
Dal consesso internazionale giapponese molte le speranze per il “cessate il fuoco”, ma non poche le perplessità – Il ricordo del tragico bombardamento atomico anche su Nagasaki
Maggio 2023, Hiroshima (Giappone). Una data, un nome, una data, una lapide, che resterà scolpita nella Storia, nella mente di coloro che hanno sufficiente memoria per ricordare le tragedie della Seconda guerra mondiale, e mai avrebbero pensato che una grande nazione come la Russia, la cui cultura affonda nei secoli, si sarebbe scagliata contro i fratelli Ucraini. Le tragedie non si dimenticano. Non le dimenticano soprattutto coloro che le hanno subite. L’ultima dopo 70 anni, è avvenuta in Europa, nel silenzio tombale del mondo politico internazionale con l’annessione della Crimea e del Donbass alla Russia e si è ancor più scatenata con l’invasione del 24 febbraio 2022, come un serpente velenoso avesse voluto ricordarci che da un momento all’altra si sarebbe potuto scatenare un’altra orribile miseria umana, come era avvenuto il 6 e 9 agosto del 1945 a Hiroshima e Nagasaki.
Lo spettro delle armi nucleari, cariche di uranio-235 e plutonio-239 che esplosero in quei terribili giorni della tragica ritorsione atomica agli attacchi nipponici della base navale americana di Pearl Harbor, sembrava volesse improvvisamente riapparire per funestare i giorni dei fratelli russi e ucraini. E la paura s’era impadronita di tutti noi.
Poi la nobilissima Hiroshima, che pure era stata distrutta dalle atomiche americane, ha accolto il vertice internazionale del G7 (”G7 Leaders’ Hiroshima Vision on Nuclear Disarmament”) per dire un No, speriamo definitivo, agli armamenti nucleari. Un esempio-speranza di come gli essere umani abbiano ancora la capacità di riflettere sulle loro stesse miserie.
Maggio 2023. Hiroshima, risorta dalle ceneri, ha abbracciato non soltanto le nazioni che ne fanno parte, vale a dire, Francia, Germania, Italia, Canada, Giappone, Stati Uniti e Regno, ma anche Australia, Brasile, Comore, India, Indonesia, Isole Cook, Repubblica di Corea e Vietnam.
Il che ha permesso di affrontare tutti i problemi geoeconomici che affliggono il pianeta e, in primis, l’aggressione della federazione russa all’Ucraina. Zelensky, a Hiroshima ha ricevuto tutte le garanzie che poteva dai maggiori leader del mondo: Biden ha promesso che arriveranno i Caccia F 16 e che addestrerà i piloti ucraini, Francia, Germania, Italia, hanno fatto la loro parte, il Giappone nazione ospitante il G7, ha dichiarato tutta la sua solidarietà. Zelensky ha rassicurato il presidente degli States, che gli F 16 non colpiranno alcun bersaglio russo (sarebbe la fine di ogni rapporto diplomatico con conseguenze facilmente immaginabili). Giorgia Meloni, sta annusando le atmosfere internazionali e dimostra un certo sovoir-faire in diplomazia e Zelensky le ha dimostrato una certa amicizia. Zelenski ha incassato anche l’intervento economico e militare della Germania e quello non meno importante del primo ministro britannico, Rishi Sunak, che già l’aveva accolto nella sua riserva privata fuori Londra prima del G7, confermandosi, il vero leader-braccio europeo di Joe Biden.
Non v’è dubbio – ed è meglio così – che gli aiuti militari che ha offerto l’Italia, sono le armi…più difensive che si possano immaginare. L’appoggio diplomatico in questo contesto internazionale è l’essenza di ogni ben fondato proposito, da parte di tutti.
Pensare che con i carri armati e i missili si possano piegare eserciti di uomini votati alla morte e menti criminali al buon senso, è da stolti. L’unica strada maestra che conduca al “cessate il fuoco”, come predica ogni giorni all’Angelus, Papa Francesco, “prima che la guerra cancelli l’uomo dalla storia”, è dettata da sentimenti umani che conducono al dialogo e alla diplomazia.
L’estrema sintesi sulle amarissime vicende ucraine discusse al G7 lascia un mix di speranza e di giusta cautela sul futuro delle due nazioni nemiche e non poche preoccupazioni per le nazioni europee che ne condividono i confini. C’è ancora la sensazioni palpabile che i problemi non siano finiti e ciò per due ragioni: la prima è che Zelensky ha ricordato la tragedia di Hiroshima; la seconda che abbia dichiarato con forza d’animo: “La pace è più vicina”.
T.N.W.