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“L’altra metà del cielo”: donne vere, scienziate, dottoresse, madri simbolo della vita

By 20/04/2022Aprile 26th, 2022No Comments

Abbiamo chiesto a Maria Teresa Spinnler, già direttore di Cardiologia all’Ospedale di Moncalieri, di tracciare il percorso storico delle donne che, dall’antichità ad oggi, si sono imposte nel mondo per cultura, intelligenza, dedizione alla ricerca

“L’altra metà del cielo”. Così Mao Tze Thung ha definito la donna.
Ma era davvero consapevole del meraviglioso ed intrigante significato che nasconde la sua definizione? La donna è una parte del cielo che circonda ed avvolge la terra e che ad essa è vicino, ma che nello stesso momento può essere distante anni luce in una dimensione misteriosa, indefinibile.
Questa immagine così bella della donna, stride con le difficoltà, le discriminazioni, l’abbandono, la violenza che anche oggi la donna deve contrastare, lottare per difendere con determinazione, coraggio, forza, la sua immagine, il suo ruolo, il suo valore. La donna è stata molto spesso esclusa in campo sociale, politico, giuridico e lavorativo.
Da sempre si ritiene che rispetto all’uomo sia inferiore sia dal punto di vista fisico che intellettuale. Aristotele aveva definito la “diversità” del sesso femminile attribuendone la causa alle dimensioni inferiori del cervello ed alla massa muscolare meno possente. Nell’antichità la donna è stata descritta come una creatura inferiore ed imperfetta, con un’anima “senza autorità” di cui sarebbe stata sempre priva.
L’organismo femminile era addirittura considerato solo un abbozzo, il corpo di una donna era materia sorda e senza forma. In pratica la donna avrebbe avuto le caratteristiche dell’incompiuto, del passivo, un’anomalia finalizzata solo alla trasmissione della specie.
Nel corso della storia, lentamente, sono emersi numerosi elementi che hanno rivalutato la donna come creatura dotata di intelletto, sentimenti e capacità pari a quelli degli uomini. Ma per molto tempo ed ancora oggi in alcune culture, la donna ha avuto un ruolo rivolto solamente alla casa ed ai figli mentre l’uomo si occupava dei rapporti col mondo esterno in tutti i suoi aspetti.
Il regime patriarcale è quello che ha governato la società, addirittura l’ipotesi di matriarcato è stata negata non solo da grandi antropologi (ad esempio, Levi Strauss) ma anche da antesignane del femminismo come Simone de Beauvoir che ha scritto “la società è sempre stata maschile, il potere è sempre appartenuto agli uomini”.
Il regime patriarcale, come è noto, è presente già in epoche lontane, nei poemi omerici e nella stessa Bibbia.
La civiltà greca considerava i diritti della donna talmente irrisori, da escluderla dal consesso sociale, anche se alcune attività venivano loro riservate. Maggior considerazione la donna ha goduto nelle civiltà etrusca e romana, ma pur sempre nelle faccende riguardanti la gestione della casa, della famiglia. Storicamente sono il Cristianesimo e il Medio Evo che attribuiscono alla donna una immagine “più spirituale”.
Nonostante tutte le discriminazioni la donna, dotata di capacità di analisi e di sintesi, di introspezione, di interessi poliedrici nei vari aspetti della vita, ha esplicato le sue capacità in vari settori anche nei periodi in cui il suo ruolo non era ancora ben definito; anzi quando le prerogative in molti ambiti erano soltanto appannaggio del dell’uomo.
Pensiamo ad esempio alla Medicina: già nell’antico Egitto le donne praticavano la professione medica: in alcuni preziosi papiri è descritta con chiarezza che la donna era impegnata nella ginecologia, specialità che più praticavano. Nell’antica Grecia, a causa della discriminazione sessuale, le donne potevano esercitare soltanto alcune professioni, come quella di medico-chirurgo, dopo essersi laureate in università per “sole donne”, non certamente nelle università riservate agli uomini, oppure nella botanica, e tra queste, nonostante la sua regalità, Artemisia regina di Caria, esperta nelle proprietà terapeutiche di tutte le piante officinali. Era, comunque, un bel passo avanti.
Nell’antica Roma le donne medico non si occupavano solo di ostetricia e ginecologia ma studiavano la cura anche di altre malattie. Ricordiamo Salpe di Lemno esperta in oftalmologia, Olimpia di Tebe e Antiochis specialiste in malattie quali le artriti.
Altre scrivevano importanti trattati come Elefantide, donna docente di rara bellezza che si nascondeva dietro una tenda per non distrarre e turbare i discepoli.
Nel trattato “De compositione medicamentorum”, Scribonio sosteneva che alcune esponenti della famiglia imperiale (Messalina, Livia, Ottavia e Giulia) fossero esperte nei farmaci tanto quanto Galeno. In altrettanto importanti testi come “De passionibus mulierum curandorum”, Trotula, scrittrice e medico, trattava temi d’importanza fondamentale: chirurgia, anestesiologia, cura della madre e del bimbo nel post partum. Con notevole senso pratico e considerazioni così attuali che potrebbe essere considerata un’antesignana delle moderne teorie sulla prevenzione delle malattie basata sull’igiene, sulla dieta e sull’ attività fisica.
Nell’Islam le donne studiavano Medicina accanto agli uomini nella scuola di Bagdad, così come descritto nei racconti Le mille e una notte. In uno dei racconti si narra che alla corte del Califfo vi fosse una schiava erudita in fisiologia umana tanto da descrivere puntualmente l’apparato circolatorio e osseo e gli organi interni. Riconosceva anche i sintomi delle malattie in modo così erudito da mettere in imbarazzo il Medico che la interrogava.
Per arrivare a tempi a noi più vicini ricordiamo Mary Wortley Montagu, lady inglese, che nel 1700 condusse importanti esperimenti sul vaiolo. Era talmente conscia delle discriminazioni sul sesso femminile e sui movimenti di pensiero che continuamente dimostravano l’inferiorità cognitiva delle donne che, a proposito dell’educazione da impartire alle bambine scrisse che “era necessario nascondere qualunque cultura con la stessa sollecitudine con cui bisognava celare di essere storpia o zoppa; far mostra di scienza serve soltanto ad attirare l’invidia e l’acredine più inveterata di tutti gli sciocchi e le sciocche che rappresentano almeno un terzo della popolazione”.
Alcune donne medico arrivavano addirittura a travestirsi da uomini per poter esercitare la professione. Solo due secoli orsono Miranda Barry era diventata James Barry per poter lavorare come chirurgo militare.
Tra le donne medico che hanno segnato la storia ricordiamo Elizabeth Garret Anderson prima infermiera poi laureata in medicina, che lottò nella “Battaglia di Edimburgo”; alcune studentesse di Medicina che avevano ottenuto negli esami votazioni superiori ai colleghi uomini, furono denunciate per frode e persero la causa legale. Si trasferirono in Svizzera e si laurearono a Berna per poi tornare in Irlanda e fondare la prestigiosa London School of Medicine for Women.
La discriminazione tra i due sessi non è stata appannaggio soltanto della Medicina. Anche in altri settori della Scienza le donne sono state escluse dall’Università e dall’Educazione scientifica. Vi erano umaniste o scrittrici riuscite ad emergere anche senza aver seguito corsi specifici mentre nelle Scienze, Matematica o fisica, era richiesta un’accurata preparazione di base.
La storia tuttavia ci tramanda nomi di famose scienziate. Si pensi ad Ipazia che nel 400 d.c. diventò capo di una scuola platonica ad Alessandria d’Egitto tanto erudita da suscitare invidia e per questo uccisa barbaramente. Le donne scienziate furono poche in verità, se si pensa all’esiguo numero pari a 16 nel 1600, 24 nel 1700 e 108 nel 1800. Fino all’inizio del XX secolo non era possibile alle ragazze accedere all’Università ed ai licei. Nonostante le discriminazioni molte donne hanno portato importanti contributi alla Scienza. Tra le matematiche spiccano nomi come Gaetana Agnesi che fu la prima donna ricoprire una carica universitaria all’Università di Bologna ed Emmy Noether fondatrice dell’Algebra moderna.
Tra le schienziate ricordiamo Marie Curie, che vinse due Premi Nobel: nel 1903 per la fisica e nel 1911 per la chimica; Lise-Meitner che ha scoperto il fenomeno della fissione nucleare, Marie Mayer “Nobel” per la fisica nel 1963 per la sua teoria sui “numeri magici” e Wu Chieng Shiung professoressa di fisica alla Columbia University. Tra le Astrofisiche non possiamo non ricordare Margherita Hack che ha dato grande contributo alla ricerca per lo studio e la classificazione spettrale di molte categorie di stelle. Nella Biologia e Scienze mediche Rita Levi Montalcini ha ottenuto il Premio Nobel per la Medicina nel 1986.
Altre dieci donne hanno ottenuto il “Nobel” in campo scientifico. Ma al di là degli orizzonti scientifici, un elogio merita Madre Teresa di Calcutta, Nobel per la Pace nel 1979, ma anche le altre 11 donne che per la stessa ragione hanno ricevuto il prestigioso riconoscimento svedese.
Oggi il numero delle donne che iniziano a studiare materie scientifiche sta gradatamente aumentando, si pensi che oggi solo nel campo dell’astronomia sono più di 2000 le ricercatrici in vari ambiti. Le donne medico rappresentano quasi la metà degli organici nelle attività ospedaliere e territoriali e le nuove iscrizioni alla Facoltà di Medicina fanno intravedere che tra pochi anni la maggior parte dei medici saranno donne. Ciò detto, bisogna fare una considerazione: perché nonostante gli indiscussi successi e l’aumento del numero delle donne che si occupano di Scienza ancora oggi abbiano difficoltà nel svolgere loro vita scientifica e lavorativa. La risposta è da ricercare nell’educazione familiare e sociale ricevuta: che ieri, ma purtroppo ancora oggi in alcune realtà, faceva delle donne esseri arrendevoli, poco combattivi, in ricerca solo della protezione maschile.
Ma si può ancora pensare che la donna sia un essere debole? Non lo crediamo. Basti pensare al grande ruolo sociale che la donna ha svolto nei periodi difficili. In Italia, per esempio: al maggio del 1945 quando l’Italia era un cumulo di macerie, e non soltanto a causa dei bombardamenti, che pure erano stati devastanti.
Una Italia da ricostruire dopo vent’anni di Fascismo, la seconda guerra mondiale con 50 milioni di morti, una guerra civile spietata che aveva distrutto centinaia di migliaia di famiglie. Gli uomini rientravano a casa ma il loro ritorno era spesso drammatico. Fame, disoccupazione ed una sola certezza: le donne che ricostruivano le famiglie, che sostituivano gli uomini in fabbrica e si adoperavano a far viaggiare i tram in mezzo a cumuli di macerie in città fantasma. Sono le donne che hanno ricostruito il Paese, sacrificio dopo sacrificio, in silenzio, che hanno fatto riaprire le scuole e le fabbriche e che hanno ricostruito gli ospedali. Il tutto con carattere ed autorevolezza, caratteristiche ancora riconoscibili oggi sui volti delle sopravvissute.
Ed allora determinazione, capacità di affrontare situazioni incredibili, spiccato senso sociale, voglia di giustizia, purezza d’animo, non accettazione di compromessi, assenza di paura per non dire coraggio, queste sono le prerogative e le doti delle donne.
Le “vere” donne devono esortare le altre alla lotta, come avviene
oggi in Ucraina. C’è ancora molto da ricostruire, macerie da cui creare vita, lacrime da asciugare, rabbia da trasformare in azioni positive, disordine da riconvertire in ordine profondo. Le donne “vere” devono credere nel loro valore e pensare che se si guarda verso l’alto, sono il cielo, ma se si abbassa lo sguardo, sono il cielo in terra.

Maria Teresa Spinnler

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