
All’Assemblea delle Nazioni Unite (post covid) accoglienza trionfale – Le nuove aspirazioni dopo le elezioni politiche italiane – I complimenti di Kissinger
Mario Draghi “World Statesman Award 2022”. Consacrato Statista dell’anno dal gotha della politica e dell’economia statunitense. Draghi
è al centro della Finanza e di una visione geopolitica orizzontale ampia e lungimirante (più di quanto si possa pensare). Sarà lo statista di un mondo diverso, il difensore dei valori giuridici e morali, il fautore del ritorno alla serietà politica? Ciò che nessuno potrà mai confutare è, che fino ad oggi nessun politico, Presidente del Consiglio o Capo di Stato, sia stato accolto in modo così trionfale all’ Assemblea delle Nazioni Unite, giunta alla 77° edizione.
La motivazione del “World Statesman Award” è significativa e sintetizza “la lunga leadership poliedrica nella finanza e nel pubblico servizio, di cui hanno beneficiato l’Italia e l’Unione europea e che ha aiutato la cooperazione internazionale”.
Una sorta di laurea ad honorem in diritto internazionale in Alta Finanza e Alta Diplomazia, che conta moltissimo nell’immediato futuro del politico Draghi, soprattutto se si pensa che le porte dell’Onu potrebbero spalancarsi per accoglierlo alla segreteria generale. A meno che, non si voglia dar peso alla battuta sfotticchiante di Kissinger: “Il tuo ritiro non è mai definitivo” gli ha sussurrato facendo sorridere il premier. Questo viaggio, altamente significativo di Draghi è l’ultimo negli States da presidente del Consiglio, ma le belle immagini che lo ritraggono insieme con Kissinger e alti esponenti della cultura ebraica, sembrano essere eloquenti: potrebbero annunciare nuovi clamorosi sviluppi del suo percorso strategico internazionale. Questa assemblea è la prima vissuta in piena libertà, lontano dal terrore della pandemia. I leader della politica e della finanza hanno discusso, si sono confrontati sull’aggressione all’Ucraina, sui temi più scottanti che sconvolgono il pianeta: le drammatiche metamorfosi climatiche, l’energia ormai a prezzi elevatissimi, che condiziona l’economia di tutti i Paesi.
Mario Draghi dal podio “Appeal of Coscience Foundation (importante espressione interreligiosa, che si è sempre battuta per la libertà di culto), si è espresso senza mezzi termini, ma con quella pacata fermezza a volte sottolineata da battute ironiche, che dimostrano quanto si trovi a suo agio nei consessi internazionali, dove anche le beghe e le ferite aguzzano l’ingegno e mettono a dura prova i nervi dei più pazienti.
Draghi si è presentato a New York con una scorta d’onore: la vice ministra degli esteri Marina Sereni; il ministro per l’Istruzione, Patrizio Bianchi; il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Anche questa triade la dice lunga sulle intenzioni riorganizzative del premier.
Al Pierre Hotel di Manhattan, dove si è svolta la cerimonia di consegna del Premio, Draghi ha sottolineato che il contesto internazionale sarò segnato da “una nuova era di polarizzazione” e da “come confronteremo le autocrazie”. Sui propositi di Draghi, una nota simpatica è venuta ancora una volta dal novantanovenne Kissinger: “Ho sempre avuto un enorme rispetto per Mario Draghi in tutti questi anni. Lui ha una grande capacità intellettuale di analizzare gli eventi più complessi”.
Sui temi dei diritti degli esseri umani e sulla guerra tra Russia e Ucraina, Mario Draghi è stato esplicito: “Dobbiamo essere chiari sui valori fondanti delle nostre società. Mi riferisco – ha precisato – alla democrazia, al rispetto della legge, alla difesa dei diritti umani, all’impegno per la solidarietà globale”. Ed ha anche aggiunto che la posizione italiana è quella di “sostenere con fermezza” l’Ucraina al fianco della Nato.
La pacatezza di Draghi si è trasformata in sdegno, subito dopo il discorso ufficiale di Putin alla Nazione sulla “mobilitazione militare parziale e la chiamata alle armi di 300 mila riservisti”; sull’idea incredibile che “l’Occidente vuole distruggere la Russia, ecco perché dobbiamo difenderci”; “sulla necessità che i russi anche di una certa età, devono difendere la nostra patria”; sulla farsa dei quattro referendum democratici “con cui dal 23 al 27 settembre chiameremo le popolazioni ucraine di Lugansk, Donetsk e Cherson a votare per l’annessione alla Russia”.
La denuncia da parte di tutti gli statisti presenti all’Assemblea delle Nazioni Unite è arrivata puntuale e pesante: “No” categorico. L’aggressione all’Ucraina, che Putin simpaticamente chiama “Operazione speciale”, deve cessare. La guerra unilaterale scattata improvvisamente il 24 febbraio scorso, dura ormai da sette mesi, ha provocato migliaia di morti e, danni economici a molte nazioni, non ha più alcuna ragion d’essere. Mario Draghi ha detto con voce stentorea che l’Occidente e l’Europa non hanno alcuna intenzione di sottostare alla violenza del Presidente della Federazione russa. Ma, nel consesso delle Nazioni unite è apparso anche chiaro che la lotta per fermare la Russia sarà lunga e dolorosa sotto tutti i punti di vista.
TNW