CULTURAeditoriale

MEDITERRANEO, EUROPA AFRICA: MATTARELLA SUL PODIO DI UN’IDEA UNIVERSALE

By 26/07/2022Settembre 22nd, 2022No Comments

Quando la visione geopolitica è dettata dalla fraternità e dalla cooperazione tra i popoli – La missione in Mozambico e Zambia nel segno d’una ammirevole onestà intellettuale – La fermezza nell’annunciare lo scioglimento delle Camere – L’amarezza di Draghi

Sergio Mattarella, l’Europa, Il Mediterraneo, l’Africa. Il presidente della Repubblica italiana, è l’indiscusso leader di un’idea universale che ha radici profonde nell’umanità, nella cultura della nazione, nella concezione di ciò che dev’essere l’alta diplomazia, la correttezza formale, la morale personale e pubblica, l’intuizione politica, l’equilibrio, il segno della sofferenza e della dignità di un popolo.
Nell’età in cui i candidi capelli bianchi esprimono saggezza, in un momento storico in cui il rogo della malvagità brucia ogni angolo del pianeta, il Capo dello Stato rivolge lo sguardo al Mediterraneo e all’Africa che da sempre – sia pur per ragioni diverse – è stata oggetto dell’attenzione dell’Italia.
Ma questa volta si tratta di uno sguardo o meglio di una serie di sguardi e di strette di mano con altri Capi di Stato africani che amano la democrazia, il rispetto reciproco, che hanno chiesto ed ottenuto aiuti economici, aiuti materiali, assistenza. Ed ora si rendono disponibili a compiere gesti di reciprocità umana ed economica; gesti che denotano la loro costante crescita, il loro affermarsi agli occhi di altre nazioni, che non hanno esattamente le stesse intenzioni del nostro capo dello Stato. Il cuore dell’Italia è nel cuore dell’Africa.
Inutile dimenticare la fraternità che ha legato italiani e africani, anche in tempi bellici fortunatamente assai lontani. Oggi, per grazia ricevuta, si parla di Pace, di cooperazione economica e culturale. La missione di Sergio Mattarella il 4 luglio nel Mozambico e il 6 nello Zambia, ha ridato un senso agli offuscati orizzonti politici italiani.
A trent’anni dalla visita di Cossiga a Maputo, 1989, si sono rinnovati, fortificati i rapporti commerciali con il Paese in cui sono ben radicati Eni, Saipem, CMC, Bonatti e Nuovo Pignone.
La missione di Mattarella in Africa ha impresso uno scatto di orgoglio e un’accelerazione impensabili in un momento in cui la politica italiana è in chiara sofferenza, l’Europa alla ricerca di sanzioni sempre più efficaci nell’intento di arginare l’aggressione russa che continua, senza soluzione di continuità, la distruzione dell’Ucraina, sconquassando i precari equilibri e le pseudo alleanze internazionali: in estremo Oriente, nell’Europa dell’Est in Medioriente e reazioni a catena negli Stati Uniti, in Europa, nel Regno Unito, dove le dimissioni di Boris Jhonson lasciano presagire altri disegni politici della Casa Bianca e un problematico ma non impossibile ritorno dell’Inghilterra nella Ue.
Lo scacchiere geopolitico mondiale, come il clima, è in piena ebollizione. Mentre il clima rende tropicali le temperature del Nord, la siccità si fa sempre più minacciosa, la Russia traccia una frattura scomposta tra Est ed Ovest, fa divampare la guerra, chiude i rubinetti del gas e taglia il petrolio all’Europa, il presidente della Turchia Erdoğan, tenta gli equilibri più instabili fra le nazioni contrapposte.
Soltanto il Capo dello Stato Mattarella dimostra fermezza e intelligenza strategica, basata sull’alleanza Unione Europea-Nato e sulla diplomazia della Chiesa di Roma. Ciò, mentre il premier Mario Draghi ha tentato in ogni modo di svincolarsi dalla ragnatela parlamentare ordita con sorda stupidità, che l’ha indotto a dimettersi, e nei giorni della pienezza del suo incarico, dopo le dimissioni respinte dal Quirinale, a recarsi in Algeria per chiedere aiuti concreti.
Sembrava che il viaggio ad Algeri agevolasse la sua permanenza in carica, che ci fosse ancora un barlume di speranza, affinché le trattative impostate per svincolare l’Italia dall’obbligo di acquistare gas dalla Russia di Putin, potessero avere altre soluzioni. Così non è stato, perché in quel maledetto 20 luglio trascorso in Senato soltanto una parte parlamentare si è impegnata nel tentativo di dar fiducia al Premier, mentre la parte avversa ha trasformato il voto in una vergognosa sceneggiata durante la quale Lega e Forza Italia sono passate al contrattacco mettendosi così sullo stesso piano del M5S. Con il risultato catastrofico di far risalire Mario Draghi al Colle, visibilmente scosso da tanta stupidità. Le sue parole sono state di assoluta, accorata verità: “Oggi all’Italia – ha detto al Senato – non serve una fiducia di facciata, ma di fiducia vera, sincera. Siete pronti – ha quasi gridato – a un nuovo patto di fiducia?”. “Siete pronti?”
Situazione caotica e unica, tutta “gloriosamente” italiana creata da gruppuscoli male assortiti, che della politica ideale dei Padri Costituenti, non hanno la benché minima idea. L’Italia di oggi ha dato di sé una visione di una povertà intellettuale e scorrettezza che ha scosso il mondo internazionale.
Non ci resta che Mattarella, figlio della Palermo più colta e amata, che esalta la Sicilia e per il suo viaggio in Africa sale sul “podio della Storia”. Un figlio del Mediterraneo, a cui rivolge costantemente i pensieri più costruttivi, ben sapendo che quelle acque – oggi tomba per migliaia di migranti che cercano riparo dalle guerre, dalle malattie, dalla fame – milioni di anni fa avevano sommerso isole e lingue di terre allontanando così la Sicilia dal continente Africa- Madre, che per prima ha donato al mondo la vita dell’uomo.
L’Africa, ricca di materie prime, sfruttata dalle nazioni “più civili” fin dai secoli scorsi, da cui ancora si fugge e che pur con tutte le sue contraddizioni, sarà – lo speriamo sinceramente – l’“Oasi del futuro”. Un’oasi immensa da preservare con rispetto, amore e intelligenza, da irrigare per rendere fertile il deserto, seguendo l’esempio di Israele, e dalla quale ricevere, a mani aperte, quel benessere a cui molti popoli ambiscono e cercano in un continente accogliente, sollevato dalle sofferenze.
Sta all’uomo, e in primis alla grande potenza che domina il mondo, la Cina, capire quanto sia preziosa l’Africa, quanto siano preziose e affascinanti le sue bellezze per non essere distrutte dalla cementificazione verticale. Un continente che da millenni attende di essere coltivato, amato, non sepolto da angusti grattacieli. Un continente che indichi la non facile ma salvifica via della fraternità. Non si tratta di vivere nel mondo delle nuvole, di fantasticare un futuro impossibile. Questo è l’obiettivo da realizzare per il bene dell’umanità.
L’Africa sarà una grande risorsa anche per l’Italia, perché dall’Africa riceveremo grandi insegnamenti, il senso della religiosità cristiana che nella Chiesa Copta ha la sua origine; il senso dell’educazione, della famiglia, dell’amore fraterno, dell’amore che genera amore e i futuri italiani, contro ogni incomprensibile idiozia razziale che ancora serpeggia nell’animo dei sovranisti non soltanto italiani.
Su questi principi, di cui sempre si tace o di cui si parla a sproposito, Sergio Mattarella ha dettato il segno d’una saggezza universale da valorizzare immediatamente. Fonda speranze e certezze. Perché l’Africa anche per noi italiani, ancorché senza Draghi, è tutta da scoprire, soprattutto dal punto di vista culturale. In piena sintonia con Papa Francesco, che parlando di ipotetiche dimissioni, lascerebbe il Vaticano per vivere e confessare in una Chiesa di Roma.

Armando Caruso

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