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MATTARELLA PRESIDENTE GALANTUOMO UNO SGUARDO ALL’EUROPA ?

By 23/10/2023No Comments

Un Capo di Stato saggio, esponente della Sicilia più democratica, custode inflessibile della Costituzione
italiana – Guardiano dei diritti e dei doveri dell’uomo – Il suo affetto per i ragazzi, l’incitamento allo studio – “La scuola è aperta a tutti, perché tutti i bambini fin dalla nascita sono uguali” – Un periodo storico difficile ma controllato – Le ipotesi sulle sue scelte politiche

C’era una volta un re galantuomo. Era Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia. Oggi, nel 2023, e ci auguriamo fino alla fine del suo secondo mandato, le sorti della Repubblica Italiana sono rette da un Presidente galantuomo: Sergio Mattarella.
La storia, pur nelle sue mille sfaccettature temporali e politiche, dominata in questi anni da una concezione economica mondiale accentratrice, tra regni, insurrezioni, repubbliche confederali, presidenziali e repubbliche che, semplicemente, hanno un’anima vera dettata da principi ineludibili, inequivocabili, sobri, ha una memoria inossidabile. Ripesca i personaggi più autorevoli, ne ripropone le virtù intellettuali, la bontà d’animo, la fermezza, la saggezza. E li pone al giudizio dell’opinione pubblica. Ricaccia negli inferi gli stolti, i dittatori e le loro dittature che non fanno parte di quella schiera di angeli custodi che animano la nostra vita e che ci tengono per mano.
Sergio Mattarella esponente della Sicilia più democratica, docente di Diritto Parlamentare fino al 1983, incarna la concezione dell’uomo giusto al Quirinale, esemplare nell’arginare, con cautela e non senza difficoltà, le inquietudini sociali e politiche di una parte degli italiani, appellandosi ai sani principi etici e morali dei Padri costituenti e alla storica civiltà dell’Italia, condannando senza mezzi termini, ogni forma di sopruso, verbale o fisico.
Un ruolo estremamente delicato in un periodo storico, in cui le incertezze morali, etiche, intellettuali, la velocità affannosa del regresso cui l’umanità si è votata per libera scelta, in netto contrasto con lo strabiliante sviluppo tecnologico, rendono l’uomo fragile, sofferente, il fantasma di ciò che nella realtà vorrebbe essere o apparire.
Ci sfuggono le ragioni patologiche per le quali ci condanniamo tutti ad una vita insana; ci sfugge il perché la vita quotidiana, istante per istante, ci conduce al dissenso continuo, all’incapacità di condividere il benessere spirituale e materiale, ideali, idee, propositi, progetti con il nostro prossimo, con le persone della porta accanto. Ci sfuggono le ragioni per le quali ogni essere umano, a qualsivoglia nazione appartenga, finisca per condizionare sé stesso e la vera ragione per la quale esistere. Mattarella è lì, pronto a sollecitare la nostra fede nel futuro. Senza speranza, non c’è vita.
In questi primi vent’anni del terzo millennio, sotto le ceneri del “dialogo di pace” sbandierato da Stati Uniti, Cina, Ucraina, Africa, Europa, Israele, Medio Oriente, Sud America, nel “silenzio” della Russia, cova il ferro rovente delle guerre, le criminali aggressioni (in Ucraina), il terrorismo di Hamas e delle sue “rivendicazioni” più o meno occulte (su Israele), non dei palestinesi, come una certa destra italiana e internazionale lascia intendere.
Divampa la violenza nello “scacchiere della disumana crudeltà mercenaria delle brigate (Wagner?)” ai confini dell’Unione Europea, con l’Isis e la “santa guerra” ijhadista, in ogni parte del Medio Oriente, con il consenso vendicativo dell’Iran. E ci sembra perfino superfluo sottolineare che “La torre-Stato di Israele” crollerebbe se a sostenerla non ci fossero due forze essenziali: la prima è l’amicizia e i consistenti reciproci interessi con gli Stati Uniti; la seconda, è che la comunità ebraica è ramificata in tutto il mondo. Non per nulla il segretario di Stato Americano Antony Blinken, ha avuto serrati contatti con Israele e, udite, udite, anche lo stesso Putin ha “consigliato” Netanyahu di non bombardare i civili di Gaza. In questo contesto è interessante l’incontro che la premier Giorgia Meloni ha avuto a Palazzo Chigi con il re Hashemita di Giordania, Abdullah II Ibn Al Hussein, buon amico dell’Italia.
Una mossa diplomatica, non trascurabile. E, tuttavia, si è seminato il terrore nei kibbutz di frontiera, si è indotto l’attuale Israele di Netanyahu a reagire in modo militarmente violento; si accredita il malefico principio che il terrorismo si combatte soltanto combattendo.
E’ la “tesi” degli schieramenti politici occidentali, orientali, mediorientali e africani (fatti gli indubitabili distinguo), che aprono tragici scenari mondiali e lasciano, poco per volta, fanno perdere autorevolezza politica all’Europa, che fin dal termine della seconda guerra mondiale, si è affrancata dalla violenza di Stato, ma è comunque in grado di continuare a fornire armi (Germania, in primis) al fine di mantenere lo “status quo”, e al tempo stesso, perseguire il ruolo terribilmente complesso di “cerniera geopolitica” tra i popoli in guerra. L’Alta finanza pubblica detta legge anche alla politica apparentemente più evoluta.
Che strano destino sta per consegnarci la Storia dopo settant’anni di relativa tranquillità e di benessere.  E, d’altra parte, non si può ignorare che in questa Unione Europea, tendono ad entrare ben nove Paesi balcani. E sarebbe una grande opportunità se prima delle elezioni europee del giugno 2024, si gettassero le basi per i primi “visti”.
Mattarella, si diceva, è al posto giusto, il Quirinale, per guidare l’Italia, immersa nelle “surreali e drammatiche divagazioni dell’età globale”, in cui tutto è possibile, tutto è realizzabile nell’insensatezza di un’economia internazionale egemone (petrolio, minerali preziosi, grano, tecnologie avanzate) che ha perduto ogni finalità sociale, favorendo soltanto chi ha la capacità manageriale, la diabolica  astuzia  di accumulare immensi patrimoni, sfruttando le altrui debolezze, alimentando le disuguaglianze sociali, le fasce di povertà, allontanando da sé coloro che soffrono e non hanno pane per saziare la fame né medicine per lenire le proprie sofferenze.
E’ nella permanenza al Quirinale in una situazione politica e sociale così complessa che si nota la grandezza umana e politica di Sergio Mattarella, il presidente che nel contesto geopolitico mondiale prevale in modo assoluto su tutti gli altri presidenti. E’ questa personalità che per nobiltà d’intenti equivale, nella sua laicità, al pensiero cristiano di Papa Francesco. Mattarella è un faro che illumina le ombre del pensiero incerto. E’ il capo di Stato che irrompe sempre sulla scena politica internazionale al momento giusto, per elargire consigli, per ricondurre alla verità, per consolidare i cardini della democrazia con parole chiare, pacate; parole come pietre, però, levigate dalla profonda cultura giuridica e dalla sua correttezza. Parole sempre ascoltate anche da coloro che la pensano diversamente.
Mattarella, un Maestro della politica, che si potrebbe ricondurre alla figura mitica ed eroica di Aldo Moro. E diciamo pure, un presidente che attenendosi sempre correttamente al dettato costituzionale, indossa in casi specifici urgenti, i panni di Presidente del Consiglio, con una discrezione assoluta che non può sfuggire a chi analizza con occhio critico i suoi interventi politici correttivi, pur nei limiti che la Costituzione impone al presidente della Repubblica.
Un presidente che ha a cuore il futuro dei giovani, la loro formazione scolastica, la cultura umanistica, senza alcun pregiudizio. In uno dei suoi recenti interventi Mattarella ha chiarito ancora una volta: “La Costituzione repubblicana, la Carta fondamentale che regola e ispira la nostra convivenza, ha disposto che la scuola è aperta a tutti. Perché tutti i cittadini, sin dalla nascita, sono uguali. Sul diritto universale all’istruzione si fonda uno dei pilastri della Repubblica. La scuola è, dunque, per tutti e di tutti. Non tollera esclusioni, marginalizzazioni, differenze, divari. Ne sarebbe e, talvolta, ne viene deformata”.
Non sfuggano le allusioni ai bimbi degli immigrati, che sono nati e studiano in Italia e che costituiscono le nuove generazioni non soltanto del nostro Paese ma dell’intera Europa che, in tal senso è però più avanti di noi. Il capo dello Stato non perde occasione per far sentire la sua personale vicinanza ai ragazzi che scappano dalle guerre, dalla fame, dalle torture, ricordando quanto essi siano importanti per il futuro sociale dell’Italia.
Un interrogativo angoscia chi scrive queste note: come si muoverà l’Italia al termine di questo secondo settennato di Mattarella? Si muoverà passo dopo passo su un cavo d’acciaio fissato nel vuoto, tra due mondi divisi, ma senza l’asta dell’equilibrio e del coraggio.
Se i venti di guerra continueranno a soffiare, come tutti crediamo, in ogni parte del mondo; se aggressori e aggrediti non troveranno pace; se i fratelli palestinesi e gli ebrei insieme non sconfiggeranno il terrorismo islamico, se la grande Russia non comprenderà (e non lo comprende perché ha scatenato nuove offensive) le ragioni d’una pacifica convivenza con l’Ucraina; se la Cina non limiterà la propria espansione economica negli Stati Uniti, in Europa, in Africa, in Asia e placherà l’ansia di ingigantire la propria egemonia economica e le ricerche spaziali per cercare una nuova vita su Marte o sulla Luna, la sopravvivenza in Terra non sarà facile e un’altra catastrofe si abbatterà sul pianeta.
A meno che, è l’ultima speranza, l’India, la più grande democrazia confederale in termini numerici, ma con grandi differenze di carattere sociale, non riesca a convincere le altre potenze che è giunta l’ora di mettere a tacere le armi, per dar vita ad una “Nuova Organizzazione delle Nazioni Unite” che ridisegni la geopolitica mondiale, comprenda gli Stati oggi considerati nemici, in grado di dire “NO” ad ogni forma di violenza, “SI” ad una libera economia controllata rigorosamente dal nuovo organismo, che riduca i costi degli armamenti a favore di una più equa distribuzione della ricchezza collettiva.
E’ una pia illusione? Forse l’India dall’alto della sua cultura millenaria, consapevole della colonizzazione cui è stata sottoposta nel passato, potrà avere la forza per stabilire un equilibrio macroeconomico e dare pace all’Umanità.
Non è difficile coltivare le illusioni, basta ossigenare cuore e cervello e forse i sogni si avvereranno. Ma nell’attesa la situazione è drammatica.
E, per tornare all’Italia, è tempo di pensare all’immediato futuro, perché il tempo, a volte, porta consiglio, ma è anche tiranno. La voglia più volte espressa dal Governo Meloni di modificare la Carta costituzionale potrebbe avviare già nel 2024, l’iter parlamentare per giungere, anzitempo, alla repubblica presidenziale. Idea che non può essere gradita a Mattarella e non sarebbe certo in sintonia con l’assetto dell’UE. Si pensi che nell’Unione soltanto Cipro è repubblica presidenziale, ma si pensi anche che nell’Unione gli equilibri potrebbero cambiare, proprio in funzione di un nuovo assetto geopolitico, con l’ingresso di alcuni Stati balcani, cui si accennava.
Proprio in tal caso e in un quadro non troppo lontano, l’UE potrebbe avvertire l’urgenza e la necessità di darsi maggior autorevolezza. E chi meglio di Sergio Mattarella, che gode di grande rispetto in tutto il mondo, potrebbe rappresentarla?
Armando Caruso