CULTURA

L’Africa sostegno umano e atletico all’Occidente

By 21/09/2021Settembre 30th, 2021No Comments

Non lo si dovrà più dimenticare.Tokyo, perla d’Oriente ci ha fatto capire ancor più cose sul mondo di oggi e sulle guerre del passato. Contro gli africani c’è stata ogni sorta di scempio nei secoli:
dall’orrendo mercato degli schiavi verso gli Stati Uniti d’America alle violenze e al razzismo di oggi.
Ci ha colpito l’immagine della vincitrice dell’Oro nei 10.000, la keniana Peres Jepchirchir, che, sfinita, invocava un sorso d’acqua. Un’immagine emblematica. Anche da vincitrice dell’Oro si può chiedere acqua per dissetarsi, a ricordarci che ci sono milioni di bimbi, di donne, di uomini, che l’acqua non l’hanno proprio nei villaggi africani, dove manca ogni minimo sostegno ad una vita, comunque, disumana.
Rispondono con gesti di fratellanza, di toccante umanità, sempre spontanei, gli africani che in giro per il mondo sostengono l’Occidente e portano in alto il nome della loro Africa da sempre vilipesa e abbandonato a se stessa. E dànno coraggio alle nazioni, che rappresentano per cittadinanza acquisita.
Sì, come l’immagine del maratoneta campione del mondo che, battuto dal giovane norvegese, gli dona il braccialetto della fortuna e gli stringe la mano in un gesto di estrema amicizia.
Ma cosa attendiamo per capire i veri valori della vita, dell’amore, della solidarietà?
Tra le nazioni sostenute nell’atletica dagli africani di seconda generazione, c’è l’Italia, che ha accolto e formato grandissimi atleti d’Africa; uomini e donne, che fino a qualche tempo fa erano guardati con diffidenza, tenuti a distanza. Oggi anche i lottatori “non neri”, ma africani, portavano scritta sulla maglia, vistosamente, il nome dell’Italia.
Come Abraham Conyedo che ha vinto la medagli di bronzo nella lotta, contro l’avversario turco.
E persino il suo allenatore era italiano a tutti gli effetti di legge.
Gli esempi da ricordare, forse, sono molti di più. Forse la pandemia e di conseguenza questa Olimpiade giapponese, ci ha ricordato che gli anni dell’Atomica su Hiroshima non sono da dimenticare, ma da ricordare, appunto. Sempre.

ar.ca.

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