
L’assessore Mimmo Carretta.
“Sono orgoglioso. Una eredità impegnativa, una sfida da vincere – Sinergia nel futuro e non soltanto nello sport – Cultura ed eventi, per una città internazionale”
Assessore, lei eredita dalla Giunta Appendino e dall’impegno della Federazione Nazionale Tennis, l’AptFinals, un evento mondiale, che per cinque anni, fino al 2025, terrà Torino al centro dell’attenzione mondiale sportiva e sociale. Una responsabilità da far tremare le vene ai polsi anche ad un uomo esperto come lei. Si sente pronto?
“Mi sento sicuramente orgoglioso di poter rappresentare la Città in questo momento storico ed importante, dato l’evento di carattere mondiale, perché rappresenterà un volano anche per l’avvenire. Il primo grande evento dopo la pandemia. Un’eredità impegnativa e dunque una responsabilità altrettanto significativa. Sono contento di aver trovato materiale su cui lavorare nei cassetti. Ma c’è da mettere ordine: Atp, Universiadi, Eurovision non sono un tappeto rosso da arrotolare velocemente una volta spenti i riflettori, ma occasioni da sfruttare per rilanciarsi, per rinvigorire l’orgoglio dei torinesi. E su questo aspetto c’è ancora tanto fa fare. La Città deve compiere maggiori sforzi per coinvolgere tutti i torinesi. Sono occasioni rivolte a tutti i cittadini, non solo ai diretti appassionati. Senza un ampio coinvolgimento sono occasioni da un potenziale inespresso. È il teorema del curling”.
Torino ha battuto metropoli come Londra, Manchester, Singapore e Tokio. Davide contro tanti Golia. Come è stato possibile?
“E’ stato possibile perché Torino ha saputo “fare sistema”. Nessuno ce l’avrebbe fatta da solo. La sinergia che si è creata deve essere da esempio anche per gli eventi futuri e non solo di carattere sportivo”.
Il Pala AlpiTour e Piazza San Carlo in questi giorni hanno vissuto momenti esaltanti ma anche di difficoltà. Torino invasa da una folla di turisti giunti da tutto il mondo. Non è impreparata ad un evento così grandioso?
“Impreparata no, Torino è stata la Città organizzatrice delle Olimpiadi del 2006 e tutto il mondo ci ha riconosciuto la capacità organizzativa sui grandi eventi. Certo, stiamo parlando di momenti diversi, eventi diversi e, come dicevo prima, due anni di pandemia non hanno aiutato. Sono però fiducioso perché tutta la Città, dai cittadini agli stakeholder sanno cosa significhi ripartire con questo evento. Ma, a proposito di grandi eventi, bisogna essere chiari: ci sono grandi eventi che nascono come tali, altri che possono diventarlo grazie ad un sapiente lavoro di accompagnamento che le Istituzioni devono fare. Ci sono realtà che finora si sono rette soltanto sulle proprie gambe. E’ il momento di mettere in campo un’opera pedagogica di accompagnamento alla crescita. Basta guardare al proprio interno per rendersi conto che il panorama torinese offre soluzioni, opportunità, su cui le Istituzioni non si sono concentrate a dovere”.
Turismo, sport, binomio imprescindibile per il risveglio di Torino e dell’Italia dopo il torpore di questi anni arsi dalla pandemia?
“La distribuzione delle deleghe evidenzia la volontà di questa amministrazione di puntare sul rilancio dell’immagine di Torino, sulla necessità di tirarci fuori dalle paure, sulla urgenza di smuovere la brace sotto la cenere di una città che ha voglia di tornare grande, una città che ha potenzialità enormi che vanno sostenute e sfruttate. A Turismo e Sport aggiungerei Cultura ed Eventi, tutti elementi per mantenere viva, ed anzi riprendere con maggiore incisività la vocazione turistica della nostra città.
E’ importante concentrarsi su un settore che può trasformarsi in un volano di sviluppo del territorio. Sono però necessarie alcune condizioni: la proiezione e la promozione internazionale, una pianificazione a medio-lungo periodo, l’individuazione di settori strategici”.
Linea diretta Carretta – Binaghi, presidente della Federtennis, anche per migliorare l’accoglienza turistica di Torino?
“La FIT ha avuto ed ha un ruolo cruciale e va ringraziata, una sinergia che è tuttora viva nell’interesse dell’immagine della Federazione Tennis Italiana e dunque del nostro Paese e di Torino”.
Un sogno sportivo con risvolti sociali incredibili, ma saranno anche cinque anni di fuoco. Bisognerà dotare la periferia di Torino di infrastrutture alberghiere e di centro sportivi degni di una mega città perché ora è questa la vera scommessa. In proposito cos’ha in mente?
“Ho in mente di coinvolgere maggiormente tutte le associazioni di categoria, che oggi sono impegnate per rispondere alle aspettative che l’evento necessariamente si porta dietro. Così come per i centri sportivi periferici e non. Tutto è migliorabile, se ci sarà qualche punto critico sarà obiettivo di tutti risolverlo per l’appuntamento del 2022. Lo sport va considerato sia per il rilievo nella sua dimensione di attrattività, incentivo al turismo, veicolo di grandi eventi, ma va inteso prima ancora come strumento per la salute, occasione di socialità, educazione, inclusione e vita sana. Un binomio capace di coniugare tra loro la capacità attrattiva dei grandi eventi nazionali e internazionali con il fattivo protagonismo delle realtà associative dello sport di base soprattutto nelle aree della città con più problematiche sociali”.
Gianni Maria Stornello