
Intervista al deputato del PD: “Non serve a nessuno esasperare i rapporti europei” – “Direi meglio, è l’Europa si stringe intorno all’Ucraina” – “ Zelensky e stato invitato a Bruxelles, perché vuole restare con l’Europa” – “Sembra quasi che il conflitto russo-ucraino possa delineare quello che potrebbe essere il mondo politico-economico di domani”.
La prima volta di Zelensky a Bruxelles, alla luce degli incontri bilaterali, è stata definita da Roberta Metsola presidente dell’Europarlamento, “una giornata storica per l’Europa”. E’ un’affermazione politicamente impegnativa.
Che cosa sottintende al di là della frase simbolica?
“Per Volodymyr Zelensky la missione a Bruxelles non è stata semplice diplomazia. Credo che proprio a questo si riferisse la presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola, parlando di “giornata storica” e affermando di conoscere bene il sacrificio che il popolo ucraino ha sopportato per l’Europa. Spetta alla stessa Europa ora onorarlo, ha ribadito nel suo discorso Metsola, non solo con le parole ma anche con i fatti, con l’aiuto nella ricostruzione e l’addestramento delle truppe. Con attrezzature militari e sistemi di difesa e sistemi a lungo raggio. Già nei mesi scorsi la presidente Ue esortava i Paesi europei a pianificare un impegno a lungo termine, al di là del bisogno d’aiuto immediato per l’emergenza in Ucraina, dichiarando che “L’Europa deve mettersi alla guida e rimanerci per diventare una vera potenza mondiale per la democrazia”. “In quest’ottica dunque per la presidente, la visita di Zelensky e la guerra in Ucraina immagino rappresenti l’occasione storica per mettere in luce l’importanza dell’indipendenza economica ed energetica per l’UE”.
Zelensky è stato esplicito: “l’Europa, si sta liberando dalla dipendenza energetica russa, dalle infiltrazioni russe. Per la prima volta ci ha fornito grandi aiuti militari, ha stanziato miliardi di euro, ci darà i jet, sta valutando positivamente il nostro processo di riforme. L’Ucraina si adeguerà alle leggi dell’UE. L’Ucraina vincerà e entrerà nell’Ue”. Non è un processo lungo, si arriverà a salvare l’Ucraina?
“Dall’inizio della guerra,l’UE e i suoi Stati membri hanno messo a disposizione dell’Ucraina circa 50 miliardi di euro in sostegno economico, umanitario e militare. Parliamo di manovre concrete in ambito di assistenza macrofinanziaria sotto forma di prestiti e sovvenzioni, con l’obiettivo di promuovere la stabilità in Ucraina e far fronte alle sue esigenze di finanziamento immediate e più urgenti. Parliamo di misure commerciali in grado di consentire la liberalizzazione temporanea degli scambi e altre concessioni commerciali in relazione a determinati prodotti ucraini; abbiamo istituito corridoi di solidarietà UE-Ucraina. L’UE ha stanziato 668 milioni di euro in assistenza umanitaria per aiutare i civili colpiti dalla guerra in Ucraina, provveduto alla fornitura di prodotti alimentari e acqua, di beni essenziali di uso domestico, di assistenza sanitaria e sostegno psicosociale, di ricoveri di emergenza e per l’inverno, l’istruzione nelle situazioni di emergenza e assistenza in denaro per contribuire a soddisfare le esigenze di base. Un elenco che faccio non a caso perché, solo leggendolo, si comprende quante energie e tempo occorrono per risollevare le sorti di un Paese. Dunque certamente sarà un processo lungo, faticoso e la domanda riuscirà l’Ucraina a salvarsi? “è un interrogativo che ci accompagna da 24 febbraio del 2022 ma, per rispondere, sono fondamentali due fattori: il tempo e gli aiuti occidentali”.
Zelensky a Bruxelles ha anche incontrato il re del Belgio Philippe, il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki e il premier ungherese Viktor Orban, che l’ha rassicurato sugli aiuti umanitari e finanziari: “L’Ungheria appartiene al campo della pace”. A sorpresa, l’8 febbraio, ha incontrato a Londra il Premier Sunak e re Carlo III. Il cerchio si stringe, così l’Europa costringerà Putin alla Pace?
“Più che dire che il cerchio si stringe direi che è l’Europa a stringersi intorno all’abbattimento di quelle “barriere artificiali” all’ingresso dell’Ucraina nell’Ue. Kiev è convinta di poter andare molto più spedita di quanto accaduto in passato per altri Paesi nel suo percorso negoziale. La visita nel Regno Unito è invece un modo per sondare l’appoggio britannico ad un coinvolgimento della Corte penale internazionale per sottoporre Putin e i soldati russi alla giustizia internazionale all’Aia, dopo la fine del conflitto. Non so se l’Europa costringerà Putin alla pace, di certo, come scrive Judy Dempsey, analista della Carnegie Europe “ci troviamo di fronte a un paradosso a cui non eravamo preparati”: Mosca e Kiev non si parlano, ma Russia ed Ucraina non sono mai state così attive diplomaticamente”.
Il ministro degli esteri russo va in Africa per rinsaldare i rapporti ed estendere l’influenza russa con paesi ricchissimi di risorse come le terre rare. Zelensky ha iniziato il suo ennesimo giro diplomatico per la capitali europee dopo essere stato a Washington. Sembra quasi che il conflitto russo-ucraino stia servendo per chiarire i campi a livello globale, delineando quello che potrebbe essere il mondo politico-economico di domani”.
Veniamo all’azione diplomatica italiana. In questo incontro storico Europa-Ucraina, la diplomazia europea lascia spazi privilegiati a Macron e al cancelliere Scholz di dialogare liberamente con Zelensky? La premier Giorgia Meloni, ha criticato anche l’incontro del presidente Ucraino all’Eliseo. Sono reazioni giustificate?
“Non si tratta di lasciare spazi privilegiati, lo stesso Macron ha sottolineato che da otto anni Francia e Germania hanno un ruolo particolare sul dossier ucraino. È chiaro che stiamo assistendo a grandi manovre politiche che evidenziano il tentativo di adattarsi al nuovo mondo segnato dalla guerra e soprattutto di preparare l’Europa ai prossimi sviluppi. I rapporti di forza sono cambiati, questo è un fatto, cosi come lo è l’isolamento del nostro Paese, frutto della recente politica italiana. Nei primi mesi di Governo la premier da un lato ha voluto tranquillizzare Bruxelles sul alcuni temi, dall’altro ha continuato a mantenere la posizione sovranista per tenere buono il suo elettorato. Questo doppio atteggiamento con gli stessi interlocutori, vedi tema immigrazione, non poteva reggere a lungo e l’Europa ne ha semplicemente preso atto. A questo si aggiungono poi le dichiarazioni ambigue di Berlusconi e Salvini su Zelensky che certamente non restituiscono l’idea di un paese unito e autorevole. Meloni non può pensare di vivere sulla scia dell’autorevolezza e credibilità costruita da Draghi in questi anni, invita alla compattezza ma deve prima ricostruirla in seno alla sua stessa maggioranza e lavorare affinché l’Italia non sia tacciata di esitazioni sulla politica estera”.
Si è sempre detto: Mario Draghi era in sintonia con Macron e Scholz e rappresentava l’Italia con autorevolezza. Giorgia Meloni fino a poco tempo fa sembrava seguisse i suggerimenti di Draghi. Oggi è critica verso la Francia. Cosa è cambiato?
“La presidente del Consiglio in pochi giorni ha esasperato il clima politico e quello dei rapporti internazionali dell’Italia, ha inasprito le tensioni col Nazareno e con l’Eliseo. In entrambe le occasioni invece avrebbe dovuto ricucire e placare, e non inveire a mio avviso. E invece non paga delle polemiche, ricorre stizzita a una retorica cui non crede lei per prima, arrivando a dichiarare che se Macron l’avesse invitata all’Eliseo non ci sarebbe andata perché la cena parigina anche a tre avrebbe indebolito la compattezza europea. Dobbiamo dirci la verità, se Francia e Germania ieri chiamavano Draghi e oggi non chiamano Meloni, un problema italiano ci deve pur essere, è chiaro che siamo davanti a un problema politico. Il suo errore, sta nel concepire i rapporti europei come una trattativa permanente a difesa degli interessi di ciascun Paese, incapace di far sua l’idea di un europeismo nel quale gli interessi dell’Europa sono gli interessi nazionali e gli interessi nazionali sono gli interessi dell’Europa. Una brava statista, ha il compito di unire, mediare, costruire, condurre dalla sua parte gli altri, cosa che sembra non le stia riuscendo bene”.
Laus, ma l’Italia, alle prese con una situazione economica assai incerta, una burocrazia esasperante, una visione politica radicalmente diversa da quella di Mario Draghi, è in grado di farsi ascoltare dai vertici dell’Unione Europea?
“La premier non ha di certo fatto mistero che il suo governo non sia in continuità con quello di Draghi: ha promesso che il 2023 sarà l’anno delle riforme, compresa quella fiscale. Annuncia nuovi tagli al cuneo, la sostituzione del reddito di cittadinanza con una nuova misura anti-povertà e la messa in sicurezza del debito con più titoli di Stato detenuti dagli italiani. Ma non basta fare annunci e dichiararsi preparati a risollevare le sorti dell’Italia. Siamo davanti esponenti politici non all’altezza dei delicati compiti istituzionali ai quali sono stati chiamati. In molti si aspettavano che una volta al governo tutta la destra d’opposizione assumesse la caratura di una destra istituzionale, matura, europea. Si è rivelata invece la solita destra, che fa del cameratismo la propria forza, che continua a rimandare le riforme necessarie per il Paese, che usa informazioni riservate per attaccare gli avversari, possiamo dunque solo immaginare quale reputazione stia coltivando questa destra in certi ambienti, anche stranieri. L’Italia è tra gli Stati più colpiti da questa crisi energetica e quindi economica, Meloni sa che questo è un momento in cui l’Italia ha bisogno dell’Europa. L’Europa in realtà dà soldi all’Italia. Non li toglie. L’Italia ha bisogno di alleanze all’interno dell’eurogruppo e per ora la leader di FdI si trova sempre su quel crinale sottilissimo tra affidabilità e inaffidabilità e lo è semplicemente perché l’Italia per una serie di condizioni, a partire dal debito pubblico, non ha abbastanza forza per contrapporsi agli alleati più strutturati.Tutto questo rischia di riflettersi su alcuni dei dossier più importanti che l’Europa dovrà esaminare nel 2023. Gli aiuti alle imprese saranno sul tavolo del consiglio europeo del prossimo mese, la gigantesca partita della riforma del Patto di Stabilità. Insomma un’Italia debole politicamente debole a Bruxelles rischia di diventare anche un’Italia facilmente aggredibile dai mercati finanziari”.
Gianni Maria Stornello