INDUSTRIA

TRAFORI ALPINI CHIUSI, PIEMONTE ISOLATO

By 23/10/2023No Comments

I cantieri nel tunnel del Monte Bianco e sulla linea ferroviaria del Frejus che collega Torino a Parigi rischia di paralizzare per lungo tempo il rifornimento di merci tra Italia e Francia – Intenso il traffico dei Tir sulla tangenziale e sulla A32 – Riflessi negativi sull’economia agricola – L’assoluta necessità di rendere sicuri i lavori

E’ stata definita “la tempesta perfetta”. La chiusura del tunnel del Monte Bianco, in concomitanza con la chiusura della linea ferroviaria che collega Torino a Parigi, attraverso il Frejus, rischia letteralmente di paralizzare il sistema dei trasporti piemontese e del nord ovest. Il traforo del Monte Bianco è malato, ha bisogno di interventi strutturali e di messa in sicurezza non più rinviabili e questo rende necessaria la sua chiusura, iniziata il 16 ottobre e che si protrarrà fino al 18 dicembre. Inizialmente si era ipotizzata addirittura una chiusura più lunga, di circa due anni, per consentire interventi più completi e risolutivi, ma le difficoltà legate alla circolazione e al trasporto hanno indotto a considerare un periodo, per ora almeno, molto più breve.
Nel frattempo, tutto il traffico su gomma, che utilizza normalmente il tunnel, si riverserà sulla tangenziale di Torino per raggiungere il traforo del Frejus, percorrendo l’A32, autostrada che collega il capoluogo piemontese con Bardonecchia. Si può facilmente immaginare l’impatto devastante che questa situazione genererà sui livelli di traffico in tangenziale e sull’A32, anche in termini di inquinamento, di tempi di percorrenza, di volumi complessivi di veicoli. Tangenziale, peraltro, che già normalmente risente di un elevato livello di incidenti che hanno indotto il gestore, la società Ativa, a ridurre i limiti di velocità a 110 km/h, per aumentare la sicurezza nella percorrenza. Inoltre la presenza, frequente di cantieri, rende l’arteria già abbastanza complicata e non certamente fluida e scorrevole.
La chiusura della linea ferroviaria del Frejus, fino a giugno del 2024, aggrava ulteriormente la situazione, in quanto tutte le merci che normalmente viaggiano su rotaia si sposteranno su gomma, incrementando notevolmente il numero di mezzi pesanti che percorreranno il nodo stradale tangenziale A32. Anche la ferrovia che attraversa il Frejus ha purtroppo bisogno di interventi strutturali e di messa in sicurezza, dopo che la frana del 27 agosto, nel territorio francese della Maurienne, ha portato a valle un cumulo di pietre e detriti, causando l’interruzione della linea Torino – Modane. Come ulteriore elemento di complicazione occorre evidenziare come l’Austria abbia, già da tempo, imposto delle limitazioni nei passaggi del Brennero, circostanza che induce i traffici su gomma ad orientarsi sempre di più verso i passaggi di nord ovest.
Dalla linea del Frejus passano, normalmente, tutti i Tgv e i Frecciarossa, nonché circa 170 treni merci settimanali; Secondo la Federazione Autotrasportatori di Torino la lunga interruzione potrebbe portare ad un abbandono della linea, con la fine dell’intermodalità ferroviaria delle merci, e un conseguente incremento del trasporto su strada di volumi di merci di notevole entità. Infatti, dai valichi delle Alpi Occidentali transitano, annualmente, circa 46,4 milioni di tonnellate di merci l’anno, secondo le stime di Coldiretti, di cui 3,4 milioni dal solo Frejus. E a proposito di dati la Camera di commercio di Torino registra che, nel 2022, le aziende agricole e alimentari hanno esportato verso la Francia più di 27 milioni e 800 mila tonnellate di prodotti agricoli e più di 300 milioni e 900 mila tonnellate di prodotti alimentari, export che pesa per l’8,7 per cento delle esportazioni del torinese.
Peraltro, anche gli operatori della logistica potrebbero rivedere la propria presenza sul Torinese e sul Piemonte, in considerazione delle difficoltà dei valichi. In allarme sono soprattutto le quasi 4.000 aziende piemontesi della logistica e dei trasporti, il 56% del totale delle imprese piemontesi del settore. Soltanto su Torino ci sono 398 aziende con volume di affari superiore al miliardo.
Ciò aggraverebbe pesantemente la situazione, creando un ulteriore peggioramento dell’isolamento legato alla difficoltà delle comunicazioni stradali e ferroviarie. L’utilizzo della rotaia per il trasporto delle merci è sicuramente un sistema più efficiente e meno impattante, anche in termini ambientali, riducendo notevolmente la presenza di mezzi di trasporto su strada, limitando le emissioni, migliorando i tempi di percorrenza, abbassando il livello degli incidenti, della manutenzione e cosi via. Basti pensare che l’Autostrada ferroviaria alpina dall’interporto di Orbassano ad Aiton-Chambery, in 20 anni, ha effettuato circa 820 mila passaggi di tir caricati sui carri ferroviari, utilizzando la linea del Frejus. Il risparmio, in termini di Co2 è ovviamente notevole, circa 156 mila tonnellate secondo le stime di Coldiretti. L’auspicio, quindi, è che la riapertura avvenga in termini più brevi di quelli programmati, ad oggi previsti per il mese di giugno 2024.
Senza considerare, infine, le ricadute negative sul turismo in una stagione, quella invernale, che registra comunque numerose presenze dall’estero.
Il maxi ingorgo che potrebbe scatenarsi ha spinto la Prefettura di Torino ad approntare uno specifico piano di emergenza della viabilità con il coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali competenti. Il documento è stato varato qualche giorno fa dal Prefetto di Torino e individua nell’ex statale 24 e nella statale 25 la viabilità alternativa in caso di chiusura dell’autostrada. La viabilità ordinaria, quindi, è di fatto a pieno titolo interessata dal notevole incremento del traffico, con tutte le prevedibili ripercussioni a livello di comunità locali. I cantieri stradali in alcuni casi sono stati ridotti o differiti, per conferire maggiore fluidità alla circolazione.
Il piano è online sul sito della Prefettura, che riporta anche tutte le informazioni e gli aggiornamenti: prevede anche un coordinamento tra le diverse autorità coinvolte, le forze di polizia, assicurando la circolarità delle informazioni e il presidio costante dei flussi e della situazione generale.
Il sistema di pianificazione è stato discusso e approvato dal Cov, il comitato operativo viabilità, di cui fanno parte la Città Metropolitana di Torino, la questura e la polizia stradale, i carabinieri e la guardia di finanza, i vigili del fuoco e i gestori delle strade e autostrade interessate, Ativa, Sitaf e Anas. Coinvolte anche le due Unioni montane della Valle di Susa, quali rappresentanti delle comunità locali. Sul fronte delle emissioni è stata prevista l’installazione di alcune centraline di rilevazioni ambientali, che forniranno all’Agenzia regionale per la protezione ambientale tutte le informazioni utili a monitorare lo stato di salute dell’aria.
I Sindaci del territorio hanno sollevato le loro preoccupazioni per gli impatti sul territorio: con la chiusura del Monte Bianco si prevedono circa 2500 veicoli in più al giorno, di cui almeno 1500 Tir, che si dirigeranno verso il traforo del Frejus.
Ciò determinerà, a cascata, un complessivo aumento del traffico anche sulle strade ordinarie del territorio, creando una congestione ben oltre la direttrice autostradale. Preoccupa, anche, il possibile aumento degli incidenti, che potrebbe coinvolgere arterie non autostradali che, normalmente, registrano flussi di traffico regolari.
Ma anche la necessità di maggiori controlli, di una più accurata e frequente manutenzione, con tutte le conseguenze negative che l’installazione di nuovi cantieri può determinare. Insomma un grido d’allarme che non può essere sottovalutato.
Circa i soggetti gestori va anche evidenziato che la società Ativa, a breve, dovrà cedere gli asset della tangenziale di Torino e della A5 Torino-Aosta al nuovo gestore, individuato dal Ministero in seguito a gara pubblica, su cui pendeva un ricorso che il Consiglio di Stato ha recentemente deciso, ponendo fine ad un lungo contenzioso.
La situazione è, dunque, sicuramente molto critica: Confindustria Piemonte stima una perdita di pil di quasi 5,4 punti percentuali, auspicando, ovviamente, che i lavori del Bianco si concludano nei tempi prefissati, mentre sul Frejus si spera in un anticipo della riapertura.
L’occasione consente anche una riflessione complessiva sul piano dei trasporti e della viabilità nel nord ovest. Le difficoltà delle autostrade liguri sono ormai note, la Genova-Ventimiglia registra code chilometriche, incidenti, rallentamenti; ancora peggio l’autostrada Torino-Savona, dove gli interventi di consolidamento creano enormi disagi, al punto da spingere le amministrazioni locali e le associazioni degli utenti a chiedere di sospendere addirittura il pagamento del pedaggio.
In questo scenario sconfortante prendono vigore progetti mai accantonati, come la tangenziale est di Torino, o comunque un diverso collegamento del lato est di Torino con una direttrice veloce tra nord e sud, cosa che consentirebbe di alleggerire notevolmente il traffico sull’attuale lato ovest della tangenziale.
Anche il dibattito sulla Tav registra ormai l’auspicio che la realizzazione del nuovo corridoio veloce possa definitivamente porre rimedio a situazioni di crisi del trasporto autostradale e ferroviario, creando l’occasione per una messa in rete dei territori attraverso collegamenti rapidi, affidabili e sostenibili.
Giuseppe Formichella