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SCHNEIL CHIEDE FEDELTA’ E UNITA’ AI “MOSCHETTIERI” DI MATTARELLA

By 24/03/2023No Comments

Agire a 360°, farsi sentire nelle piazze, in Parlamento, in Europa, nella Nato – La sfida epocale della nuova segretaria per ridare credibilità al PD: indebolire l’attuale maggioranza, sconfiggendo il centrodestra sul proprio terreno – Le assonanze con la Voce di Papa Bergoglio

Mi domando: è giornalisticamente corretto, giusto che un mensile on line continui a riflettere sulle “primarie” del Pd, sulla vittoria in extremis di Elly Schneil, sulla sua proclamazione del 12 marzo e sul futuro del partito democratico che non ha cambiato nome e che lei guiderà avendo accanto l’amico rivale, Stefano Bonaccini?
La risposta alla domanda retorica, ma non banale è: sì giusto. Il perché è presto detto. Il 2023 segna una svolta epocale: le donne, vivaddio, si ribellano alle angherie d’un mondo maschilista che ha dominato la storia dell’umanità e nello specifico, la politica italiana. Nel giro di poche settimane – ma il fuoco covava sotto le ceneri – l’Italia, che pure di grandi donne ne ha avute anche in politica – è esplosa ed ha trovato nella trentasettenne Elly Schneil (tre passaporti, tre nazionalità contro avversai politici del centro destra che inneggiano al nazionalismo) l’ispiratrice di una nuova politica sociale che ha chiamato a raccolta lavoratrici, professioniste, giovani e anziane, intellettuali, uomini e donne dei gazebo che non andavano più a votare. Così il fuoco per la rinascita interna ed esterna al Pd è divampato scuotendo anche le anime del partito che si erano assopite.
L’artefice è lei, la donna che sottolinea ad ogni pie’ sospinto il suo amore per i valori di una cultura ad ampio respiro, aperta ai nuovi diritti delle donne, ai valori etici cristiani, ai principi occidentali, attenta ai diritti civili universali, politicamente votata all’internazionalità. Ma, attenzione: una donna che sembra avere i piedi radicati sul suolo italiano e la testa non tra le nuvole, ma nello spazio temporale futuro internazionale, per l’appunto, che impone nuove riflessioni, consapevole che la nuova storia del PD sarà lunga, tormentata, ma proiettata, lo speriamo, verso l’autorevolezza che le spetta di diritto e che in questi anni le viene da un Capo di Stato che ha un nome: Sergio Mattarella.
La storia nuova del PD è iniziata il 26 febbraio scorso, in virtù di quei capovolgimenti di fronte improvvisi, che creano perplessità – soprattutto in Italia quando a vincere è una donna – timori tra i politici che vedono scricchiolare le loro posizioni. Una storia simile ma diversa nella concezione politica, è avvenuta nel centrodestra, in cui il desiderio è quello di creare problemi a non finire a Giorgia Meloni.
Quella del PD è oggi una “storia trasparente” per nulla facile, da costruire giorno per giorno “nel segno della fiducia, dell’equità, della giustizia, nel rispetto non della gente, ma delle persone, che hanno voluto il cambiamento, entrando così nel vivo dei problemi che angosciano il popolo italiano.
La nuova storia del PD ha avuto inizio ma, ma ora bisogna mettere mano al dialogo con i partiti che lo sosterranno in Parlamento e nelle piazze. Non sarà facile, ma ci si deve riuscire per il benessere di questo tormentato Paese. Si è detto e scritto molto sulle alleanze di coloro che guardano a sinistra, sulla necessità di dar vita ad una “famiglia politica” allargata al Movimento 5 Stelle, senza creare divisioni tra figli legittimi e figliastri, che mettano a repentaglio l’intero progetto politico. Bisognerà arrivare a convergenze stabili, senza trucchi e senza inganni.
Nella nuova storia del Pd, non ci possono, né devo esserci, rami cadetti, ma un’unica famiglia dedita alla riconquista di quell’aggregazione sociale che porti, pur nelle diversità identitarie, l’esplicita volontà di centrare un unico obiettivo: Unità delle sinistre. Ma la storia di oggi non è quella di ieri. Dopo anni di continui cambiamenti, di mutazioni, mai di genere, nella segreteria del Partito Democratico, Elly Schneil, “abbraccia” Stefano Bonaccini, con cui ha lavorato a lungo, designato aprioristicamente alla guida dei Dem, eletto il 12 marzo Presidente del Pd; dialoga apertamente nel giorno dei festeggiamenti con l’anima incrollabile del PD, Maurizio Landini; sussurra all’orecchio di Giuseppe Conte indecifrabili frasi che alludono, ad una intesa politica, forse di lungo termine.
Accordi? Convergenze stabili? Sembra di si, perché è in ballo il futuro dell’Italia. Un’impresa ciclopica, da far tremare le vene ai polsi anche alla battagliera premier Giorgia Meloni leader del centrodestra che, a distanza, osserva e cerca di capire cosa si stia architettando il Pd e in questa Italia il cui futuro dipende soprattutto dalle relazioni internazionali nel centrodestra, non sempre azzeccate, dentro e fuori dall’Ue, con nazioni che amano circoscrivere l’amor di patria entro i propri confini, anziché dare un senso concreto, reale alle sue dichiarazione di fedeltà atlantiste; dichiarazioni che dovrebbero suggerire all’Europa e alla Nato soluzioni geo economiche eque, sicuramente complesse, ma che finora assai nebulose.
Perché fino ad oggi e temiamo anche domani, i dialoghi della Premier Giorgia Meloni (che preoccupano Elly Schenil e il 50 per cento degli italiani, nonché il consesso internazionale), sono rivolte ai governi nazionalisti del Nord Europa, ma anche al primo ministro Benjamin Netanyahu, leader della destra israeliana, ignorando l’insurrezione di centinania di migliaia di israeliani che Netanyahu non lo amano proprio.
Ma torniamo alla segretaria del PD all’indomani della storica domenica 12 marzo 2023. Si è messa già a lavoro, in modo battagliero, per sottoscrivere e sviluppare quelle intese politiche con i democratici di Stefano Bonaccini e le alleanze con Giuseppe Conte leader dei pentastellati, con i compagni della Cgil di Maurizio Landini e con la sinistra più ecologica e movimentista, che dovrebbe consentirle di dar vita all’Unità del partito.
Un’unica anima, pur nella diversità dei punti di vist,a per sferrare un attacco politico all’attuale centrodestra. Metaforicamente, si potrebbe ricorrere ai “tre moschettieri” di Alexandre Dumas; e per la Schneil ai “Tre moschettieri di Mattarella” (Tutti per uno, uno per tutti) nella speranza che producano esiti positivi e duraturi. Nei prossimi mesi bisognerà dare un volto a D’Artagnan il quarto spadaccino il cui pensiero politico potrebbe non coincidere in tutto e per tutto, con i baldanzosi compagni di avventura. Potrebbe infatti non essere Elly Schneil il D’Artagnan del PD. E’ un nodo da sciogliere. Le ipotesi variabili, potrebbero essere più di quante si possano oggi immaginare. Ma lasciamo da parte la fantasia.
Una cosa deve essere chiara a tutti. Se l’ora della rinascita del PD è scoccata il 26 febbraio e il 12 marzo ha definito i ruoli centrali, oggi bisognerà affrontare una serie di interventi in ambito parlamentare e sul territorio nazionale senza distinzione tra Nord, Centro, Sud, battendosi sullo stesso terreno che il centrodestra non riesce a rendere unito.
Bisogna tornare a coinvolgere gli italiani, senza frasi fatte, slogan che alimentino la genericità del pensiero, ma battersi in Parlamento; rigenerando la cultura nelle scuole (dalle elementari alle università); formare giovani insegnanti; formare artigiani e professionisti; restituire la bellezza dell’arte, delle scienze, dell’educazione civica ai ragazzi, ridare un volto al passato dell’Italia e rimodellare il volto del futuro; costringere l’attuale governo a discutere proposte sottoscritte da migliaia di cittadini, mettere il governo alle corde, non dargli tregua su tutti gli argomenti politici, che sono genericamente restrittivi, mai nella concretezza, progettuali.
Non c’è tempo da perdere, al lavoro subito: PD, 5 Stelle, Moderati di sinistra, Maurizio Landini con CGL in piena sintonia con CISL e Uil.
Il campo di battaglia politico è più largo di quanto si pensi. Il riconoscimento dei diritti civili, il sostegno diplomatico non soltanto all’Ucraina, ma all’Afghanistan, Iran, Paesi del Nord e dell’Africa Centrale, deve essere incisivo come un inesauribile mantra. Bisognerà demolire un pezzo di storia che ha prodotto sottocultura, devastazione economica, non soltanto in Italia impegnando tutte le Nazioni aderenti alla Nato, affinché i popoli che amano la libertà, il graduale progresso economico; non vi può più essere l’angosciante corsa al consumismo sfrenato, alla globalizzazione, perché non ci sono più risorse. Questo è bene metterselo in mente. Bisogna guardare a risultati di lungo termine.
Sembrano parole vane, ma non è così. Bisogna ricominciare da zero, per evitare l’inabissarsi in un mare di morti. Il nuovo PD dovrà affrontare gravissimi problemi: i cambiamenti climatici, la siccità che sta prosciugando i grandi fiumi del nostro Paese (si pensi al Po, il cui livello è sempre più preoccupante); i danni provocati all’agricoltura per la cui salvezza sarà necessario recuperare tecniche di irrigazione (queste sì da Israele); si dovranno risolvere con apposite leggi e un’organizzazione economica e sociale i problemi demografici, bisognerà mettere mano alla Giustizia e soprattutto alla rieducazione del vivere in modo civile.
Dobbiamo aver fiducia soprattutto sulla proverbiale generosità degli italiani, ma dobbiamo essere coscienti che il nostro Paese è storicamente al centro di un quadro internazionale per nulla rassicurante: le popolazioni del pianeta sono stremate dalle guerre, fuggono da morti certe; l’emigrazione, di conseguenza è umanamente comprensibile e sarà inarrestabile; l’economia mondiale continua ad essere devastata da un mercato impazzito, governato malissimo dalle nazioni oggi potenti, ma che fra vent’anni potrebbero trovarsi nelle medesime condizioni delle nazioni che hanno vergognosamente sfruttato. Bisognerà porre fine alla globalizzazione, unico vero cancro che ha divorato l’economia mondiale tradizionale.
Sappiamo ormai benissimo che anche in Asia la situazione è sottoposta a squilibri politici latenti e gravissimi: la Cina farà di tutto per fronteggiate lo strapotere tecnologico di Taiwan; la stessa Repubblica di Taiwan, condivide gigantesche sfide e legami commerciali sia con gli Stati Uniti che con la Cina; che le minacce reciproche potrebbero scatenare la “terza guerra nucleare dei microcip”; che Taiwan potrebbe divenire nel giro di qualche mese un’altra Ucraina.
E allora? Che potrà mai fare l’Italia in campo internazionale? Non potrà che combattere con l’arte della diplomazia per farsi ascoltare a livello internazionale. Ma potrà farlo soltanto il nuovo PD al Governo, consolidando autorevolmente il patto di alleanza con l’Occidente, la Nato, l’Europa. Ecco perché la forza della democrazia risiede in parlamento. Gli italiani che credono in questi valori, devono far leva sulla loro voglia di risorgere, contribuendo, come membro europeo e della Nato a demolire ogni velleità imperialista di Vladimir Putin, che scatenando un putiferio geopolitico ed economico mondiale, non combatte soltanto l’Ucraina, ma mira ad allargare a macchia di leopardo, il suo dominio nel Nord Europa per assestarsi nei Balcani.
Non v’è dubbio che il Pianeta nella sua rovinosa complessità politica ed economica, mostri una fragilità in grado di sgretolarsi da un momento all’altro, ma nel contempo, paradossalmente, mostra di avere una capacità di resistere e di lasciare germogliare nuove idee al femminile, in grado di influenzare gran parte dell’umanità.
Un esempio e una idea. L’esempio. Sperando di non peccare di ottimismo, potrebbe essere l’Italia, se prevale la linea dell’Unità di superare ogni forma di pressappochismo politico e riconquistare credibilità a livello mondiale. Questo è il momento giusto. Ci vuole saggezza e capacità di scardinare dal Parlamento l’attuale maggioranza, povera di progetti innovativi.
L’Idea. La ricostituenda (con molte difficoltà) unità della nuova e vecchia sinistra italiana guidata da Elly Schneil, potrebbe fare da cassa di risonanza alla voce di Papa Bergoglio, che proprio il 13 Marzo ha compiuto il 10° anno del suo Pontificato.
La prorompente affermazione di Elly “Sono una donna, non sono una madre, ma non per questo sono meno donna”, sembrerebbe rispondere per ragioni forse opposte ma convergenti, alla recentissima affermazione di Papa Francesco: “Il celibato dei preti non è un dogma”. Due espressioni dette da personalità forti e differenti, ma che scuotono il mondo cattolico di destra e di sinistra alla ricerca di una pacificazione che supera i confini dell’Italia.

Armando Caruso