CULTURA

Referendum falliti, “riformicchia” giustizia: avanti aspettando Godot

By 22/06/2022Giugno 23rd, 2022No Comments

Si vive di mediazioni inconsistenti e di “mea culpa” – Magistratura divisa e intanto il Popolo continua a perdere fiducia – Una stagnazione che dura da quarant’anni

I referendum sulla giustizia sono falliti. Partecipazione ai minimi storici: al 20% .
Non è una notizia: il risultato era atteso, forse non in termini numerici così eclatanti, ma la sostanza non cambia.
La sostanza è semplice. Su un tema così importante che incide sulla carne viva di uno Stato, non si riesce a trovare una via di uscita. Da qualche parte si contesterà tale affermazione valorizzando la riforma – che pare oramai in via di definitiva approvazione da parte del Parlamento – portata avanti con lunghe mediazioni da parte del Ministro di Giustizia per conto del governo.
Non è così. Chiunque guardi con occhi laici e tecnici questa riforma, sa che per i suoi minimali contenuti è addirittura iperbolica la definizione di riforma. E nonostante il suo minimalismo è stata anche occasione di uno sciopero non particolarmente riuscito da parte della Magistratura.
L’effetto combinato del fallimento dei referendum, dalla approvazione di una riformicchia, della sua contestazione da parte della nomenclatura della Magistratura aggraverà la quarantennale stagnazione del percorso riformistico. Anni di interventi random, incoerenti; come uno studente che ogni estate fa i corsi di recupero, ma non decide di impegnarsi una volta per tutte nello studio e nell’apprendimento in modo serio e consapevole.
Al netto di atteggiamenti retorici i problemi della giustizia si possono sintetizzare in due punti: inefficienza ed eccesso di autoritarismo. Questi, non ho dubbi, sono i vulnus sostanziali per i quali l’indice di fiducia è crollato ai minimi storici. Se non si incide su tali vulnus con il bisturi non vi sarà alcuna ripresa della fiducia.
Ma la fiducia nella giustizia, che è cosa diversa dalla ricerca del consenso della gente, è un caposaldo essenziale di una società democratica. Tutte le componenti devono recitare un non farisaico mea culpa e da lì ripartire con un sincero senso di responsabilità. Sgombrare il campo dall’uso strumentale politico e di potere in materia di giustizia. Esattamente il contrario di quanto è or ora accaduto.
Evidente era la finalità meramente politica dei referendum, evidente è la mera finalità delle riforma in via di approvazione di percepire i fondi del PNRR, evidente è stata la proclamazione dello sciopero per rimarcare la propria presenza sul tavolo da parte della Magistratura.
Nulla di sostanziale. Si combatte per posizionarsi al tavolo di Godot che non arriva mai. La Magistratura è divisa e quindi non ha mai presentato una propria vera complessiva proposta; le forze politiche e l’Avvocatura, sono divise e non mettono sul tavolo una vera proposta complessiva e provano a delegare tale complessità al popolo sovrano. Ed il popolo sovrano, pur ipersensibile al tema, giustamente risponde: fate il mestiere per cui siete pagati. Il tutto in totale assenza della necessaria autocritica se non si vuole continuare ad… aspettare Godot.
Né aiutano minimante i mass- media, certo non estranei a questo stallo, che con nonchalance riportano la notizia degli oltre 480 figli piccoli uccisi dai genitori (al 60% dalle madri) negli ultimi venti anni dopo che per un lustro hanno fatto tenere banco al caso Franzone, speculando più o meno apertamente nel profondo degli innocentisti sulla impossibilità che una madre uccidesse un figlio.
Che dire? Cominciamo con una massiccia dose di mea culpa o se preferite di laica autocritica. E magari in vista delle elezioni generali si presentino ufficialmente completi e motivati progetti di riforma e si spieghi come potranno incidere sul vulnus della inefficienza e dell’eccesso di autoritatismo. Ovvero si dica alla gente che va bene così e gli elettori faranno le loro valutazioni.

Massimo Terzi

Leave a Reply