
Il Presidente galantuomo che ha indicato la via maestra ai potenti del pianeta – Autorevole fermezza ed esplicito senso di solidarietà mondiale
Quell’indimenticabile 3 febbraio 2022 in cui Il Parlamento ha vissuto in poco più di un’ora tutte le sue contraddizioni e, forse, l’inconsapevole, suggestivo riscatto. Sergio Mattarella, padre della Repubblica, presidente galantuomo, fa scattare in piedi i grandi elettori che lo applaudono ad ogni sua espressione. Una serie di standing ovation: cinquantacinque intensi applausi che hanno scosso l’aula dall’apatia e dall’incresciosa inconcludenza dei giorni precedenti, scandito ogni monito del Presidente, che ha dato a tutti gli italiani una lezione di autentiche convinzioni democratiche, con pacata fermezza, senso di umana solidarietà, autorevolezza, giustizia. Ciò che dovrebbe essere, senza remissione di idee, il Parlamento di una nazione che ami la libertà e voglia regolarne la civile convivenza.
Mattarella. L’uomo, lo statista che suscita nei giusti un senso di rispetto, sguardo d’intenso azzurro, che indaga l’animo titubante di un popolo e penetra con lungimiranza l’orizzonte politico. L’uomo che ci ricorda, per associazione di idee, una delle tante altre facce della stessa medaglia e il mutare della nostra storia: un’idea lontana mille miglia e profondamente diversa da quella del generale combattente, Antonio Cascino, il quale sul fronte della prima guerra mondiale pronunciò il senso dell’ “amor di patria” di allora, la famosa frase “Siciliani, siate la valanga che sale”. Cascino era in guerra. Mattarella, per amor di patria, è un indomito resistente, riconquista il Parlamento con la lealtà di sani, universali principi democratici.
E’ la valanga benefica, contrario ad ogni violenza, che non ammette cedimenti, che ama ripulire l’aria da ogni forma di inquinamento. E’ l’Uomo, lo statista dall’incedere misurato, ammirato in tutto il mondo. Di uomini come lui, di siciliani che hanno contribuito a dar vita a questa Italia senza guerre, dall’immenso passato da salvaguardare, ce ne sono stati tanti.
Mattarella è entrato definitivamente nella storia della politica mondiale. Si è tenuto distante dalla bagarre inconcludente, è intervenuto quando l’Italia rischiava di fare l’ennesima figuraccia universale, ha tirato le redini ai cavalli più impazziti ed ha ricondotto tutti alla ragione. Almeno così, in cuor suo, avrà pensato in quei sessanta minuti di forti, emozionati ed emozionanti moniti.
Come per incanto, il Parlamento, sede di tante inutili, contraddittorie e persino impietose battaglie, ci è sembrato essere ritornato a respirare a pieni polmoni, come se…il covid, per un’ora, fosse sparito dalla circolazione, con tutte le sue inimmaginabili mutazioni.
E’ stata la forza della ragione dei cosiddetti grandi elettori? No. La forza morale di un uomo, di un grande politico, che gode di prestigio e di amicizia in ogni angolo di questo tormentato pianeta; di un uomo che non ha esitato un istante a declinare per 18 volte la parola “Dignità” in ogni suo aspetto, per difendere ogni violenza fisica , privata e psicologica, politica, contro ogni essere più fragile; per difendere la libertà, il Bene più ambito; la cultura della musica, del teatro del cinema; nel lodare con paterno affetto – tutti coloro, che hanno dato il meglio di sé in questa lunghissima pandemia: le donne e gli uomini che ogni giorno si sono battuti e si battono per alleviare le sofferenze materiali e morali delle persone più indifese.
Una lezione a tutto campo. Sergio Mattarella ha sottolineato il pericolo che incombe sull’economia, sul clima, sulla incapacità di amare la natura e la nostra stessa sopravvivenza. Ha parlato dell’ingiustizia all’interno e fuori dai palazzi; dei pericoli delle controversie internazionali e di ciò che l’Italia dovrà fare in questo immediato futuro. L’ha fatto sempre con quella signorilità che caratterizza tutti i suoi interventi, nella certezza che quelle parole avrebbero fatto breccia nella coscienza dell’intero Parlamento.
Quest’Italia smarrita politicamente a causa di decennali superficialità e di pratiche poco raccomandabili a tutti i livelli, il 3 febbraio, per un’ora, sembrava essere rinata alla speranza, uscita dal torpore e dallo sfinimento. Ora ci si augura che coloro che questa Italia rappresentano abbiano compreso la lezione. C’è da fidarsi? Dobbiamo farlo.
Mattarella è il presidente che, a ottant’anni, si è preso cura della Madre Patria,
nel tentativo difficile di farla respirare. Un Mattarella, per un’ora, nella doppia veste di presidente del Consiglio e di presidente della Repubblica, desideroso di dettare la via della correttezza morale e istituzionale, affinché una certa politica con le continue contrapposizioni, soltanto a volte legittime, la smetta di minare l’indispensabile lavoro di ricostruzione e guardi a comuni intenti progettuali, che pur tra mille difficoltà d’ogni genere, si devono assolutamente e in fretta, realizzare.
Sembrano queste, a rileggerle, parole vane se viste con la lente del pessimismo.
Mattarella non s’è risparmiato nel sottolineare quanto queste parole debbano riacquisire valori e significati veri che soltanto nella famiglia e nella scuola possano trovare radici rieducative. Bisogna lavorare per i giovani e dare loro un futuro senza false illusioni, ricondurli alla realtà per sottrarli agli istinti più bassi, diseducativi e pericolosi. Espressioni forti quelle di Mattarella, da padre della grande famiglia Italia, tese a ritrovare e praticare i valori più autentici veri della nostra Nazione. Valori che con ogni sforzo, si è imposto di salvare. Mattarella che dà punti agli statisti più potenti del pianeta. Un’ora di lezione di grande civiltà in Parlamento a tutti coloro che ancora devono crescere.
Armando Caruso