
“Troveremo nuove risorse nella co-progettazione. Innovazione anche nel sociale. No alle diseguaglianze. Il welfare deve trovare altri strumenti. Le vocazioni della città, oltre all’Aerospazio e all’Auto, Tecnologia, Conoscenza e Università.
I riconoscimenti nell’Editoria – Per la Giunta anni impegnativi. Rapporti diretti con i torinesi”.
Prof. Lo Russo, ovvero, Signor Sindaco di Torino. Elezioni amministrative all’insegna dell’incertezza e poi una vittoria schiacciante. Si può cantare vittoria? Lei è sereno, è pronto per affrontare le proverbiali sette fatiche? Perché di fatiche si tratta.*
“Abbiamo fatto una campagna elettorale sui temi con le cittadine e i cittadini. In ascolto, con la “nostra” sedia, abbiamo girato tutta la città. Siamo consapevoli delle fatiche che ci attendono, ma ci sono anche numerose sfide da affrontare per il bene di Torino. Saranno anni impegnativi, lavoreremo tanto. Lo so, e lo dirò chiaramente a tutti gli assessori che compongono la mia Giunta”.
Lei ha detto sostanzialmente che vuole fare di Torino un progetto di città grande forte e unita. E’ un progetto sociale realizzabile?*
“Lo è nel momento in cui ci credi, orienti energie e risorse. Sono convinto che la lotta alle diseguaglianze sia essenziale per il futuro di Torino. È il principale impegno che ci siamo assunti in campagna elettorale. Dopo la pandemia molti problemi sociali si sono acuiti e nuove povertà sono apparse. Il welfare deve trovare nuove risposte e nuovi strumenti grazie alla collaborazione del terzo settore e del privato sociale”.
Torino è una magnifica città storica. Vanta una cultura secolare. Ma è anche una città vecchia e povera. Deve essere ricostruita fin dalle sue fondamenta, dalle strade. Troverà le risorse economiche?
“Torino è una città straordinaria, per storia e cultura. È innegabile. Voglio però che Torino diventi una città più inclusiva e che si preoccupi anche di chi è fragile. Le risorse necessarie le troveremo, anche attraverso nuovi strumenti di co-progettazione. Anche nel sociale serve introdurre innovazione rispetto ai canali di finanziamento”.
Noi riteniamo che Lei debba essere un punto di riferimento preciso per tutti i cittadini, iI padre laico di Torino. E’ una definizione che sente di condividere? Se sì, perché?
“Non so se meritarlo sulla base della sola fiducia. Io ce la metterò tutta, Torino è la città che amo e mi impegnerò molto per svolgere al meglio il mandato di cui ho l’onore di ricoprire. Al rapporto diretto coi cittadini dedicherò tempo e passione, non solo aprendo le porte di Palazzo civico ma andando io nei quartieri”.
Torino ha bisogno di rinascere anche sul piano di un’industria e di un’energia sostenibili. Ha mai pensato alla sua Torino del Futuro?
“La nostra città affronta da tempo una crisi strutturale del modello industriale, che ha radici profonde nei cambiamenti globali dell’economia e ha determinato importanti conseguenze nel profilo occupazionale del territorio. Per superarla servono politiche e investimenti mirati, che puntino alla valorizzazione delle competenze e delle opportunità di trasformazione. La città del futuro sarà legata a più vocazioni. Oltre all’automotive, c’è l’aerospazio e l’innovazione tecnologica e poi punteremo su Torino città della conoscenza e dell’Università”.
Torino, come Milano, può divenire città di riferimento a livello internazionale e non essere soltanto conosciuta per la Juventus o per il film “Gran Torino” di Clint Eastwood?
“Torino è la capitale del lavoro e della produzione, non da oggi. La Juve è una delle realtà del territorio, rappresenta una delle eccellenze sportive, non l’unica. Torino ha grandi potenzialità sul turismo, sulla cultura, sull’enogastronomia, aspetti su cui dobbiamo lavorare per essere modello e riferimento internazionale. Faccio un esempio su tutti: Torino come città del Libro, a pochi giorni dal Salone internazionale del libro abbiamo riaffermato il nostro ruolo nel mondo della editoria e della lettura a livello mondiale. E abbiamo dimostrato di saperlo fare e bene”.
Il desiderio dei torinesi è di vivere non soltanto una Torino forte, unita, umanitaria, ma una metropoli giusta che, per voce del suo sindaco, ispiri progetti internazionali e istanze che investano il nostro pianeta. E’ questa la Torino del prossimo futuro?
“Torino è una città che deve ritrovare l’orgoglio di città capitale dell’innovazione e della produzione. Abbiamo vissuto anni di incertezza e crisi, più di altre in quanto legati alla manifattura tradizionale. Torino internazionale è possibile solo se torniamo ad essere attrattivi e creiamo le condizioni affinché i torinesi rimangano qui. Il Comune è uno degli elementi di un sistema, ma è un facilitatore di processi capaci di attrarre qui”.
Torino può tornare ad essere la città gentile del bel tempo che fu, ed essere al centro dell’Europa come lo era dall’Unità d’Italia e ancor più nel 700 ?
“Non credo che lo sguardo all’indietro sia il giusto approccio, anche perché si tende a mitizzare il passato senza vederne i limiti. Preferisco pensare al futuro con lo sguardo rivolto alle grandi occasioni offerte. Abbiamo il piano di investimenti europei, abbiamo grandi progetti da realizzare. Guardiamo al futuro con fiducia e ottimismo. Dobbiamo lavorare tutti insieme per il bene di Torino”.
Gianni Maria Stornello