ragazzi sono consapevoli dell’uso che fanno dei social? E di quale impatto questi hanno sulla loro vita e sull’immagine che hanno di sé stessi? Sono interrogativi importanti che dovrebbero interessare innanzitutto i genitori, e studiati da molti psicoterapeuti dell’età evolutiva.
Gli studiosi hanno riscontrato come la vita reale sia stata ormai totalmente sostituita da quella virtuale, che ha influenzato il modo di comunicare e di relazionarsi con gli altri. Già nel 2019 Telefono Azzurro, in collaborazione con il MIUR, lanciò lo studio “Have your say”, proprio per indagare il fenomeno social e per promuovere un’educazione digitale. L’immagine che ne venne fuori già allora deve far riflettere: per la maggior parte dei ragazzi era inconcepibile il pensiero di abbandonare le piattaforme social e la sola possibilità generava in loro ansia.
Il 75% degli adolescenti considera tra i vantaggi dei social proprio l’opportunità di contatto con i propri coetanei e tale percentuale sale addirittura all’81% se parliamo di giovanissimi. Per il 18% dei ragazzi intervistati le piattaforme social sono un modo per sconfiggere la propria solitudine. Per il 35% rappresentano un modo di ottenere informazioni e notizie in tempo reale e il 28% dei giovani dichiarano che grazie ai social imparano cose nuove; per un altro 19% di adolescenti i social permettono di esprimere le proprie idee e la propria personalità.
Per la maggior parte di questi ragazzi una vita senza social è ormai inconcepibile.
Nel 2018 in America è stato condotto un esperimento su un gruppo di dieci adolescenti tra i 13 e 1 14 anni, i quali sono stati costretti per due settimane a disinstallare i social in loro possesso. I risultati hanno evidenziato che il temporaneo abbandono dei social aveva provocato la sensazione di “non appartenere al gruppo”; di disagio ed esclusione nel vedere, durante le uscite in comune, che i propri amici potevano navigare tranquillamente e loro no; il timore di perdersi qualcosa. Unica nota di positività dell’esperimento per questi dieci ragazzi era stato un miglioramento della qualità del sonno e un incremento della concentrazione, con conseguente miglioramento scolastico.
Anche in Italia in un ulteriore sondaggio, che ha visto il coinvolgimento di 611 tra giovani e adolescenti tra i 12 e i 18 anni, è emersa una totale dipendenza dal mondo social, pur con la consapevolezza dei rischi che questo comporta. Nel dover indicare tre aspetti negativi dei social network, un terzo dei ragazzi ha evidenziato la distrazione dallo studio e dal “mondo reale”; mentre il 29% ha sottolineato la mancanza di contatto personale e di relazioni fisiche. Il 21% ha, poi, indicato come illusoria l’amicizia che si crea in rete e come questo influenzi negativamente la percezione di sé e degli altri. Il 28% è consapevole che i social creino dipendenza e il 26% considera un pericolo la condivisione di fake news. Pochissimi sono coloro che si rendono conto, però, che i social se non utilizzati con criterio, possono comportare gravi pericoli come: il cyberbullismo, l’adescamento di minori, il furto d’identità ed il “body-shaming”.
Ultimamente è il libro bianco “Schermi futuri” (scaricabile gratuitamente), realizzato con la collaborazione di Ipsos e la direzione scientifica dello psichiatra Paolo Crepet, che ha affrontato il tema del rapporto tra i ragazzi della “generazione Z” ed i social. L’indagine ha coinvolto 1200 ragazzi attivi su Tiktok, Instagram, Twitch, Facebook, Youtube e Twitter, concentrandosi sui loro comportamenti e la percezione di sé stessi.
Sono state individuate 8 comunità, tra le quali le più numerose sono quelle definite degli “esuberanti spensierati” (18%), che vedono nei social una “naturale continuazione della reale vita sociale”, e dei “bramosi di ammirazione” (20%), collocati principalmente al Sud e in grandi città come Roma, per i quali l’unico obiettivo è quello di “apparire”, di cercare sempre più consensi, di ottenere più followers, più “like”, spingendosi sempre più verso sfide estreme e senza più freni. Ed è quest’ ultimo aspetto che deve far riflettere. La scuola e la famiglia devono collaborare nuovamente tra loro e creare un dialogo reale e permanente con questi ragazzi, donandogli la possibilità di costruire un futuro basato sulla realtà.

Antonella Formisano