
L’Unione Europea dal 2018 si è impegnata per trasformare la plastica necessaria al packaging industriale in prodotto
riciclabile al 100%, “Perché sia un amico del pianeta” – Impressionanti gli attuali dati sull’inquinamento – L’impatto energetico è comunque costoso – L’aiuto dal mondo vegetale
Il problema della plastica e della difficoltà al suo smaltimento è sotto gli occhi di tutti. Nel mondo si disperdono nell’ambiente enormi quantità di rifiuti e, di questi, la plastica rappresenta il dato più rilevante di inquinamento (ben 6,3 miliardi di tonnellate di plastica sono spazzatura e di questa dai 5 ai 13 milioni di tonnellate finiscono negli oceani). Ben l’80% dei rifiuti che inquinano il mare sono di plastica; ciò fa sì che quantitativi significati di plastica siano trasportati dalle correnti
marine e depositate sulle coste, ma ciò comporta anche il problema della disgregazione della plastica in microplastica.
Un ruolo primario di utilizzo di plastica lo svolge proprio il packaging; infatti, in Europa circa il 40% della plastica è utilizzato per il packaging. Ciò significa che i rifiuti in plastica (ben 25,8 milioni di tonnellate annue in Europa) derivano per il 59% proprio dagli imballaggi. Secondo i dati forniti da Plastics Europe, quasi il 32% di questi rifiuti è raccolto per essere riciclato, il 25% finisce in discarica e il 42% negli inceneritori. Il dato più impressionante è che se si osserva solo il mondo del
packaging, ben il 95% del valore del materiale di imballaggio in plastica, stimato tra i 70 e i 105 milioni di euro l’anno, è inutilizzato dopo un solo suo uso. La produzione e l’incenerimento della plastica producono circa 400 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno.
Ed è per arginare questi problemi che la Commissione Europea dal 2018 sta attuando diverse politiche di economia circolare, in cui la plastica da problema può diventare una risorsa.
L’obiettivo è quello di puntare su un’industria della plastica di nuova generazione che possa produrre prodotti in plastica riciclabili, riutilizzabili e meno dannosi per l’ambiente. Il progetto dell’Europa è decisamente ambizioso: entro il 2030 tutti gli imballaggi in plastica dovranno essere riciclabili al 100% o riutilizzabili; i sacchetti di plastica monouso saranno sempre meno utilizzati e, infine, l’uso intenzionale di microplastiche sarà limitato.
Ma perché il packaging è così importante? Per le aziende esso assume un ruolo centrale per le politiche di comunicazione e commercializzazione dei propri prodotti. Oltre ad una funzione estetica, l’imballaggio protegge il prodotto nella sua integrità e ne garantisce la conservazione per tutto il suo ciclo dalla produzione alla distribuzione. Inoltre, crea un contatto visivo e di fidelizzazione tra il produttore e il consumatore.
Ed è proprio quest’ultimo che negli ultimi tempi ha assunto sempre più consapevolezza di un packaging sostenibile ed amico dell’ambiente. Secondo un sondaggio condotto da IPSOS su oltre 19.000 adulti di 28 Paesi di tutti e cinque i continenti, ben l’82% delle persone è favorevole ad acquistare prodotti che utilizzino meno imballaggi di plastica possibile, e l’85% concorda sul fatto che le aziende produttrici dovrebbero intervenire in primis per diminuire, riutilizzare e riciclare i
packaging di plastica. Secondo il report, l’Italia è tra i Paesi più sensibili verso tali tematiche, in particolar modo sulla riduzione della plastica: l’86% dichiara di voler acquistare prodotti che usino quantità sempre più inferiori di plastica nel packaging; e l’89% ritiene che i produttori debbano avere un atteggiamento responsabile verso l’uso della plastica, contribuendo al suo riciclaggio e riutilizzo nel packaging.
Ci sono, però, sostituti della plastica che vengono utilizzati con successo nel packaging, contribuendo ad un’economia circolare e sostenibile: il vetro, l’alluminio e la carta. Il vetro è tra i materiali più antichi che è stato da sempre utilizzato per conservare i prodotti grazie alle sue proprietà: è riciclabile all’infinito, è inodore e può essere riutilizzato senza limite.
Attualmente il vetro occupa una fetta importante nel marcato del packaging con un valore di oltre 50 miliardi di dollari. Altro materiale che può essere riciclato all’infinito e cha ha visto dagli anni ’80 in poi un sempre maggiore suo utilizzo nell’imballaggio, è l’alluminio.
A differenza del vetro, il riciclo dell’alluminio ha un costo inferiore e, ancora oggi, sono in circolazione lattine di alluminio prodotte con ben il 73% di materiale riciclato. La carta, nell’ultimo periodo, ha visto aumentare il proprio utilizzo nel packaging anche grazie alla crescita dell’e-commerce e del delivery. La carta e il cartone, però, sono riciclabili per un periodo di tempo limitato; infatti, la fibra cellulosa può essere riciclata solo sette volte e questo, da un punto di vista ambientale, vuol dire risparmiare l’emissione di circa 3,5 milioni di anidride carbonica l’anno. Bisogna considerare, però, che il riciclo di tutti questi materiali alternativi comunque ha un impatto sull’ambiente in termine di energia, acqua e gas.
Un packaging può essere considerato green quando è prodotto attraverso l’utilizzo di tecniche di produzione pulite ed attraverso l’ottimizzazione di materiali ed energia. Il green packaging è, in conclusione, la strada da intraprendere per il futuro, proprio perché comporta benefici a più livelli:
ambientale, economico e sociale. A livello di ambiente implica una riduzione dei rifiuti, dell’effetto serra, del consumo di energia e di ricorso alle discariche. Il vantaggio economico è dovuto alla diminuzione dei costi di produzione grazie ad un uso più funzionale di materiali e dell’energia. A livello sociale impatterebbe in modo efficace sulla riduzione dei problemi dei rifiuti e del loro
smaltimento.
Per far sì che il packaging sia sostenibile è necessario investire nella ricerca tecnologica, in nuovi materiali e in un design di minor impatto possibile sull’ambiente. Ed è l’orientamento che stanno prendendo molte aziende, soprattutto quelle che utilizzano nel packaging la plastica che, comunque, è un materiale difficilmente sostituibile per quanto riguarda l’imballaggio, soprattutto
alimentare; aziende che stanno puntando verso la plastica organica o bioplastica. La stessa Commissione Europea nel 2018 si esprimeva in questi termini: “Un’industria della plastica intelligente, innovativa e sostenibile, in cui la progettazione e la produzione rispettino pienamente le esigenze di riutilizzo, riparazione e riciclaggio, genera crescita e occupazione in Europa econtribuisce a ridurre le emissioni di gas a effetto serra dell’UE e la sua dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili”.
Grazie alle nuove tecnologie e alla ricerca di materiali sempre più green, sono state create plastiche con mais e biocomposti di legno e soia, ma anche con scarti di legumi e tuberi e di bucce di frutta e verdura destinate alla spazzatura.
È indubbio che più il consumatore sarà intransigente su tali materie, più le industrie punteranno alla ricerca e ad un maggior utilizzo di materiali per un packaging sostenibile al 100%.
Antonella Formisano