CULTURA

MASHA AMINI, MARTIRE DELLA LIBERTA’ GIU’ LE MANI DAI DIRITTI DELLE DONNE

By 24/10/2022Novembre 23rd, 2022No Comments

La morte della ragazza decretata dalla “polizia morale” a Teheran – La ribellione dei giovani in Afghanistan contro i talebani per non soccombere – E in Usa, la sentenza della Corte Suprema contro l’aborto

Per molte donne i propri diritti sembrano acquisiti definitivamente e ormai intoccabili, ma purtroppo non è sempre così.
L’ultimo caso di diritti negati sta scuotendo l’opinione pubblica mondiale e la protesta scoppiata in Iran dopo la morte di Masha Amini si è estesa anche in molte altre parti del mondo. Simbolo di tale rivolta è il taglio dei capelli delle ragazze iraniane; e tale gesto si è diffuso in tutto il mondo, coinvolgendo anche persone dello star system che in segno di solidarietà si sono tagliate una ciocca di capelli.
Era il 13 settembre quando la “polizia morale” a Teheran, la capitale dell’Iran, ha fermato Masha perché non indossava correttamente il velo. Da quel momento si sa solo che la ragazza dalla caserma è stata trasferita in gravi condizioni in ospedale, dove è deceduta. La morte violenta di Masha ha comportato un crescente desiderio da parte dei giovani iraniani di poter ottenere quelle libertà e quei diritti di cui godono i loro coetanei in altre parti del mondo.
Anche in altri Paesi, però, le donne vedono violati i loro più elementari diritti: è passato poco più di un anno da quando in Afghanistan i Talebani sono tornati al potere, e quei piccoli passi avanti compiuti per le donne sono stati cancellati e la condizione femminile è tornata indietro di venti anni.
La popolazione femminile non può più accedere allo studio, né ricoprire incarichi pubblici; le loro limitazioni si estendono, persino, ad attività quali andare in bicicletta, praticare sport, portare i tacchi alti, truccarsi, andare allo stadio, partecipare a trasmissioni televisive o radiofoniche.
Tale situazione pesa in modo particolare sulle nuove generazioni che in questi venti anni avevano avuto accesso a quei diritti fondamentali e che noi diamo per scontato.
La libertà delle donne, però, è messa in pericolo anche in paesi come gli Stati Uniti, dove il 24 giugno scorso la Corte Suprema (che costituisce il massimo grado giudiziario degli USA) ha ribaltato, con cinque voti favorevoli e quattro contrari, una sua precedente sentenza, stabilendo che il diritto all’aborto non è protetto dalla Costituzione degli Stati Uniti e, di conseguenza, non è più un diritto federale. Ciò ha comportato che in molti Stati l’aborto è stato dichiarato illegale.
Era il lontano 1972 quando la causa “Roe contro Wade” venne portata davanti alla Corte Suprema, che nel 1973 legalizzò l’aborto negli USA, riconoscendo la sussistenza di un diritto federale (e pertanto applicabile a tutti gli Stati) alle donne di interrompere la gravidanza anche in assenza di ogni altra circostanza che non fosse una libera decisione della donna stessa. Tale storica sentenza fu stabilita basandosi sul 14° emendamento della Costituzione americana, secondo il quale esiste un diritto alla privacy inteso come diritto alla libera scelta.
Questo deve costituire un monito per le nuove generazioni e per quelle future: non è permesso abbassare la guardia, non bisogna mai considerare i diritti acquisiti in passato come inviolabili e conquistati per sempre.

Antonella Formisano