AMBIENTEINDUSTRIA

Un castello di carta in piena crisi

By 16/11/2021Novembre 22nd, 2021No Comments

Intervista a Ettore Bandieri a.d. della Abet di Bra – L’innovazione per il mercato internazionale dei laminati – Mondo cartaceo sotto scacco per mancanza di materie prime e aumento dei costi – Quale futuro per l’editoria?

La ripresa economica è condizionata dall’aumento delle materie prime. Cosa succede al settore della carta e dei laminati?
Il Corona virus, oltre alla ben nota emergenza sanitaria, ha prodotto una rilevante crisi dei consumi, che risulta aggravata – in questa fase di ripresa – da un importante aumento del costo delle materie prime. Tale incremento, oltre al gas, al petrolio e all’energia elettrica, sta purtroppo toccando moltissimi beni, tra cui, in particolare, la carta. Prima della pandemia, infatti, i prezzi delle materie prime erano bassi e il livello di scorte abbastanza contenuto. In questa fase di ripresa, invece, le imprese hanno bisogno di grandi quantitativi di materie e i mercati non stanno rispondendo – forse anche per alcune scelte di carattere speculativo – in modo coerente, con prezzi molto elevati che potrebbero seriamente danneggiare le nostre imprese e farne lievitare i costi.
Tra i settori più colpiti da tali incrementi risultano, secondo Confindustria Toscana Nord, l’industria della carta, della plastica e della chimica. L’industria cartaria, in particolare, si caratterizza secondo Assocarta per la presenza di 119 imprese, impiega circa 18.900 addetti e presenta un fatturato (nel 2020) di 6,35 miliardi di euro, con un import di 3,3 miliardi e un export di 3,4 miliardi di euro.
Tra i settori che potrebbero pertanto risultare particolarmente penalizzati da questa situazione vi sono i produttori di laminati, ossia prodotti ottenuti dalla combinazione di materiali fibrosi (quali carta o legno) con delle particolari resine che permettono di ottenere elementi molto versatili e di grande diffusione.
Lo abbiamo chiesto a Ettore Bandieri, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Abet Laminati S.p.A., azienda nata a Bra alla fine degli anni Cinquanta e che rappresenta una tra le più importanti realtà produttrici di laminati, con oltre 136 milioni di euro di fatturato (dato ante Covid).
L’aumento dei prezzi della carta che conseguenze potrà produrre sulle imprese che si occupano di laminati?
“Per noi il problema dell’aumento dei prezzi è molto grave perché più dell’80% del laminato è costituito da carta. Il laminato è composto da carta Kraft, ossia il materiale utilizzato per la parte interna del prodotto, e da carta decorativa, che invece è in superficie e si vede dall’esterno. Entrambe le carte, con dinamiche diverse, hanno avuto aumenti molto importanti quest’anno, dell’ordine del 30-40%, ma è un fenomeno destinato a continuare anche il prossimo anno. Tutti i fornitori hanno infatti applicato degli ulteriori aumenti per il 2022 che vanno dal 29% al 31%.
Oltre alla carta ci sono stati aumenti rilevanti sui trasporti, sui container e sull’energia. La nostra azienda esporta molto: tenga presente che un container verso gli USA o la Cina a gennaio 2021 costava 1.200 – 1.500 dollari adesso ne costa 12.000 – 15.000 dollari e si fa molta fatica a trovarne uno. Altri prodotti fondamentali per i laminati sono le resine, che sono aumentate di circa il 40% e che hanno una disponibilità altalenante. La carta si può tenere degli anni in magazzino, mentre la resina può durare una settimana o dieci giorni al massimo”.
Nonostante questi rilevanti aumenti si riesce ugualmente a reperire la carta?
“Oltre all’aumento dei costi il vero problema è la mancanza di materie prime, compresa naturalmente la carta. Per la carta kraft abbiamo chiesto un certo quantitativo ma non sarà possibile ottenere tutta la quantità richiesta. Per la carta decorativa – che ha dei lotti più frazionati – se oggi effettuassimo un ordine la prima consegna sarebbe ad aprile-maggio del prossimo anno. Questo è un problema enorme che si riflette, a cascata, sulla disponibilità di prodotto a favore dei nostri clienti. Prima riuscivamo a consegnare in 3 settimane dall’ordine oggi è impossibile”.
Qual è l’effetto finale di questi aumenti?
“Solo per il rincaro delle materie prime la nostra impresa ha perso un 10% di margine, che significa azzerare i profitti o essere addirittura in perdita. Questo è un anno davvero strano per noi, in quanto l’azienda farà il record assoluto di fatturato da quando è nata, però è anche un anno di assoluta rischiosità a livello di marginalità. Questo significa, in pratica, che si guadagna meno quest’anno facendo dei fatturati molto più alti rispetto agli anni passati. I rincari delle materie hanno comportato, nostro malgrado, la necessità, seppur spiacevole, di dover alzare i prezzi di vendita. È quindi ragionevole credere che tutta questa situazione genererà una forte inflazione, che a sua volta potrebbe frenare i consumi”.
Il riciclaggio di alcuni materiali potrà contribuire a sopperire l’assenza di materie?
“L’Italia è tra i principali paesi europei nel riciclaggio del legno e questo permette di compensare la mancanza di legno vergine per fare i pannelli. Per quanto riguarda la carta, noi utilizziamo anche del Kraft riciclato, ma il settore risulta ancora immaturo”.
Cosa potrebbe succedere al settore dell’editoria?
“Anche l’editoria è soggetta a questi aumenti ma penso che sia sempre più indirizzata a un minor consumo di carta per effetto di canali di distribuzione elettronici. Il quadro macro economico descritto potrebbe quindi mettere seriamente a rischio alcuni settori cruciali per il nostro Paese, tra cui l’editoria e in particolare le testate giornalistiche di tipo tradizionale, dove i già contenuti margini di profitto potrebbero non reggere a questo ulteriore aumento dei costi, circostanza che potrebbe quindi mettere ancor più sotto pressione questo settore”.

Flavio Servato

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