
Le Donne dell’Unione Europea, von der Leyen Roberta Metsola, Christine Lagarde, Mette Frederiksen, Magdalena Andersson, Sanna Marin, accerchiano il dittatore e guardano al futuro del Pianeta – Il “SI” unanime della Commissione UE allo “Status di candidato” all’Ucraina e Moldavia
Ursula von der Leyen, sorridente, disponibile, innamorata del
mondo libero, della sua Ixelles, dell’Italia, desiderosa di vivere l’amore per il prossimo, medico chirurgo, carattere mite, occhi azzurri, apparentemente fragile, madre di cinque figli, cinque lingue parlate e scritte. Una donna al vertice della Commissione Europea, affronta Putin con le armi dell’intelligenza, della civiltà, dell’educazione, della gentilezza. Lo sfida senza mezzi termini: “l’Ucraina deve vincere”, “Addio alle fonti energetiche russe”, “Il sesto pacchetto di sanzioni distrugge le basi finanziarie della guerra di Putin”.
E chiama a raccolta le Donne dell’ Europa: Roberta Metsola, presidente del Parlamento UE, maltese, donna del Sud, forte espressione di un emisfero del mondo che ha bisogno di aiuti materiali e morali; Christine Lagarde presidente della Banca Centrale Europea, una potenza economica sorniona in grado di leggere nel futuro del nostro possibile benessere; la premier della Danimarca, Mette Frederiksen che dice sì alla politica di difesa comune dell’Unione Europea; Magdalena Andersson, primo ministro della Svezia, che ha chiesto ufficialmente l’ingresso nell’Ue; Sanna Marin Ministro capo della Finlandia, anch’essa richiedente l’ingresso nella Ue. E non si rivolge soltanto alle donne: la voce chiara e scandita di Ursula, s’è fatta sentire anche nei giorni in cui Draghi, Macron e Scholz, i tre forti rappresentanti dell’Europa erano a Kiev, rivolgendo loro un appello affinché l’annessione dell’Ucraina e della Moldavia all’Unione Europea avvenisse nel più breve tempo possibile. Un incitamento determinato a Italia, Francia e Germania alla vigilia dell’annuncio che la Commissione dell’UE ha detto un “Si” unanime al riconoscimento dello “Status di di candidato” all’Ucraina e alla Moldavia. Segno questo che si fa sul serio.
Con Ursula von der Leyen le “Regine delle Democrazia Europea”, che non amano morte e distruzione delle nazioni, si schierano contro i missili di Putin, con il sorriso sulle labbra e il cuore gonfio di sdegno per l’aggressione, convinte – a ragione – che la Russia, sia sempre stata, nel bene e nel male, una grande nazione, Terra di letterati, musicisti, scienziati come Lev Tolstoj, Pjotr Chaikovskij, Aleksandr Solzhenitsyn, Igor Stravinsky, Nikolai Rimsky-Korsakov, Modest Musorgsky, Aleksandr Borodin, Sergei Rachmaninov, Dmitri Shostakovich, Sergei Prokofev, Aleksandr Skrjabin, Alfred Schnittke, Aleksandr Sergeevič Puškin, Nikolaj Vasil’evič Gogol, Anton Cechov; di molte donne che hanno fatto la storia della Russia, per non tacere delle eroine russe che hanno conquistato lo Spazio. Una nazione come la Russia non deve più sottostare ad un nuovo Presidente dittatore assillato dalla paura di essere accerchiato dalla Nato, ma coraggiosissimo, quando deve aggredire una nazione indipendente, e seminare morte per le strade, distruggere palazzi, monumenti, storia, annientare famiglie ucraine, perdere migliaia di soldati russi.
Le regine della democrazia europea non devono prestar fede alle notizie dell’Intelligence Usa, che Putin sia malato di cancro. Non è questo il tasto grossolano e dolente, da toccare. “Ursula e le altre” hanno allargato incredibilmente i confini delle Nato, si apprestano a dare scacco al re degli oligarghi; ridimensioneranno politicamente, ma temporeaneamente la Russia, ne ridurranno il potere economico e il grano per pane pasta…e pizze, tornerà a scorazzare dal Mar Nero verso altri mari.
Non facciamoci, però, soverchie illusioni: il percorso di riabilitazione politica ed economico dell’Europa non sarà facile, ma la tenacia di “Ursula e le altre” avrà il sopravvento. Vincono le madri, quando gli uomini immaturi e guerrafondai non sanno cosa fare.
Se le iniziali reazioni sono promettenti (bravi coloro che criticano dall’opposizione e parlano a vanvera “Vado a Mosca, parlo con Putin, io sono per la pace, voglio che i miei figli siano contro la guerra”) ora è però tempo che le donne vere dell’Ue, si diano prospettive interne e internazionali più rassicuranti, coordinino con Mario Draghi – l’unico italiano in grado di capirne intenzioni e progetti – una efficace politica economica e militare, sì che la Difesa dell’Europa, sia forte unitaria, dissuada e disarmi ogni possibile tentativo di vendetta. Si tratta di scardinare definitivamente la disastrosa globalizzazione che ha dato un duro colpo all’agricoltura, all’industria, alla cultura generale dell’Europa, far capire agli Stati Uniti, che “frontiere aperte” vuol dire cooperazione economica, instaurare un rapporto con la “cultura del pensiero” e di una “geopolitica ragionata” tesa al benessere delle nazioni che del progetto costituiscono la spina dorsale dell’Europa e delle nazioni più fragili africane, mediorientali, sudamericane. Tenendo ben presente che non c’è più tempo da perdere e ci sono due problemi fondamentali, per quanto possibile, da risolvere.
a) Cambiamento climatico. E’ una realtà drammatica che provocherà, crisi, carestie, continue migrazioni,
a cui si dovrà porre rimedio, con una politica pacificatrice tra le nazioni in guerra in tutto il globo, non soltanto in Ucraina, ben sapendo che gli Stati totalitari sono sempre in agguato.
Il che impegnerà l’Europa e le sue Donne ad un impegno lungimirante quanto massacrante. Donne in prima linea politica
politica a diretto cospetto con i cosiddetti Grandi della Terra.
Sono loro, “Ursula e le altre” che dovranno sedersi, fin da domani, ad un tavolo affollatissimo di uomini per discutere del futuro del Pianeta: gli argomenti sono infiniti.
Gli sforzi compiuti finora a livello globale per mitigare i cambiamenti climatici sono culminati nel 2015 con l’Accordo di Parigi, grazie al quale, 195 Paesi hanno adottato il primo accordo universale giuridicamente vincolante sul clima globale. I primi risultati sull’effetto del gas serra si sono avuti, ma non bastano.
Dovrà essere un piano allargato agli scienziati di tutto il mondo per tentare la via della salvezza.
b) Risorse energetiche. Le decisioni di investire migliaia di miliardi plasmano il futuro del mondo non soltanto dell’Unione Europea.
Bisogna quindi imprimere una svolta decisiva globale, optando per le fonti energetiche più pulite, sostituendo i combustibili fossili
con fonti rinnovabili non combustibili, e/o riducendo il consumo complessivo di energia attraverso il risparmio e l’aumento dell’efficienza energetica.
Un’osservazione drammatica che rasenta la retorica: non ci si può far “distrarre” dalla guerra di Putin. L’Unione Europea, con le sue eccellenti Donne deve imporsi al mondo, con una politica che tocca tutti i temi di questa strampalata post modernità. Deve discutere con Stati Uniti, Russia, Cina, India, Turchia, Stati Africani, Sud America, Australia, Inghilterra, che cosa si vuol fare del Pianeta e della nostra stessa esistenza, ben sapendo che la Natura ci attende al varco.
Un impegno massacrante? Le “Madri coraggio” dell’Europa supereranno la cecità di certi uomini? Ce lo auguriamo di tutto cuore, perché noi uomini, buoni e cattivi, non ne siamo capaci.
Questo è l’appello mondiale, sottoscritto nei fatti dalle statiste europee, dalle organizzazioni mondiali scientifiche, sanitarie, giuridiche ed etiche. Un appello che deve essere rivolto con forza al presidente Putin, perché con la sua guerra, ha scatenato un putiferio che, inevitabilmente, coinvolgerà il Pianeta e, in primis, proprio l’incapacità di risolvere il radicale cambiamento del clima.
Lo si costringa ad un lungo dialogo al quale non potrà sottrarsi. E non perché possa sentirsi più…rispettabile, più forte, ma per fargli capire quanto sia piccolo rispetto alle Madri d’Europa che già lo fronteggiano.
Armando Caruso