
Davide (Zelens’kyj) contro Putin (Golia) – Un gigante dai piedi di argilla – Estese fiammate di guerra? – Condanna per l’aggressione all’Ucraina – Duro colpo alla libertà di stampa occidentale
Nel mezzo del cammin della sua vita, Putin si ritrovò in una selva oscura, minacciosa, ottenebrante. Una selva a lui aliena, carnivora, che minaccia di divorarlo anche fisicamente. E non potrà che essere così. Chi attacca con violenza un altro essere umano o un altro animale, non ha alcuna giustificazione. E’ un violento. Non si discute. Putin non ama i suoi simili, neppure i “fratelli russi”, né la sua madre patria, che evoca ad ogni pie’ sospinto. E, per universalizzare il concetto, non ama neppure questo nostro pianeta.
E’ quindi più che naturale che la “selva oscura”, costituita da oligarchi dell’FSB, finirà con l’annientare il suo stesso capo. L’FSB è l’organismo dei temuti servizi segreti che ha sostituito il più famoso e non meno crudele KGB, tanto bacchettato in questi ultimi mesi, dallo stesso Putin nei momenti più irascibili della sua lucida follia.
Proviamo a fare una proiezione nel futuro? Da che mondo è mondo, è la fine che han fatto tutti i dittatori. Oggi, a maggior ragione, la situazione personale di Putin si aggrava, avendo ordinato di colpire l’unità 1 della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, la quinta al mondo. Un colpo, fortunatamente mal riuscito, che ha però provocato panico in diverse nazioni europee, memori delle devastanti conseguenze dell’esplosione della Centrale di Černobyl’, che continua a “proteggere” minacciando l’Europa.
Ricordiamo che anche a distanza di anni, bimbi morirono e altri, in età adulta, portano ancora i segni dei tumori. Questo nuovo incosciente attacco alla centrale ucraina, fortunatamente non ha avuto conseguenze su gran parte dell’Europa e della stessa Russia. Semmai, con il progredire dell’azione di guerra dovesse averne, si tratterebbe di “crimini di guerra” sottoposti al giudizio del Tribunale dell’Aja. E per Putin, sarebbe la fine. La fine di un criminale.
Davide, Volodymyr Zelens’kyj, contro il gigante Golia, Vladimir Putin: un artista comico indomito, laureato in legge, che tra un allegro passo di danza e l’altro nel 2006 a “Ballando ballando con le stelle” (programma di evasione televisiva ucraino), ha mostrato di perseguire i suoi importanti obiettivi, diventa presidente dell’Ucraina, eroe del suo popolo, l’antagonista dello zar del 2000; un uomo che non retrocede davanti ai missili della stella rossa, combatte per salvare la sua patria, affronta il Golia campione di Judo, muscoloso, caparbio, arrogante, torvo nello sguardo, comandante supremo della Russia, per vent’anni al riparo da ogni aperto atto inconsulto (ma autore di continui atti di annessione delle regioni confinanti con l’Ucraina), che improvvisamente si trova costretto, per sua stessa volontà, a battersi con… un “attorucolo”.
Un “grande” della strategia militare, un “dominatore” della scena politica mondiale, che ora proprio a causa dell’aggressione preparata per mesi e attuata in un amen – e dopo quasi dieci anni di guerre guerreggiate; dell’ossessione Crimea “de iure” ucraina, ma annessa alla Russia nel 2014, dopo questo assurdo, folle atto – rischia di crollare miseramente, nonostante l’avanzata a Kiev, le “vittorie“ proclamate, colpito da un preciso colpo di fionda, da quel teatrante capo di Stato, dissidente ad oltranza, simbolo ormai universale di fede e di coraggio.
Ma, non è con la lotta tra Davide e Golia, che si possano analizzare le folli azioni di un uomo, la cui unica voglia è quella di dominare il mondo, nell’insensato desiderio di sottomettere, in futuro non lontano, l’Occidente allo stradominio dell’Est. Un’idea di tragedia, nella sua possibile evoluzione, persino più avvilente di quella che architettò Hitler. Forse passerà qualche anno, ma la Storia non deluderà gli uomini giusti. Putin non avrà mai la possibilità di salvarsi. Sarà prigioniero della sua stessa follia e soccomberà, liberandoci da un incubo.
S’è detto con una espressione tristemente teatrale che oggi “Putin è un morto che cammina”; che attaccando l’Ucraina, nazione storicamente colta e simpaticamente umana, si stia scavando la fossa con le proprie mani o meglio stia creando le premesse affinché la fossa gliela scavino gli stessi “amici” dell’FSB, infedeli per natura.
Tutto è possibile quando la poltrona espressione di totalitarismo, assume eccessive dimensioni, pesa per i falsi onori e gli oneri di coscienza; quando si passa alle armi, kalashnikov o missili che siano; quando non si ha alcuna fede a cui aggrapparsi, se non alla propria vana autoglorificazione.
Allora, e solo allora, i fantasmi affolleranno la sua mente e scateneranno effetti ben più gravi per lui, della fionda di Davide.
Putin, in questi anni in cui si sono susseguiti, sia pur con una interruzione, i suoi quattro mandati presidenziali; dopo i primi anni di crescita economia a cui il mondo guardava con qualche soddisfazione; ha imposto alla Russia un grave declassamento della propria credibilità e un graduale processo di arretramento economico.
Le accuse del mondo occidentale, che pure al riguardo, non è esente da pecche nella valutazione politica, sono sempre state giustamente pesanti soprattutto quando si è trattato di giudicare la politica e l’economia russa; le stesse ripetute elezione di Putin alla Presidenza della Federazione Russa; gli atti di corruzione internazionale giudicati severamente dal Democratic Index dell’Economist Intelligence Unit: un punteggio di 20/100 nel rapporto 2017, risultato negativo che non s’era più registrato dai tempi dell’Unione Sovietica.
E le accuse non sono neppure venute meno alla politica interna dello zar Vladimir Vladimirovič Putin: gli Stati Uniti hanno sempre denunciato le epurazioni, l’incarcerazione dei dissidenti del regime, le uccisioni dei suoi oppositori; la forte limitazione della libertà di stampa, che in questi giorni si è manifestata ed estesa alle tv occidentali, ai social costrette a ritirare i propri giornalisti e inviati. Vittime il colosso BBc, ma anche la Rai, ed altre emittenti, accusate di diffondere notizie false, diverse da quelle dettate dal Cremlino. Un’altra follia. Neppure sul fronte umanitario, si può dire, che Putin abbia fatto qualcosa di tangibile per farsi perdonare il mancato riconoscimento dei diritti umani, indipendentemente dall’azione di forza contro l’Ucraina.
Molti gli attivisti politici sono stati eliminati. Putin ha sempre contestato le accuse. Ma chi gli può credere oggi, se giustifica l’aggressione all’Ucraina come “operazione militare speciale, necessaria per salvare la Russia da un branco di drogati e nazisti”?
No, non ci sono attenuanti ai suoi strampalati ragionamenti.
E come non credere – anche se tante perplessità hanno suscitato – alle accuse mossegli dagli Usa di aver condotto una cospirazione politica contro Hillary Clinton a favore di Donald Trump (altre bel campione! ) nelle elezioni del 2016. Accuse sulle quali, ribadiamo, non tutti gli analisti politici sono d’accordo con la versione statunitense, ma neppure con Putin, che ha negato insieme con Trump, ogni “intervento esterno” dei servizi segreti russi. Alla luce dell’aggressione all’Ucraina, si può ben affermare che di lui non ci si poteva fidare.
Vladimir Putin, è un uomo razionale (oltre ogni ragionevolezza), un capo di stato pragmatico, che nulla lascia al caso. Ma come tutti gli esseri eccessivamente razionali, non si fa condizionare dall’emisfero creativo del cervello, che consente alla saggezza di prevedere anche in termini politici, il proprio futuro e il futuro d’una nazione. Ed è qui che casca l’asino Putin. Se avesse gradualmente aperto il dialogo con l’Unione Europea, con gli Stati Uniti – esternando i suoi principi – se avesse convinto il mondo pacifista che “lavorare insieme” sarebbe stata la cosa più intelligente da fare, oggi non si ritroverebbe in quella “selva oscura”, preda dei suoi futuri avversari interni, ma avrebbe acquisito consensi, avrebbe ridato alla Russia quella credibilità che un grande popolo frutto di un’immensa cultura, costituito da persone (per favore non chiamamole gente) intelligenti, colte, che meritano amore e rispetto da sempre. Come non pensare che città come Mosca o San Pietroburgo, debbano essere messe al riparo anche da una rivoluzione interna, debbano prosperare nell’arte nell’umanità di cui sono espressione storica.
Come può uno statista non capire le dinamiche della politica internazionale, non comprenderne gli ingranaggi più sofisticati, indispensabili per prosperare e lavorare per la Pace, affinché le altre nazioni, anche quelle culturalmente più distanti, abitate da altri esseri umani possano anelare alla pacifica convivenza mondiale.
Che peccato. Forse guardando una foto di Putin fanciullo, si può comprendere il perché di tanti comportamenti: è la foto di un bimbo dal viso mesto, pensieroso, triste, forse privo di quel sorriso che la fanciullezza avrebbe dovuto donargli. E non gli ha dato. Il volto di un bimbo allevato dal KGB. Forse anche per questo, un attore comico può fare il capo di Stato, ma un capo di Stato non potrà mai fare il comico.
Armando Caruso