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MISSIONE PRATI-CARE IN SENEGAL L’AFRICA TI REGALA IL SUO CUORE

By 24/10/2022Novembre 23rd, 2022No Comments

Quattro universitari di Torino in Africa: un’esperienza sanitaria e umana a contatto con i bimbi bisogni di cure urgenti, vittime di infezioni – Allora si capisce perché “non sei tu solo a donare”

Per andare in Africa noi del “primo mondo” ci prepariamo meticolosamente: vaccini, autan tropical e guide su come fare la valigia e come comportarsi: solo vestiti e biancheria chiari per non attirare le zanzare, non mangiare niente di crudo, sbucciare sempre la frutta, bere solo da bottiglie sigillate, e così via.
Noi siamo partiti in quattro: Lorenzo e Teresa, studenti in medicina; Marta studentessa di psicologia; Yuri, animatore per bambini, e tanta voglia di mettersi in gioco.
L’accoglienza prima a Dakar e poi a Bona è stata calorosa: tanti occhietti incuriositi, sorrisi gentili e mani per aiutarci con le valigie.
Abbiamo trascorso le due settimane successive lavorando nel presidio sanitario costruito da Prati-care e prestando assistenza alle partite di calcio per le qualificazioni regionali del dipartimento di Bounkiling.
Visitavamo una cinquantina di pazienti al mattino e una trentina al pomeriggio. Abbiamo visto mamme preoccupate per le corps chaud dei loro bambini, molte lavoratrici delle risaie che avevano Unkuo Abee (male dalla testa a tutto il corpo), bambini con tagli e ferite da medicare e pazienti con irritazioni degli occhi, infezioni, ascessi, micosi e pressione alle stelle.
Sul campo da calcio, poi, abbiamo sperimentato lo stupore e il sollievo dei giocatori nel poter usufruire del ghiaccio sintetico per la prima volta. Per tutti e quattro è stata la prima esperienza di questo tipo, ma ci ha sicuramente insegnato che quando vai in missione, non sei solo tu a donare.
L’Africa ti entra nel cuore perché ogni persona che incontri ti lascia un pezzo di sé. Ci ricorderemo sempre del piccolo Oussmann che passava quasi tutto il giorno a osservarci lavorare silenziosamente e di come è stato meraviglioso insegnargli a usare lo stetoscopio.
Ci ricorderemo di Bourama, Lamine e Ibrahima che hanno reso possibile la missione; di Boubakar che ogni giorno traduceva per noi dal Mandengue e dallo Djolà al francese.
Ci ricorderemo la generosità e la voglia di cambiamento di Moussa. L’amore per le tradizioni e per la propria terra di Bouba il ballerino, che ci ha insegnato tanto e ci ha accolto come se vivessimo a Bona da sempre.
Sorrideremo sempre pensando a Sanouské e alla sua piccola che, nata da un mese, non apriva mai gli occhi, pesava solo un chilo e aveva una brutta otite. L’ultimo giorno di missione, però, ci ha fatto un regalo e gli occhi li ha aperti, ci ha sorriso e riempito il cuore di gioia.
Andare in missione a Bona significa ritrovare il senso di comunità, la voglia di mettersi a disposizione e di curare le relazioni sociali perché, come dice Bourama, l’argento finisce ma i legami restano.
Quando torni dall’Africa, invece, la prima cosa che noti è la quantità esorbitante di stimoli delle città del primo mondo. Già all’aeroporto ci sono schermi ovunque con pubblicità e menù di fast food, segnalazioni luminose e insegne di negozi. Osservi tutta questa frenesia scorrevole, ma la tua mente è ancora fissa sul sorriso gentile delle persone di Bona, con lo scorrere lento del fiume Soungrougrou sullo sfondo. Chissà come reagirebbero loro ad un primo impatto con questa realtà. Ne sarebbero affascinati, intimoriti o ambedue allo stesso tempo?
A guardarsi intorno ora, tanto sembra superfluo, “accessori” di una società troppo diversa da quella che abbiamo vissuto nelle ultime due settimane.
Vivere la realtà del Senegal ci ha portati a una ristrutturazione radicale del nostro sistema di valori. Resta sempre la sensazione implacabile che ci sia qualcosa di drasticamente sbagliato in come abbiamo costruito la società occidentale, ci deve essere un bias sostanziale da qualche parte. Noi abbiamo iniziato a interrogarci quando eravamo ancora a Bona, discutendone di notte, illuminati solamente dalla luna e osservando rapiti la distesa di stelle.

Marta Vercillo, studentessa di Scienze Tecniche e Psicologiche (Unito)
Teresa Vercillo, studentessa di Medicina e Chirurgia (Unito e Prati-care Onlus – Torino)