CULTURATECNOLOGIA

NOTIZIE VERE O FALSE, QUALE VERITA’? LA DISINFORMAZIONE E’ UN “PLASMA”

By 23/10/2023No Comments

Il mito dell’oggettività e il mito dell’obiettività mai come oggi in conflitto – Ci salverà la sapienza degli antichi o sarà l’intelligenza artificiale a capire le ragioni di tanta confusione?

di Ezio Ercole

Il mito dell’oggettività nel giornalismo deve essere corroborato da una analisi epistemologica che individui i confini ed i paletti di una impostazione da perseguire, senza ricette preconfezionate
ovvero certezze ideologiche. Anche in questo settore dobbiamo affidarci al sano principio popperiano della falsificazione, che si pone come scudo ad ogni apriorismo e acriticità.
Proprio uno degli allievi di Popper e di Boudon, il compianto prof. Massimo Baldini ci viene incontro con alcune riflessioni sull’obiettività e sull’oggettività. “Il dibattito sull’obiettività ha dato luogo ad ampie e vivaci discussioni, talora fortemente vacue. Se si fosse seguito il saggio consiglio dei medici medioevali, distingue frequenter, e se si fosse chiesto il consiglio anche agli epistemologi, si sarebbe giunti a conclusioni più illuminanti”. (Popper, Ottone e Scalfari. Luiss University Press).
Una informazione o un insieme di informazioni sono oggettive se sono pubblicamente controllabili in base a fatti e quindi passibili di smentita o conferma. Come suggerisce il professore e Maestro
Dario Antiseri: “una proposizione, una notizia o una informazione è oggettiva se noi abbiamo i mezzi per poterla controllare”. Questo è esattamente il significato epistemologico del termine oggettività. L’oggettività di una informazione è una questione pubblica, di pubblico confronto.
Mentre questo non può essere detto dell’obiettività, che è un predicato o una qualifica predicabile, non di asserti ma di persone. Noi diciamo che “una notizia è oggettiva o meno” e che “una persona è più o meno obiettiva” E quando diciamo che una persona è obiettiva vogliamo
intendere che questa persona è onesta che, per quanto ne sappiamo, non mente.
Risulta quindi particolarmente chiara la distinzione tra “oggettività” e “obiettività”. Io, per esempio, posso essere obiettivo nel dirti che “ieri ti ho visto a mezzogiorno davanti al Colosseo” eppure la mia
proposizione può essere falsa e quindi non-oggettiva nel senso in cui l’oggettivo (equivale nell’uso comune a vero, corrispondente ai fatti, provato per vero sui fatti), in quanto tu hai le prove, pubblicamente ostensibili e cogenti, per dimostrare che tu, ieri, a mezzogiorno, eri a Milano”.
Questa impostazione metodologica ci permette di inanellare una ulteriore argomentazione sulla notizia o sui fatti da descrivere; i greci usavano una tripartizione practike, pseude, plasmata: notizia vera, notizia falsa, notizia liquida. Vorremmo soffermarci sulla terza perché rappresenta in modo…plastico, appunto, la tentazione in cui possiamo incorrere. Plasmata, ovvero né vera né falsa: sono reali i combattimenti al Colosseo? In realtà sono rappresentazioni ma con vero sangue che scorre. Le nostre tenzoni nel mondo della rete non prefigurano l’aggiornamento di questo
assunto? Si accavallano miliardi di informazioni che non sappiamo più distinguere perché immerse in una poltiglia inestricabile.
Bisogna ritornare agli storici come Giovanni Mabillon (1632-1702) erudito benedettino, corifeo della grande impresa degli Annali dell’ordine di San Benedetto, che per primo dettò le norme per distinguere i veri dai falsi documenti membranacei o cartacei antichi.
Ci salveranno i saperi degli antichi? Forse l’intelligenza artificiale, paradossalmente, ci faciliterà il compito… ma è una bella scommessa!